La soluzione «penitenziale»
Ilnodo da sciogliere per i divorziati risposati, dopo la «via penitenziale», è la comunione.
Per i divorziati risposati che vorrebbero riconciliarsi con la Chiesa ed essere ammessi ai sacramenti, il documento sinodale pubblicato ieri parla della possibilità di una «via penitenziale sotto l’autorità del vescovo» e la presenta come un’ipotesi da studiare ancora perché su di essa manca un completo accordo tra i vescovi. Il documento delinea il disaccordo chiarendo che per alcuni la «riconciliazione» non può comunque portare alla comunione se non vi è l’impegno a separarsi dal nuovo coniuge, o a «vivere in continenza», per altri invece vi si può arrivare, in capo a un appropriato cammino «penitenziale». La questione può essere chiarita con una frase di Francesco, contenuta in un’intervista alle riviste dei Gesuiti, del settembre 2013, con cui mirava a spiegare il ruolo di «ministri della misericordia» che dovrebbe essere svolto dai confessori: «Penso alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?». È chiaro da queste parole che il Papa è favorevole a che il confessore — appurato che vi è stata «penitenza» — assolva quella donna e autorizzi la comunione. Si tratta di una novità di impostazione più che di contenuto, perché è stata sempre riconosciuta ai confessori la facoltà di valutare i casi «particolari» — tipo quello dell’esempio fatto dal Papa —e i cammini penitenziali percorsi dai singoli che vanno a confessarsi. Ciò che oggi gli innovatori chiedono è che dal Sinodo vengano direttive uniformi, pubbliche e valide per tutti su una materia che finora era lasciata al «foro interno», come dicono i canoni: cioè al rapporto del penitente con il confessore. C’è da immaginare che l’assemblea sinodale di ottobre affidi al Papa l’emanazione di un’istruzione ai confessori che delinei questa «via penitenziale». Può infatti capitare che un confessore dica che in presenza di un secondo matrimonio la comunione non si può fare, mentre un altro, di manica più larga, o seguendo direttive di un vescovo alla Bergoglio, assolva serenamente.