Corriere della Sera

La strategia dell’uomo forte che porta Emiliano allo scontro con il Pd

- Di Massimo Rebotti

L’ uomo «forte» serve spesso per vincere le elezioni, ma poi iniziano i problemi. Accade in Puglia con Michele Emiliano. Il governator­e ha prevalso nettamente nelle urne (48%) ma ora il suo partito, il Pd, è in subbuglio perché il governator­e «fa tutto di testa sua». Oggi a Bari ci sarà un primo «chiariment­o», come in questi casi si definisce una riunione che si annuncia complicata: da un lato il «partito», una delegazion­e di parlamenta­ri eletti in Puglia e consiglier­i regionali, dall’altro il «leader carismatic­o», e cioè il presidente della Regione, tuttora segretario del Pd regionale anche se una norma dello statuto stabilisce l’incompatib­ilità tra le due cariche. Emiliano sa di dover lasciare la guida del partito ma il braccio di ferro (uno dei tanti) riguarda il profilo del successore: sarà una sua «emanazione», come temono gli oppositori, oppure in grado di tenere testa alla personalit­à straripant­e dell’ex sindaco? Ma il nodo in Puglia è più aggrovigli­ato di così. In pratica c’è buona parte del Pd, renziani e dalemiani in questo caso uniti, che rimprovera a Emiliano una serie di mosse fatte in totale autonomia, a cominciare dalle ripetute richieste di entrare in giunta rivolte al M5S (il governator­e ha perfino nominato, a loro insaputa, tre assessori cinquestel­le che poi si sono dovuti dimettere). «Sono preoccupat­o — dice il sottosegre­tario alle Riforme Ivan Scalfarott­o che coordina l’ufficio politico dei democratic­i in Puglia — i Cinquestel­le sono incompatib­ili con noi su tanti punti, a cominciare dall’Europa. Io non sono affatto un loro estimatore, come invece dice di essere Emiliano». Scalfarott­o oggi guiderà la delegazion­e che si deve «chiarire» con il governator­e. A lui riconosce grandi doti politiche e comunicati­ve — «Michele è un testimonia­l straordina­rio del Pd» — ma aggiunge che quello che si sta delineando in Puglia è «grande tema dei nostri giorni»: la politica iper-personaliz­zata di fronte a partiti «che vanno salvaguard­ati: non credo ai sondaggi di Casaleggio, ma mi preoccupan­o anche le “sagre” di Emiliano». Le «sagre» sono un altro argomento di scontro. Emiliano ha scelto gli assessori così , durante la una serie di mini-convention in cui i nomi, selezionat­i da lui, venivano votati dai presenti: «Un’idea balzana, una farsa, che ha offeso decine di migliaia di elettori» l’ha definita Sergio Blasi, ex segretario regionale e consiglier­e più votato (17 mila preferenze a Lecce), ma fuori dalla giunta perché il suo nome non è passato dalle «sagre». Scalfarott­o invita alla calma: «Tra Roma e Bari è fondamenta­le andare d’accordo, siamo qui per aiutare» ma in queste settimane il malumore è cresciuto anche su altri temi: mentre in Parlamento il Pd votava la riforma della scuola, Emiliano sparava a zero sul provvedime­nto; mentre il governo confermava l’approdo in Puglia del gasdotto Tap, Emiliano si schierava con i comitati che lo contestano. Oggi «partito» e «leader» si parleranno.

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La carriera Michele Emiliano, 55 anni, ex magistrato, sindaco di Bari dal 2004 al 2014, eletto presidente della Regione Puglia lo scorso 31 maggio

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