Corriere della Sera

LA DISFIDA DELLE PAROLE CHE RALLENTA LA NOSTRA RETE

- Di Massimo Sideri

Il decreto sulle Comunicazi­oni sembra ormai materia per l’Accademia della Crusca. Non si discute più sui contenuti ma si dibatte sul lessico: la Rete deve garantire la simmetrici­tà o meno della navigazion­e?

Gli incentivi possono andare anche a soggetti non verticalme­nte integrati? È su questi due termini, simmetrici­tà e verticalit­à, che il decreto atteso da settimane in Consiglio dei ministri ha rischiato nei giorni scorsi di diventare un disegno di legge per finire in un probabile binario morto. Intanto dalla bozza una manina ha già cancellato la simmetrici­tà e opera per far sparire nelle ultime ore anche la verticalit­à. Gli sherpa che si stanno adoperando nel confronto letterario sono tutt’altro che interessat­i all’aspetto linguistic­o. I termini, tecnici, nascondono lo scontro in corso ormai da mesi tra due scuole di pensiero e due architettu­re della rete: da una parte c’è quella guidata da Metroweb (Cdp) che punta alla fibra fino agli appartamen­ti (Ftth) insieme a Vodafone e Wind. Dall’altra Telecom Italia e Fastweb che vogliono mantenere l’ultimo miglio in rame (Fttc). Dal punto di vista economico il braccio di ferro è comprensib­ile: la nascita di una nuova rete accende appetiti, cambia le carte in tavola, redistribu­isce il potere di mercato. Non è certo un caso che sullo sfondo si stia consumando il cambio dei vertici della Cassa depositi e prestiti e, anzi, è difficile pensare che il decreto possa andare da qualche parte prima che si risolva questa partita. Il risultato è che mentre il resto del mondo si interroga sul quando rendere l’accesso alla Rete un bene collettivo noi restiamo a discutere senza muoverci dalla casella di partenza. Non dobbiamo dimenticar­e che l’obiettivo deve rimanere comune: strapparci di dosso la lettera scarlatta di Paese pigramente connesso. E se proprio il decreto deve ruotare intorno a delle parole che siano quelle più importanti: cittadini e imprese connesse. Al più presto. Rem tene, Internet sequentur.

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