Se il condominio ospita angosce, impulsi tribali e odi
Èun movente banale, esattamente come quello di Trentola Ducenta, che scatena uno dei noir fantascientifici condominiali più feroci della letteratura: Il condominio, scritto da James G. Ballard nel 1975, prefigura tanti e tanti casi di cronaca non solo metropolitana. Il movente? Una serie di blackout che colpiscono un gigantesco, elegante grattacielo londinese per ricchi, una «città verticale, con i suoi duemila abitanti inscatolati nel cielo». In realtà, sotto il velo della quieta convivenza si celano vecchi dissapori, pettegolezzi, litigi causati da insignificanti guasti degli ascensori o da piccoli equivoci senza importanza sugli spazi del parcheggio (come, a quanto pare, quelli che hanno provocato la strage casertana). Insomma, basta un guaio elettrico perché i rancori maturati nel tempo degenerino in brutale violenza facendo regredire l’intera collettività condominiale a una sorta di stadio primitivo-bestiale retto dalla legge del più forte. È evidente che Ballard ha lo sguardo lungo e che il suo grattacielo è l’allegoria della contemporaneità, le cui solitudini da bunker esasperano comportamenti irrazionali e assecondano il riemergere di antichi impulsi tribali: «Per molti versi — scrive Ballard — il grattacielo era il perfetto modello di tutto ciò che la tecnologia aveva fatto per rendere possibile l’espressione di una psicopatologia autenticamente libera». È vero che le difficoltà della convivenza abitativa erano già ben presenti nella letteratura ottocentesca: si vedano Balzac, Zola, Dostoevskij (Raskol’nikov non è che un inquilino); ma esploderanno in horror nel pieno Novecento. La finestra sul cortile di Cornell Woolrich, che piacque tanto a Hitchcock, è un racconto del 1942 in cui la curiosità del protagonista (Jeff è James Stewart) per la vita dei vicini apre una vertigine di terrore. La stessa in cui precipita il modesto impiegato polacco Trelkovski nel film di Roman Polanski L’inquilino del terzo piano (1976), dove l’esasperato rapporto di vicinato provoca angosce, allucinazioni, psicosi. Il condominio è diventato un luogo mitico della modernità abitato da violenze psichiche che uccidono più lentamente di un colpo di pistola.