«Io, vescovo in calzoncini dal Papa: ero in servizio come scout»
Monsignor Giulietti è stato bloccato dalla sicurezza, poi l’abbraccio con Francesco durante il raduno in San Pietro
sbarcava sul suolo dell’astro ancora privo, allora, di coda. Ma l’arrivo era rocambolesco perché al primo tocco nella zona di Agilkia gli arpioni delle tre gambe non funzionavano impedendo l’ancoraggio. Così il piccolo robottino delle dimensioni di una piccola lavatrice rimbalzava per tre volte a diverse altezze finendo la sua corsa rovesciato, in un luogo ombroso e sull’orlo di un precipizio. Era la peggiore delle situazioni possibili. Ma pur in quelle condizioni per 60 ore analizzava l’ambiente e inviava i suoi rapporti scientifici decifrando un luogo ancora denso di mistero.
Sulla sonda dell’Esa e sul robottino c’è molto lavoro dei nostri scienziati e dei nostri ingegneri industriali coordinati dall’agenzia spaziale Asi. Uno dei più complessi e straordinari meccanismi è sicuramente la trivella concepita al Politecnico di Milano e costruita da Selex
Lui, adesso, scrolla le spalle e mostra un sorriso lieve: «Ero uno scout in servizio, per questo ho indossato l’uniforme». E poco importa a Paolo Giulietti di essere un vescovo e monsignore, di avere la barba, le spalle larghe, il fisico possente. Papa Francesco, lui, lo ha abbracciato vestito proprio così, con la camicia azzurra, i calzoncini corti blu e l’immancabile fazzolettone. In divisa ad boy scout, appunto.
Era il giorno del raduno dei boy scout in piazza San Pietro, sabato scorso. Quasi centomila ragazzi dell’Agesci sono corsi tra le braccia di papa Bergoglio per una benedizione, una
Chi è
Monsignor Paolo Giulietti, 51 anni, dal 30 maggio 2014 è vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve
Il religioso è stato responsabile nazionale del Servizio pastorale giovanile della Cei
Lancio parola di guida, un conforto.
«Io per la regione Umbria sono l’assistente dell’Agesci, per questo ho accompagnato i miei scout dal Santo Padre», dice monsignore Giulietti che oggi è vescovo ausiliare a Perugia e in passato è stato responsabile del servizio pastorale giovanile della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Poi spiega: «Anche i preti che accompagnano gli scout si vestono in uniforme, ovvero con la divisa azzurra».
I preti, però, non sono vescovi. E, soprattutto, non salgono sul palco insieme con il Pontefice come ha fatto il nostro monsignor Giulietti. Ed infatti la sicurezza vaticana non voleva farlo salire al fianco di Francesco, quel boy scout grande e grosso.
È dovuto intervenire Arrigo Miglio, monsignore anche lui e arcivescovo di Cagliari: ha In divisa Monsignor Paolo Giulietti in divisa da scout sul palco in Piazza San Pietro (da Facebook) parlato con la sicurezza e ha garantito per il suo «collega». E monsignor Paolo Giulietti è potuto così salire sopra il palco ad abbracciare papa Francesco, ben visibile sotto il fazzolettone della divisa da boy scout la sua grande croce francescana in legno.
Sorride ancora monsignor Paolo Giulietti: « Evidentemente la sicurezza vaticana non era stata avvisata del mio arrivo in uniforme. E monsignor Miglio, che conosco da molti anni, è stato provvidenziale. È la prima volta che da vescovo mi metto la divisa dei boy scout: sono da pochi mesi responsabile ecclesiastico regionale dell’Agesci».
Forse non servirebbe dire che quello che si è stupito meno di tutti dell’inconsueto abbigliamento è stato proprio il Pontefice, alla fine.
Quando si è trovato davanti quel boy scout, infatti, papa Bergoglio lo ha accolto nel suo modo consueto, con un gesto d’affetto e di evidente simpatia. E ci ha pensato monsignor Georg Gänswein a mostrarsi un po’ interdetto davanti a quella scena. Non se l’aspettava il prefetto della Casa Pontificia, non da un vescovo, probabilmente.