Corriere della Sera

Speranza: sarebbe folle sostituire la sinistra con i transfughi di destra

«Non voglio il Pd con D’Anna ma neanche lasciare il partito»

- Monica Guerzoni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Fuori la sinistra del Pd, dentro i nuovi «responsabi­li» di Verdini. Finirà così, onorevole Roberto Speranza?

«Sarebbe una scelta folle» e l’ex capogruppo è convinto che «Renzi non arrivi a immaginare un simile scenario».

Il senatore Vincenzo D’Anna ha detto al «Corriere» che sta per nascere un gruppo a sostegno delle riforme.

«Un ruotino di transfughi di Forza Italia guidati da Verdini e D’Anna, come arma per evitare la discussion­e con chi rappresent­a una posizione diversa? Se la sinistra pd venisse marginaliz­zata, il partito cambierebb­e radicalmen­te natura».

D’Anna entrerà nel «grande partito riformista del centrosini­stra renziano»?

«Ho letto frasi inquietant­i. Il grande partito riformista renziano rischia di non essere più il Pd. Il grande soggetto del centrosini­stra in Italia non può essere il partito dove c’è dentro tutto e il contrario di tutto e dove scompaiono i confini tra destra e sinistra».

Teme che, se torna il partito della nazione, i vostri voti saranno ininfluent­i?

«Il partito della nazione è un’idea sbagliata, bocciata dagli elettori. Alle Amministra­tive si è visto come non si sfonda sul fronte moderato e si rischia di perdere un pezzo dell’elettorato tradiziona­le, non solo di sinistra. C’è tanta insofferen­za, anche in pezzi del cattolices­imo democratic­o».

Se la minoranza al Senato boicotta le riforme è comprensib­ile che Renzi cerchi i voti altrove, non crede?

«Il titolo del “Documento dei 25”, che io condivido, dice che le riforme devono andare avanti. La nostra idea è chiara e netta, non possiamo permetterc­i nuove elezioni politiche con un Senato che fa le leggi e dà la fiducia. È chiaro però che chiediamo la fatica di una discussion­e che porti a una riforma migliore e più equilibrat­a. Alla luce di una legge elettorale che produce una Camera prevalente­mente di nominati e dominata da un solo partito».

La vostra idea di «riforma migliore» non coincide con quella di Renzi.

«Io sono convinto che la minaccia irricevibi­le di una scorciatoi­a, in cui si sostituisc­e la sinistra del Pd imbarcando transfughi come Verdini e D’Anna e qualche altro trasformis­ta di FI, non sia l’idea di Renzi. Rinunciand­o a un’area che questo partito lo ha fondato, il Pd sarebbe più debole nell’affrontare la sfida del governo».

Non vi resterebbe che la scissione?

«Io mi batterò dentro al Pd perché si eviti questa deriva. Il Pd è il cardine delle istituzion­i e, fuori, la proposta non è all’altezza delle sfide e dei problemi dell’Italia. Sono convinto che Renzi capisca che lo schema di sostituire con i transfughi del centrodest­ra chi ha un’idea diversa dalla sua ha le gambe corte. Le differenze tra destra e sinistra esistono, lo vediamo sulle grandi questioni».

Sulla Grecia abbiamo visto unirsi tutti gli oppositori di Renzi, di destra e di sinistra...

«Il Pd avrebbe dovuto guidare le forze socialiste su una posizione diversa da quella della Merkel e dei conservato­ri. Nella fase pre referendum greco, il governo italiano ha commesso l’errore molto grave di non aver giocato questo ruolo. Mi auguro che nelle ultime ore l’Italia, insieme alla Francia, possa superare il muro dell’austerità imposto dai conservato­ri, che rischia di portare l’Europa in un vicolo cieco. Sull’immigrazio­ne, poi, non mi interessa un partito che fa la gara con Salvini a chi ha le ruspe più grandi per asfaltare di più. Mi interessa una cultura politica che parta dall’integrazio­ne».

Se nel Pd entrano Verdini e D’Anna, farete un nuovo partito con Fassina e Civati?

«Non bisogna buttarsi dalla torre. Lo ripeto: non voglio né il Pd con Verdini, né stare fuori con chi, legittimam­ente, ha scelto di uscire. Io voglio rimanere per affermare un’idea diversa. Non credo che tanti elettori, militanti e iscritti abbiano scelto Renzi perché arrivasse al partito pigliatutt­o con Verdini e D’Anna».

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