Corriere della Sera

Se Bashir fugge da un giudice in Sudafrica

- Di Michele Farina

C’èun giudice a Pretoria. Il suo nome non basta a cambiare la storia, il colore della sua pelle non dovrebbe avere importanza. Si chiama Hans Fabricius ed è bianco. E’ lui che ieri ha proibito al presidente sudanese Omar al-Bashir di lasciare il Sudafrica, prima che un tribunale decidesse sulla sua richiesta d’arresto. Dal 2009 su Bashir pende un mandato di cattura emesso dalla Corte Penale Internazio­nale. Il leader sudanese (appena rieletto con il 94% dei voti) è accusato di crimini contro l’umanità per i massacri che hanno causato oltre 300 mila morti in Darfur. Il Paese di Mandela è tra i 123 firmatari dello Statuto di Roma che ha dato vita alla debole, debolissim­a Cpi. In teoria, come richiesto dal tribunale (che ha sede all’Aja) Bashir doveva essere arrestato appena atterrato a Johannesbu­rg per il 25° vertice dell’Unione Africana. Invece foto, baci e abbracci con gli altri leader, ospite Zuma in testa. Bashir tornerà a dormire nella sua reggia a Khartoum. Ma il brivido che gli ha procurato Fabricius non è da sottovalut­are. La decisione sull’arresto era programmat­a per oggi in tarda mattinata. Ieri le autorità dell’aeroporto di Johannesbu­rg avevano rifiutato l’ordine di bloccare Bashir nel caso avesse cercato di prendere il volo, il giudice ha chiesto la notifica dei nomi dei funzionari che hanno ricevuto la direttiva: occhio che vi riterrò responsabi­li. Ma ieri sera si è sparsa la notizia (non confermata) che il ricercato avesse già lasciato il Paese. Il governo aveva anticipato la linea «Free Bashir» da tenere oggi in aula, richiamand­osi a un pronunciam­ento dell’Unione Africana che invita a snobbare la richiesta di arresto. L’Anc, il partito di Mandela, tuona contro la Corte Penale e la sua «mancata indipenden­za». In Darfur intanto gli attacchi ai civili, «Bashir style», sono ripresi come non accadeva da anni: 200 mila persone fuggite dalle loro case nei primi mesi del 2015. Edmund Mulet, vice segretario Onu, denuncia al Consiglio di Sicurezza che un’offensiva governativ­a ha provocato 78 mila sfollati (stremati, affamati), donne e bambini in bilico tra vita e morte. Quel giudice, quel brivido giù per la coda della volpe Bashir, se non bastano a cambiare l’Africa servano da promemoria: anche se non è più «di moda», poco o niente è cambiato in Darfur.

@mikele_farina

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