Corriere della Sera

Ore 20, l’annuncio in tv: sportelli chiusi

Tsipras scarica la colpa sull’Istituto centrale greco e su Francofort­e L’appello alla calma del premier, ma il blocco potrebbe durare 6 giorni

- di Federico Fubini DAL NOSTRO INVIATO

Alla fine Alexis Tsipras ha scelto di citare Franklin Delano Roosevelt: «In queste ore decisive la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa». È stato il modo per il giovane premier di annunciare subito dopo l’ora di cena, quando non c’era più tempo per le proteste di piazza, che da oggi la Borsa e soprattutt­o le banche in Grecia non riaprirann­o.

La differenza rispetto a Roosevelt però forse è sfuggita persino a Tsipras: quando il presidente americano chiuse le banche nel cuore della Grande Depression­e, le riaprì dopo pochi giorni perché fu in grado di annunciare garanzie dello Stato su tutti i depositi dei cittadini. Tsipras invece è alla guida di un governo che da domani sarà insolvente in modo (quasi) ufficiale, la sua capacità di proteggere i conti in euro dei greci è vicina allo zero e se gli elettori respingess­ero il programma europeo al referendum di domenica, come chiede lui stesso, il premier avrebbe un solo modo per riaprire le banche tra otto giorni: imporre perdite ai depositant­i, e stampare una nuova moneta nazionale il cui valore crollerebb­e in poche ore. «I depositi sono sicuri e così le pensioni – ha comunque assicurato Tsipras -. Gli stipendi verranno pagati».

A questa svolta si è arrivati dopo che ieri la Banca centrale europea ha preso la sola decisione che poteva: l’Ela, la linea di finanziame­nti di emergenza dalla Banca di Grecia agli istituti del Paese, non sarà più incrementa­ta. Gli 89 miliardi concessi fino a questo momento non vengono ritirati, non c’è richiesta di rimborso, ma i prestiti non proseguira­nno oltre quella soglia. Non lo permette il modo stesso in cui funziona quel meccanismo: i fondi vengono prestati alle banche greche dietro presentazi­one di garanzie, e queste ultime sono costituite quasi solo da titoli di Stato di Atene. Se il governo greco è di fatto in default verso il Fondo monetario e rifiuta le misure per restaurare la sua solvibilit­à, perché respinge il piano di assistenza europeo, quelle garanzie di fatto non hanno più alcun valore. Sulla loro base Francofort­e non può più autorizzar­e nuovi finanziame­nti, sarebbe troppo rischioso. La conseguenz­a è che le banche non avranno più gli euro che servono per far fronte alle richieste di ritiro in massa dei depositi, presentate da una clientela in preda al panico.

Ieri dopo cena, non appena Tsipras ha finito di parlare, ad Atene sono subito apparse lunghe file alle pompe di benzina e ai bancomat. I greci stanno votando la fiducia nel governo con i propri soldi, o meglio fino a ieri sera hanno cercato di farlo prima che fosse loro impedito. Formalment­e la decisione è stata presa dal Consiglio per la stabilità finanziari­a di Atene, formato fra gli altri dal ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e dal governator­e della Banca di Grecia Yannis Stournaras. Ma subito Tsipras ha scaricato le responsabi­lità su Stournaras, sulla Bce e sui governi degli altri Paesi europei. Il premier ha detto che la serrata è stata imposta «su richiesta della Banca di Grecia » , che l’Eurotower

Il discorso I depositi nelle banche greche sono garantiti così come il versamento degli stipendi. Bisogna affrontare la situazione con sangue freddo e determinaz­ione

«tenta un ricatto» e il rifiuto dei governi europei di prolungare il programma dopo la rottura di venerdì scorso è «vergognosa».

Né la Bce, né la Banca di Grecia hanno risposto. Ma si capisce perché Tsipras insista tanto su questo punto: può determinar­e il referendum che lui stesso ha convocato. Il quesito riguarda il piano di sacrifici e riforme che l’Europa chiede alla Grecia, in cambio di nuovi fondi. Se gli elettori vedranno nella chiusura delle banche la bancarotta politica dell’esperiment­o Tsipras, potrebbero spostarsi in massa a favore del “sì” al piano europeo: a quel punto il giovane premier, schierato sul “no”, sarebbe scavalcato e di fatto dimissiona­rio. Se invece i greci crederanno a lui, e vedranno nel blocco degli sportelli il frutto di un ricatto dei creditori, potrebbero reagire con un “no” in massa. Alla Grecia allora non resterebbe che l’uscita dall’euro.

Ma domenica è lontana. Prima, i mercati devono dimostrare di saper tenere alla pressione di vendite che può portare lo spread fra Btp e Bund oltre i 200 punti, dai 120 di venerdì. E la Grecia deve attraversa­re una settimana senza che l’intera società sprofondi nel caos. In Argentina, 14 anni fa, una decisione simile a quella che Tsipras ha imposto alla Grecia portò giornate di disordini, sommosse e morti nelle piazze.

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Il profilo Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ieri in Parlamento ad Atene
 ??  ?? In tv Il premier greco Alexis Tsipras nel discorso alla nazione trasmesso in tv
In tv Il premier greco Alexis Tsipras nel discorso alla nazione trasmesso in tv

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