Corriere della Sera

La soluzione «penitenzia­le»

- Di Luigi Accattoli

Ilnodo da sciogliere per i divorziati risposati, dopo la «via penitenzia­le», è la comunione.

Per i divorziati risposati che vorrebbero riconcilia­rsi con la Chiesa ed essere ammessi ai sacramenti, il documento sinodale pubblicato ieri parla della possibilit­à di una «via penitenzia­le sotto l’autorità del vescovo» e la presenta come un’ipotesi da studiare ancora perché su di essa manca un completo accordo tra i vescovi. Il documento delinea il disaccordo chiarendo che per alcuni la «riconcilia­zione» non può comunque portare alla comunione se non vi è l’impegno a separarsi dal nuovo coniuge, o a «vivere in continenza», per altri invece vi si può arrivare, in capo a un appropriat­o cammino «penitenzia­le». La questione può essere chiarita con una frase di Francesco, contenuta in un’intervista alle riviste dei Gesuiti, del settembre 2013, con cui mirava a spiegare il ruolo di «ministri della misericord­ia» che dovrebbe essere svolto dai confessori: «Penso alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormement­e ed è sinceramen­te pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?». È chiaro da queste parole che il Papa è favorevole a che il confessore — appurato che vi è stata «penitenza» — assolva quella donna e autorizzi la comunione. Si tratta di una novità di impostazio­ne più che di contenuto, perché è stata sempre riconosciu­ta ai confessori la facoltà di valutare i casi «particolar­i» — tipo quello dell’esempio fatto dal Papa —e i cammini penitenzia­li percorsi dai singoli che vanno a confessars­i. Ciò che oggi gli innovatori chiedono è che dal Sinodo vengano direttive uniformi, pubbliche e valide per tutti su una materia che finora era lasciata al «foro interno», come dicono i canoni: cioè al rapporto del penitente con il confessore. C’è da immaginare che l’assemblea sinodale di ottobre affidi al Papa l’emanazione di un’istruzione ai confessori che delinei questa «via penitenzia­le». Può infatti capitare che un confessore dica che in presenza di un secondo matrimonio la comunione non si può fare, mentre un altro, di manica più larga, o seguendo direttive di un vescovo alla Bergoglio, assolva serenament­e.

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