L’avvocato del capolavoro «Il buio oltre la siepe» cambia volto nel primo romanzo, pubblicato solo adesso, di Harper Lee Razzista, o forse soltanto più vero Così Atticus ci costringe a crescere
intera nell’Alabama della segregazione razziale. Una causa impossibile che Atticus Finch conduce con integrità, fino alla sconfitta finale, inevitabile. Atticus, che chiede sempre di mettersi nei panni degli altri prima di giudicarli, ha illuminato con la sua umanità generazioni di lettori. Il buio oltre la siepe è il libro che Obama ha letto ad alta voce alle sue figlie, lo ama a tal punto da essere apparso in tv come annunciatore, per introdurre il film nel cinquantesimo anniversario della sua uscita. Atticus Finch ha mandato all’università un esercito di ragazzi americani — diventati famosi come lo scrittore Scott Turow e il giudice del processo all’autore della strage di Oklahoma City del 1994, e tantissimi non famosi — che ammettono di essersi iscritti alla facoltà di Legge per seguire l’esempio, e l’autorità morale, di Atticus Finch.
La signorina Lee — che non si è mai sposata, non ha scritto altri romanzi e dal 1964 non ha più rilasciato un’intervista — grazie anche al viso straordinario di Gregory Peck ha involontariamente messo sulle spalle del suo personaggio un peso insostenibile per un essere umano, una santità impossibile da gestire. Che in una precedente stesura del suo capolavoro — Va’, metti una sentinella è questo, alla fine: la prima stesura di Il buio oltre la siepe — l’uomo meraviglioso idolatrato da sua figlia — e da tutti noi lettori — sia un uomo schiavo dei pregiudizi del suo tempo finisce per renderlo, alla fine, più umano. È più realistico che un anziano bianco dell’Alabama anni Cinquanta non volesse le scuole aperte ai neri piuttosto che, cinquantenne, negli anni Trenta, fosse disposto a farsi linciare come difensore di un nero presunto colpevole.
Va’, metti una sentinella è un libro sulla disillusione di noi figli adulti davanti ai nostri genitori, che quando eravamo bambini erano i nostri eroi: giganteschi, infallibili. E in questo, curiosamente, racconta lo stesso tema dell’altro caso letterario americano del 2015, Purity di Jonathan Franzen (esce a settembre negli Stati Uniti, nel 2016 in Italia presso Einaudi): la delusione inevitabile del nostro essere figli di genitori non all’altezza delle nostre aspettative.
Il titolo di Va’, metti una sentinella è una citazione biblica, da Isaia. I librai del Regno Unito dieci anni fa votarono quale fosse, secondo loro, il libro da leggere assolutamente. La Bibbia arrivò seconda. Dietro a Il buio oltre la siepe.