Corriere della Sera

«Io, vescovo in calzoncini dal Papa: ero in servizio come scout»

Monsignor Giulietti è stato bloccato dalla sicurezza, poi l’abbraccio con Francesco durante il raduno in San Pietro

- Alessandra Arachi

sbarcava sul suolo dell’astro ancora privo, allora, di coda. Ma l’arrivo era rocamboles­co perché al primo tocco nella zona di Agilkia gli arpioni delle tre gambe non funzionava­no impedendo l’ancoraggio. Così il piccolo robottino delle dimensioni di una piccola lavatrice rimbalzava per tre volte a diverse altezze finendo la sua corsa rovesciato, in un luogo ombroso e sull’orlo di un precipizio. Era la peggiore delle situazioni possibili. Ma pur in quelle condizioni per 60 ore analizzava l’ambiente e inviava i suoi rapporti scientific­i decifrando un luogo ancora denso di mistero.

Sulla sonda dell’Esa e sul robottino c’è molto lavoro dei nostri scienziati e dei nostri ingegneri industrial­i coordinati dall’agenzia spaziale Asi. Uno dei più complessi e straordina­ri meccanismi è sicurament­e la trivella concepita al Politecnic­o di Milano e costruita da Selex

Lui, adesso, scrolla le spalle e mostra un sorriso lieve: «Ero uno scout in servizio, per questo ho indossato l’uniforme». E poco importa a Paolo Giulietti di essere un vescovo e monsignore, di avere la barba, le spalle larghe, il fisico possente. Papa Francesco, lui, lo ha abbracciat­o vestito proprio così, con la camicia azzurra, i calzoncini corti blu e l’immancabil­e fazzoletto­ne. In divisa ad boy scout, appunto.

Era il giorno del raduno dei boy scout in piazza San Pietro, sabato scorso. Quasi centomila ragazzi dell’Agesci sono corsi tra le braccia di papa Bergoglio per una benedizion­e, una

Chi è

Monsignor Paolo Giulietti, 51 anni, dal 30 maggio 2014 è vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve

Il religioso è stato responsabi­le nazionale del Servizio pastorale giovanile della Cei

Lancio parola di guida, un conforto.

«Io per la regione Umbria sono l’assistente dell’Agesci, per questo ho accompagna­to i miei scout dal Santo Padre», dice monsignore Giulietti che oggi è vescovo ausiliare a Perugia e in passato è stato responsabi­le del servizio pastorale giovanile della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Poi spiega: «Anche i preti che accompagna­no gli scout si vestono in uniforme, ovvero con la divisa azzurra».

I preti, però, non sono vescovi. E, soprattutt­o, non salgono sul palco insieme con il Pontefice come ha fatto il nostro monsignor Giulietti. Ed infatti la sicurezza vaticana non voleva farlo salire al fianco di Francesco, quel boy scout grande e grosso.

È dovuto intervenir­e Arrigo Miglio, monsignore anche lui e arcivescov­o di Cagliari: ha In divisa Monsignor Paolo Giulietti in divisa da scout sul palco in Piazza San Pietro (da Facebook) parlato con la sicurezza e ha garantito per il suo «collega». E monsignor Paolo Giulietti è potuto così salire sopra il palco ad abbracciar­e papa Francesco, ben visibile sotto il fazzoletto­ne della divisa da boy scout la sua grande croce francescan­a in legno.

Sorride ancora monsignor Paolo Giulietti: « Evidenteme­nte la sicurezza vaticana non era stata avvisata del mio arrivo in uniforme. E monsignor Miglio, che conosco da molti anni, è stato provvidenz­iale. È la prima volta che da vescovo mi metto la divisa dei boy scout: sono da pochi mesi responsabi­le ecclesiast­ico regionale dell’Agesci».

Forse non servirebbe dire che quello che si è stupito meno di tutti dell’inconsueto abbigliame­nto è stato proprio il Pontefice, alla fine.

Quando si è trovato davanti quel boy scout, infatti, papa Bergoglio lo ha accolto nel suo modo consueto, con un gesto d’affetto e di evidente simpatia. E ci ha pensato monsignor Georg Gänswein a mostrarsi un po’ interdetto davanti a quella scena. Non se l’aspettava il prefetto della Casa Pontificia, non da un vescovo, probabilme­nte.

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