LA FUCINA DEI TROFEI
NELLA FABBRICA DELLA COPPA DEL MONDO UNA DELLE VITTORIE DEL MADE IN ITALY
L’appuntamento Nel museo di casa Milan il racconto appassionante della nascita dell’oggetto più ambito dal calcio. Realizzata da oltre 40 anni nell’azienda lombarda GDE Bertoni che crea anche le coppe della Champions e dell’Uefa
Il 21 giugno 1970, quando Carlos Alberto, capitano del Brasile, alza nel cielo di Città del Messico la Coppa Rimet (4-1 all’Italia, ahimè), è una data che ha segnato un prima e un dopo nella storia dei Mondiali. Perché il trofeo, vinto dai verdeoro per la terza volta e quindi conquistato definitivamente, costringe la Fifa a rimpiazzarlo con uno nuovo. Quello che però molti non sanno è che la nuova coppa, scelta tra altre 52, ha un Dna milanese: dal padre, lo scultore oggi 94enne Silvio Gazzaniga, alla casa dove è nata, alle porte della città. Qui infatti opera ancora la GDE Bertoni che, oltre alla Coppa del Mondo e alle sue copie, realizza ogni anno l’Uefa Europa League Cup (ex Coppa Uefa, anch’essa di Gazzaniga) e la prestigiosa Champions League (disegnata dallo svizzero Hans Stadelmann), oltre a tantissime altre.
Da lunedì (e fino al 31 ottobre) la Coppa del Mondo Fifa sarà la star indiscussa di «La Fabbrica delle Coppe», una mostra dedicata all’attività e alle creazioni della GDE Bertoni da Mondo Milan, il museo di Casa Milan, l’avveniristica sede del club milanese inaugurata lo scorso anno, che con le sue attività (museo, Milan Store e ristorante), ha richiamato in un anno 311.000 visitatori per un fatturato di 3.700.000 euro.
Una storia, quella della Bertoni, con origini lontane e ricca di sorprese. «L’attività, nata a Novate Milanese agli inizi del ‘900 come piccolo laboratorio artigianale, negli Anni 40 è diventata una vera e propria azienda, decollata nel 1960 grazie all’appalto per le medaglie delle Olimpiadi di Roma — racconta l’attuale titolare Valentina Losa —. Quando abbiamo vinto anche quello per la nuova Fifa World Cup, che ancora oggi considero un oggetto di design moderno e bellissimo, c’è stata la svolta: sono iniziate le collaborazioni con la Uefa e le federazioni internazionali di pallavolo, atletica, nuoto... Poi mio padre nel ‘95 ha cambiato tutto: ha trasferito l’azienda a Paderno Dugnano, ha tenuto solo 15 degli 80 dipendenti e ha puntato tutto sulle commissioni di alta qualità abbandonando il resto. Poi, quando cinque anni fa è mancato, mi sono ritrovata a capo dell’azienda. Io ero cresciuta tra i trofei, coppe e medaglie erano un po’ le mie sorelline, ma giuro che avrei fatto tutto tranne questo lavoro. Mi occupavo di multimedia e comunicazione».
Il celebre trofeo, insieme ai bozzetti originali di Gazzaniga, ai ferri del mestiere della Bertoni, ai palloni e ad altri cimeli dei Mondiali, verrà esposto nelle sale in fondo a Mondo Milan, il museo che racconta la storia e i protagonisti del club rossonero mescolando sapientemente la tradizione (maglie, scarpini, almanacchi, ritagli d’epoca, i Palloni d’oro e l’impressionante sala con 42 trofei e una Coppa dei Campioni alta tre metri) con le più moderne tecnologie interattive (schermi ovunque con le imprese rossonere e persino ologrammi dei giocatori). Uno spazio, quello del museo, in continua evoluzione. «A un anno dall’inaugurazione la sfida di creare un nuovo spazio di attività culturale legato al brand Midi lan è stata vinta — dice Barbara Berlusconi, vicepresidente e amministratore delegato con delega alle funzioni sociali non sportive del Milan —, come dimostra questa mostra, che ho fortemente voluto perché racconta l’eccellenza italiana di storie come quella di Gazzaniga. Uomini che hanno trasformato il lavoro artigianale in arte, vicende umane e professionali poco conosciute che abbiam o il dovere morale di raccontare alle nuove generazioni. Parlo anche della recente apertura del nuovo spazio Casa Milan Gallery dedicato all’arte contemporanea. Siamo sempre alla ricerca di nuovi cimeli e la sfida del 2016 sarà una nuova sezione denominata Milan Today che racconterà, in forma espositiva, i nuovi progetti, gli spazi di Milanello e del Vismara, la vita quotidiana della nostra prima squadra».
Una coppa, quella del mondo, che all’Italia ha dato due grandi gioie: nel 1982 e, in finale con la Francia, nel 2006. «Ricordo una partita infinita, di grande tensione. L’immagine di Zidane che lascia il campo sfiorando la coppa, e poi Cannavaro che la solleva al cielo — ricorda Barbara Berlusconi —. Sono passati diversi anni ma non ho mai perdonato, da italiana, il fatto che Blatter non abbia voluto consegnarci la coppa. La storia, e i fatti di questi giorni lo dimostrano, si è incaricata di vendicare quell’affronto».