Corriere della Sera

La guerra di spie con l’Est «Scoperti» gli 007 inglesi

Richiamati agenti da Russia e Cina. «Colpa di Snowden»

- Guido Olimpio

Per le spie la Guerra fredda non è mai finita. E i colpi, sotto la cintura, continuano a volare in un grande gioco dove verità e propaganda si mescolano. Scontri di una battaglia globale lungo gli invisibili sentieri del web e quelli, più reali, percorsi da ombre e segreti. E’ qui che rientrano gli ultimi sviluppi della vicenda di Edward Snowden.

L’intelligen­ce britannica — secondo il Sunday Times —è stata costretta a rimuovere alcuni dei suoi agenti da «Paesi ostili» a causa delle rivelazion­i dell’ex funzionari­o della Nsa, l’agenzia di spionaggio americana che — in teoria — tutto sente e tutto vede. Il giornale, citando fonti anonime, sostiene che russi e cinesi hanno decifrato i documenti sottratti da Snowden, scoprendo così informazio­ni importanti su funzionari, tattiche e tecniche.

«Mosca — è l’accusa — ha avuto accesso ad un milione di files segreti». Dunque, secondo questa ricostruzi­one, il dipendente della Nsa non sarebbe riuscito a proteggere il suo bottino ed avrebbe permesso a servizi nemici di impossessa­rsi dei dossier top secret. Cosa che sarebbe avvenuta perché Snowden, in fuga, ha raggiunto prima Hong Kong e poi la Russia, dove oggi vive da esule.

La storia del Sunday Times è stata però contestata dai sostenitor­i di Snowden. A loro giudizio è solo una manovra politica basata su una ricostruzi­one errata. Una mossa dei governi per rispondere alle accuse di aver violato la vita privata di tanti cittadini, dagli Stati Uniti all’Europa, mettendo email e telefoni sotto controllo. Polemiche rese ancora più tese da quanto avviene sui molti fronti dello spionaggio, dove gli apparati ideati dai geniali Q — i maghi che costruisco­no l’equipaggia­mento da 007 — sono usati da uomini in carne ed ossa. La Cia è in piena rivoluzion­e. Criticata per la mancanza di fonti adeguate nella lotta agli estremisti islamici dell’Isis, timorosa di rischiare pedine, ha spesso tenuto agenti e funzionari chiusi dentro i «fortini»: centri protetti dai quali ha diretto gli informator­i all’esterno. È quello che è avvenuto in Iraq, Pakistan e Afghanista­n. Un approccio che in certe situazioni avrebbe diluito il contatto con la realtà.

Ora il direttore John Brennan vuole mischiare le carte, creando team dove analisti e operativi agiscano insieme. Meno steccati e più coordiname­nto. Facile a dirsi, difficile a farsi. Ma intanto c’è del lavoro da sbrigare. E dal settimo piano del quartier generale devono

Ex tecnico della Cia e consulente informatic­o della National security agency, nel 2013 Edward Snowden ha rivelato pubblicame­nte dettagli di diversi programmi di sorveglian­za di massa del governo statuniten­se e britannico. E’ attualment­e esule in Russia. rispondere. Per colpire il Califfo, per tenere testa a Mosca, per ribattere a Pechino, accusata degli ultimi assalti hacker. Missioni per cui non bastano satelliti ed intercetta­zioni. Lo dimostrano le due stelle, senza nome, aggiunte quest’anno sul muro che a Langley ricorda i caduti in servizio. Morti in incognito. Poche settimane fa le hanno apposte con una cerimonia sobria. E lo stesso ha fatto la Nsa per due militari uccisi in Afghanista­n.

A Washington si accumulano i rapporti su quanto fanno gli «altri». Gli alleati segnalano attività intensa, specie nel settore Baltico-Scandinavi­a e poi nell’Est. Il servizio svedese Sapo tiene d’occhio i russi, presenti con un gran numero di agenti. E lo stesso fanno i norvegesi che si sentono ora in prima linea. Dalla Repubblica Ceca, l’intelligen­ce locale Bis è in guardia per le incursioni di cinesi e degli uomini mandati da Mosca. I secondi, dicono, sono più meticolosi nel reclutamen­to, nell’attività di spionaggio classico. Cercano segreti e fonti, valutano le mosse politiche. Missione affidata ai funzionari presenti sotto la scontata copertura diplomatic­a ma anche ai clandestin­i, operativi integrati nella società e dietro un muro che per loro non è mai crollato.

@guidoolimp­io

«Pirati»

Colpo grosso anche da parte dei pirati informatic­i cinesi che hanno violato il dati della Cia e della Difesa statuniten­se. L’attacco hacker, rivelato dalle stesse autorità Usa nei giorni scorsi, è stato molto pesante: i cinesi dell’«Unità 61398» avrebbero rubato 14 milioni di file contenenti «informazio­ni riservate» sui funzionari americani

Intelligen­ce a rischio Smascherat­i attraverso i documenti sottratti dall’ex funzionari­o Nsa ora esule a Mosca

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