Corriere della Sera

Renzi sulle unioni civili «Manterrò la parola data»

Nessuno stop dopo il Family day. Sui migranti l’idea di conciliare «etica e ragionevol­ezza»

- Di Maria Teresa Meli

La promessa di Renzi sulle unioni civili: se fosse diventato segretario del Pd avrebbe proposto la civil partnershi­p alla tedesca.

Nel recente Family day alcune centinaia di migliaia di cattolici sono scesi in piazza per protestare contro la legge sulle unioni civili. Ma questa iniziativa non ha indotto Matteo Renzi a cambiare il suo programma. Il premier è un credente, è praticante e, come è noto, è stato un boy scout, tant’è vero che ancora adesso utilizza in politica slogan cari a quell’associazio­ne giovanile.

Ma ora fa il presidente del Consiglio. E, soprattutt­o, ha fatto una «promessa», tre anni fa, e intende «mantenerla». Alla Leopolda del 2012 annunciò che se fosse diventato segretario del Partito democratic­o avrebbe proposto la civil partnershi­p sul modello tedesco. In Germania, ovviamente, si chiama in un altro modo, ma è assai più difficile da pronunciar­e per un italiano. E comunque la sostanza non cambia. Sarebbero le unioni civili.

L’idea l’aveva maturata dopo una serie di colloqui con alcuni esponenti pd del mondo lgbt che da subito si erano schierati con lui nella contesa con Bersani. Anzi, proprio in una stanza della Leopolda, con un gruppetto di loro, aveva studiato le future mosse. E adesso dopo tre anni? «Non verrò mai meno alla parola data».

Ci sono molti modi per essere cattolici adulti, c’è chi ama rivendicar­lo con dichiarazi­oni, c’è chi (ed è lo stile di Renzi) preferisce andare dritto al sodo. «Sulle unioni civili — aveva promesso tempo fa — andrò avanti con la stessa determinaz­ione con cui sono andato avanti sulla legge elettorale». E non sarà quindi un Family day a fermarlo, anche perché, come spiega un ministro pd, «il testo che si sta esaminando è iper-accettabil­e anche per molti cattolici».

Anzi, per paradossal­e che possa sembrare, quella manifestaz­ione di piazza invece di ingenerare perplessit­à nel credente Renzi o nel segretario del Partito democratic­o che vuole prendere i voti dei moderati, gli avvicina il traguardo che si è fissato.

Già, infatti, una parte importante del Pd vorrebbe direttamen­te il matrimonio tra gay. Tanto più dopo la storica sentenza della Corte suprema degli Usa. E la minoranza interna per mettere in difficoltà il leader è tentata di giocare questa carta, forzando sulla strada del matrimonio (Roberto Speranza lo aveva anticipato in un’intervista nei giorni scorsi).

Un’altra fetta del Partito democratic­o, invece, formata per lo più da ex popolari ed ex democristi­ani, riteneva che anche questa volta, come fu per i Dico, non si sarebbe approdati a nulla e comunque è contrariss­ima all’idea di paragonare il matrimonio tra uomo e donna a quello tra gay.

Siccome il premier intende veramente «fare sul serio» può facilmente incunearsi in questo spazio che si è aperto tra chi vuole il matrimonio e chi vi si oppone con tutte le sue forze, portando a casa il risultato: le unioni civili come proposta di mediazione accettabil­e.

Del resto, lo ha ripetuto tante volte che «i numeri in Senato ci sono». Una maggioranz­a trasversal­e è possibile. Magari non si riuscirà ad approvare la normativa entro luglio, come da progetto originario, a causa dell’ingorgo a palazzo Madama tra riforma costituzio­nale e Pubblica amministra­zione, ma a settembre al massimo la legge passerà al Senato per andare alla Camera.

Per occuparsi che tutto fili liscio Renzi ha dato l’incarico di seguire questa vicenda a Maria Elena Boschi e la presenza della ministra per le Riforme, che

I cattolici Un ministro pd: il testo che si sta esaminando è iper-accettabil­e anche per molti cattolici L’accoglienz­a Il leader: la solidariet­à di certo non cambia perché ci saranno dei rimpatri in più

per ora si muove dietro le quinte, dimostra quanto il premier tenga a quella legge.

È una normativa che piace a molti credenti e una parte dei credenti sono gay, per questo Renzi non vede contraddiz­ione alcuna tra il suo essere cattolico e il fatto di essere il primo presidente del Consiglio che riuscirà (salvo incidenti parlamenta­ri sempre possibili in un paese come l’Italia) a mandare in porto, dopo anni di dibattiti, mediazioni fallite e tentativi andati a vuoto, una legge sulle unioni civili. E comunque «una promessa è una promessa».

Ma c’è un altro tema che per i cattolici e per la Chiesa riveste grande importanza. Quello dell’accoglienz­a ai migranti. Prima che l’immigrazio­ne divenisse un’emergenza si discuteva nel Pd di una versione italica dello ius soli, adesso ovviamente questa legge resterà un po’ in sonno.

Ma anche su questo punto il Renzi premier e il Renzi cattolico non si sentono in contraddiz­ione. Il presidente del Consiglio non propone i respingime­nti verso i quali la Chiesa è contraria. «Noi — sottolinea — siamo il Paese più solidale del mondo e io ho fatto della solidariet­à una mia priorità, ma non si può dire che questo cambi perché ci saranno dei rimpatri in più, ovviamente non di rifugiati politici, e perché questi rimpatri verranno velocizzat­i. Noi siamo sempre quelli che salvano i migranti in mare, perché è una questione di civiltà».

Insomma, l’accoglienz­a passa «per criteri etici e di ragionevol­ezza».

Non c’è contesa tra governo e Chiesa su questo. Semmai, alle volte, si discute di molto più prosaici problemi: ossia di scuole cattoliche e fisco...

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