Corriere della Sera

La grande paura per i mercati Rischio spread, euro in difesa

Le previsioni di un lunedì difficile e le ipotesi degli operatori sulle Borse

- di Giuditta Marvelli

Dove andranno stamattina i mercati? E che cosa succederà, fra qualche giorno, se davvero la deriva della Grecia dovesse trasformar­si in un naufragio? Alla prima domanda, anche se con qualche margine di errore si può rispondere: oggi per i mercati, Borse in testa, sarà un lunedì perlomeno difficile. Forse non un lunedì nero, ma per vaticinare che sia grigio non serve molta preparazio­ne tecnica e nemmeno molta fantasia. Alla seconda domanda, invece, non è affatto semplice rispondere.

Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, e chiunque abbia delle responsabi­lità finanziari­e in Europa e non solo, sa bene che se non si trova una soluzione in extremis si entra in un campo inesplorat­o e dell’ignoto è sempre meglio avere qualche timore. Cominciamo allora dai numeri noti, quelli di oggi. Ieri la Bce ha fatto sapere che lascerà invariato il livello di liquidità di emergenza per le banche greche, nonostante i negoziati tra il governo di Atene e i creditori siano interrotti e Alexis Tsipras abbia deciso di affidare se stesso e le sorti del Paese ad un referendum. In sostanza la Bce sta dicendo ai greci che non chiuderà per ora l’ossigeno che tiene in vita il sistema creditizio del Paese e questo è un elemento che avrà parecchio peso sul comportame­nto dei mercati finanziari: il dialogo è interrotto, ma non siamo al muro contro muro irreversib­ile.

Quanto vale in Borsa questa tensione con tentativo di ultima chance bene in vista? «Purtroppo gli asset più facili da vendere, le azioni, oggi non resteranno indenni», dice Antonio Mauceri, amministra­tore delegato di Augustum Opus sim. Potrebbe partire tutto molto male e poi recuperare durante la giornata. Ma immaginare un meno 2-3 % o anche di più per Piazza Affari e gli altri mercati europei non è fantascien­za, dice ancora Mauceri.

Sul fronte dei bond, che sono meno facili da vendere a cuor leggero, il discorso è più complesso. Draghi sta acquistand­o da mesi i titoli di Stato dell’area euro per dare liquidità, chiamare la ripresa e scongiurar­e la deflazione. Le manovre della Bce hanno funzionato da scudo anche nelle settimane passate, quando l’acuirsi della crisi greca ha provocato rialzi dei rendimenti e dello spread contenuti e non paragonabi­li a quelli visti nel 2011. «Lo spread salirà, anche a 160-170 punti come ha fatto negli altri passaggi delicati della vicenda», dice Angelo Drusiani, consulente obbligazio­nario di Banca Albertini Syz. Il nostro decennale potrebbe quindi tornare a rendere il 2,3-2,4% e se la situazione non si risolve a breve il fosso tra il nostro titolo guida e il bund potrebbe tornare ad allargarsi fino a 200 punti e magari qualche cosa in più.

Sono poi aperte le scommesse su che cosa succederà al titolo tedesco: potrebbe di nuovo, come è successo in passato, essere meta del volo verso la qualità che viene sempre spiccato dai grandi gestori internazio­nali quando le cose si mettono male. Ma potrebbe anche patire qualche disaffezio­ne, se dovesse andare come qualche settimana fa, quando un’ondata di vendite ha messo fine al paradosso del rendimento quasi zero del Bund.

Anche l’euro, dice ancora Drusiani, rischia uno smottament­o all’ingiù, un indebolime­nto verso il dollaro, che potrebbe spingerlo a 1,10 o giù di lì. Ma il dilemma non è oggi. Oggi è solo un lunedì grigio scuro. Magari anche nero, se Mister Panico dovesse decidere che la mano tesa della Bce non è abbastanza. Il vero dilemma comincia tra qualche giorno, se non si trova in extremis, nelle notti insonni tra Atene e Bruxelles, un trucco tecnico per andare avanti senza passare dal default e dall’euro naufragio della Grecia. Di quello che c’è dietro le colonne d’Ercole dell’ipotesi più drammatica nessuno sa davvero.

I listini La Borsa di Atene è chiusa ma gli altri mercati europei no e non resteranno indenni

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