Quando la Grecia uscì dall’ «Unione Latina»: taroccava le monete
Anche quella volta la Grecia entrò dopo, con le finanze dissestate, avendo a favore solo il vento della storia. L’antenata dell’Eurozona si chiamava Unione Latina e nacque nel 1865. All’inzio comprendeva Francia, Svizzera, Belgio e Italia. Promossa dall’imperatore Napoleone III, nelle parole del ministro Felix Esquirou de Parieu doveva «consolidare la prosperità e la pace in Europa». Un sistema di libera circolazione di più valute in cui ogni Paese manteneva la propria, impegnandosi a coniare monete (d’oro e d’argento) con la stessa quantità di metallo prezioso. La Grecia vi ebbe accesso nel 1868 (con la Spagna). Re Giorgio I (un danese che aveva ereditato il trono di Atene) pensava di modernizzare il Paese, anche attaccandosi al carro monetario. L’Unione Latina sopravvisse fino alla Prima Guerra Mondiale, minata da instabilità e conflitti. Già nel 1893 la Grecia in bancarotta dovette accettare la supervisione di una commissione di Controllo Finanziario Internazionale (la Troika di allora). Ma la situazione dei conti non migliorò. Economia debole, spese pubbliche (per esempio il canale di Corinto), una guerra persa contro i Turchi nel 1897. Che fare? «A corto d’oro — racconta lo storico Jean-Marc Daniel a le Monde — i greci ridussero la quantità di metallo giallo nelle dracme. Monete più leggere, un vantaggio sugli altri Paesi che, quando scoprirono il trucco, cacciarono Atene dall’Unione. Una Grexit del 1908, senza la Germania nella parte della cattiva. E con un colpo a sorpresa: il governo greco fu riaccolto nel club nel 1910, dopo un biennio di ripresa definita da taluni storici «impressionante». D’altra parte, i greci non furono gli unici «taroccatori». Quando lo Stato Pontificio entrò nell’Unione, l’amministratore papale Giacomo Antonelli (forse con il placet di Napoleone III) cominciò a «limare» le monete d’argento.
Vaticanexit, senza rientro. E secondo il Financial Times, pure l’Italia e la Francia, inondando a tratti il mercato di banconote, giocarono sporco.