Corriere della Sera

La realtà è perturbant­e. Lo scrittore sfida il lecito

- Di Teresa Ciabatti

Atticus Finch è razzista. Dice negro, e ammette di essere stato a riunioni del Ku Klux Klan. Del resto già ne Il buio oltre la siepe Harper Lee coglieva ombre e contraddiz­ioni dei personaggi: Scout, dieci anni, non è femmina. O meglio: non solo. Abiti, parole, comportame­nti suggerisco­no che sia maschio. Non maschiacci­o, una specie di transgende­r ante litteram. O forse un non ancora femmina, non ancora maschio. Persino un non del tutto giusto, non del tutto ingiusto. Il luogo dell’indefinite­zza, che è la personalit­à. Il racconto della personalit­à non a uso della storia (qui serve il buono, qui il cattivo), ma della restituzio­ne del reale.

Spesso lo scrittore fallisce proprio nella rappresent­azione del reale. Causa limiti imposti. I limiti del buongusto, obiettivo empatia: evitare lo sgradevole, l’elemento perturbant­e. «La protagonis­ta è troppo negativa — mi contesta l’editor — non stai mai dalla sua parte». E io: «Ma tu non hai mai desiderato, che so, che tuo padre morisse?». E lei: «È un pensiero negativo».

Dunque lo scrittore, almeno quello italiano, combatte con il lecito. Solo i più affermati, i migliori, possono essere davvero liberi (vedi Walter Siti). I marginali, i mediocri, no: «Teresa Ciabatti, puoi togliere la parola frocio dal testo?». E io: «È un pensiero del personaggi­o». «Tienitelo per te, ok?».

Prima di tutto però è una questione di sguardo. Come arrivare al livello di comprensio­ne e resa della complessit­à a cui arriva Harper Lee? A volte partendo da se stessi. «Puoi far dimagrire la protagonis­ta che sennò non s’identifica nessuno?». Ancora l’editor. E io: «I ciccioni esistono». E lei: «Non i ciccioni cattivi».

Io sono cicciona, io sono cattiva — protesto — Io non mi fermo a fare l’elemosina ai mendicanti, tranne a una vecchietta che mi ricorda mia madre. Io pago la maestra di danza per far eseguire l’assolo a mia figlia al posto della prescelta. («Ma l’altra bambina ne soffrirà». «È la vita, signora maestra»). Io prometto alla mia tata novantenne che la porterò via da Brittoli, mi prenderò cura di lei: sto arrivando Maddalena, ci penso io alla tua vecchiaia. E poi non vado mai.

Con il suo esempio l’avvocato ha mandato all’università un esercito di giovani Finch va a un incontro del Ku Klux Klan. Ed è contro la parità tra i bianchi e i neri

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