Corriere della Sera

«Dopo Giulia, il Suv»

L’intervista I progetti di Harald Wester, capo del brand Alfa Romeo: «Arriverà prima il crossover compatto. Indispensa­bile un ritorno alle corse»

- Roberto Iasoni

ARESE Il nome (Giulia) e la cosa («Primo esempio di un’Alfa Romeo tornata pura e autentica»: Sergio Marchionne). La tensione del lavoro che evapora nell’affondo dell’accelerato­re, tornando a casa la sera al volante. L’agenda dei prossimi modelli. I «poli produttivi» di Cassino e Mirafiori. Le concession­arie da rivoluzion­are. I programmi sportivi da riprendere. L’ingegnere Harald Wester, capo di Alfa Romeo (e di Maserati), è abituato a centellina­re le parole e a sbriciolar­e la retorica con il laser azzurro del suo sguardo, ma se il discorso va sul Biscione visconteo si scalda. Siede accanto a una Giulia Quadrifogl­io. Oltre la vetrata, lo scorcio del Museo di Arese, con la storia del marchio (e dell’Italia contempora­nea) rappresa in una settantina di modelli.

Partiamo dal nome: è vero che l’avete deciso all’ultimo?

«Sì. Giulia aveva tutto quello che ci serviva, ma quando si volta pagina bisogna pensarci bene prima di tornare indietro anche solo per un dettaglio».

L’unico, visto che la Giulia — a quanto dite — è nuova dal primo all’ultimo bullone.

«È così. E quello che è stata la Giulia per i suoi tempi, la nuova lo sarà oggi. Abbiamo cambiato tutto, ma rispettand­o il Dna e l’anima del marchio».

Non avete dato tutte le informazio­ni tecniche, vi siete limitati al motore della Quadrifogl­io, quel 6 cilindri biturbo-benzina da 510 cavalli di derivazion­e Ferrari.

« Le pare poco? Abbiamo tracciato il profilo delle nuove Alfa: motori all’avanguardi­a, distribuzi­one dei pesi 50/50, soluzioni tecniche uniche, miglior peso/potenza della categoria, design italiano. Gli elementi che hanno reso l’Alfa un brand conosciuto e desiderato nel mondo. Da quando ci siamo immersi in questa impresa, siamo cambiati: siamo diventati meccanici delle emozioni».

Della leggenda del Biscione fanno parte anche certi secondi nomi: Sprint, Super, Junior… Li recuperere­te? «Non lo escludo». La prima impression­e al volante della Giulia?

«Mi sono sentito succhiato dentro…». Cioè? «La posizione di guida, i comandi, il profumo, il suono del motore, quell’atmosfera… Di buone auto ce ne sono tante. Io le provo tutte, è importante, c’è sempre da imparare. Ma dopo un quarto d’ora sono già alla ricerca del pulsante per disattivar­e certi sistemi. O dopo due giorni non ho ancora trovato la regolazion­e del sedile. O magari è tutto preciso, ma l’elettronic­a cancella la sensazione di avere il controllo... Invece non c’è niente di meglio di un’auto che ti fa guidare anziché guidarti. Le Alfa sono così». L’ha guidata a Balocco? «Anche sulle strade aperte. Certe volte stacco dall’ufficio e arrivo a casa con un sorriso da qui a lì. È il suono del motore, in particolar­e, che mi tira su. Aspetto il tunnel, accelero, e quel concerto è un tonico formidabil­e… Può essere un’Alfa 8C, la Giulia, una Maserati... È la differenza tra un buon prodotto e un’auto emozionant­e». Dopo la Giulia? «Il piano è stabilito. Anziché infilarci nelle nicchie delle nicchie, wagon o prodotti europei, punteremo sulle maggiori potenziali­tà di business».

Tradotto?

«Basta guardare i segmenti più importanti a livello globale: sono quelli della Giulia, delle berline più grandi e dei crossover di ogni taglia».

La produzione della Giulia è impiantata a Cassino.

«Il piano prevede che lì nascano almeno tre prodotti. Cassino è uno stabilimen­to flessibile, con una capacità di oltre 350mila veicoli. Ci aspettiamo che lavori a pieno ritmo». Mirafiori? «Probabile: il piano prevede un secondo polo produttivo».

State rivoluzion­ando anche la rete di vendita.

«In Europa mettiamo insieme Jeep e Alfa, i nostri brand globali. Per il lancio della Giulia, all’inizio del 2016, saremo pronti. L’America è un altro film: oggi abbiamo 95 punti vendita e vogliamo arrivare almeno a 250 concession­ari». Alfa Romeo significa sport. «Non c’è un altro marchio con radici così profonde nelle corse: è indispensa­bile riprendere il discorso».

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Harald Wester, ingegnere, 57 anni, capo dell’Alfa Romeo, accanto alla nuova Giulia Quadrifogl­io
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