Corriere della Sera

QUANTI TSIPRAS CI SONO IN EUROPA?

- Di Francesco Giavazzi

Fra il 1995 e il 2009, l’anno prima dell’inizio della crisi, il reddito pro capite medio dei cittadini greci è salito dal 47 al 71 per cento di quello dei cittadini tedeschi. Un avviciname­nto straordina­rio, in realtà reso possibile da una altrettant­o straordina­ria accumulazi­one di debito, non molto diversa dall’esperienza italiana degli anni 80 (fortunatam­ente meno drammatica), che infatti finì con la crisi del 1992. Fra il 2010 ed oggi il rapporto fra i due redditi pro capite è tornato al livello del 1995: una caduta molto dolorosa, che si era vista solo durante la Grande Depression­e degli anni Trenta, tuttavia inevitabil­e perché la ricchezza non la si conquista indebitand­osi. Questo arretramen­to non è dovuto, come alcuni — ad esempio Grillo — sostengono, al peso degli interessi che in questi anni la Grecia è stata costretta a pagare sui suoi debiti. Come mostrano Ken Rogoff e Jeremy Bulow ( www.vox.eu), dal 2010 al 2014 la Grecia ha continuato a ricevere dai Paesi europei, dalla Bce e dal Fondo monetario, un flusso netto positivo di aiuti, cioè più denaro di quanto dovesse pagarne in interessi sul suo debito estero. Solo quest’anno, dopo che Tsipras ha arrestato il pur timido processo di riforme, il flusso netto è diventato negativo. E con esso la crescita. Se i primi anni dell’aggiustame­nto sono stati particolar­mente dolorosi — come lo sono in ogni famiglia che dopo un periodo di spese un po’ folli debba riabituars­i a non fare acquisti che eccedano il suo reddito — nel 2014 la Grecia aveva ricomincia­to, anche se lievemente, a crescere (+0,6 per cento). Quest’anno grazie alla cura Tsipras è tornata in recessione. Una domanda si ponevano ieri gli investitor­i, soprattutt­o i non europei. Ci sono altri Tsipras nei Paesi dell’euro? Lo sguardo va a due partiti che da tempo applaudono le politiche greche: Grillo in Italia e Podemos in Spagna, entrambi reduci da significat­ivi risultati elettorali (i sindaci di Madrid e Barcellona sono stati eletti il mese scorso con i voti di Podemos). Da questa mattina il costo del nostro debito pubblico dipende da quanto credibile è l’impegno del governo ad attuare, dopo il Jobs act e con la medesima determinaz­ione, quelle riforme senza le quali non ci può essere né crescita né occupazion­e. E senza le quali il Movimento 5 Stelle può solo rafforzars­i.

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