L’intervista impossibile di Ottavia a Ronconi
Le parole, le riflessioni, i pensieri intorno a una messinscena, le risposte concesse nelle interviste, ma anche le tante domande rimaste in sospeso. Così parlò Luca Ronconi è il ritratto del grande regista, realizzato attraverso il materiale che il critico teatrale Rita Cirio ha raccolto in molteplici chiacchierate. Venerdì al Festival dei 2 Mondi di Spoleto Ottavia Piccolo e Alessio Boni hanno dato corpo e voce a quella che, in un certo senso, può sembrare una sorta di intervista impossibile: quella della giornalista, impersonata da Piccolo, che interroga Ronconi (Boni), scomparso il 21 febbraio scorso. Un botta e risposta da cui emerge la personalità dell’artista, ma anche gli spigoli del carattere e la sua ironia. Piccolo, che esordì come giovanissima Angelica nel celebre Orlando furioso di Ronconi a Spoleto nel ‘69, ammette: «Ero innamorata di lui. Il suo racconto dell’Orlando era mistero: parlava di quelli che entravano in scena, del pubblico che girava intorno... Era un meraviglioso visionario, con delle idee rivoluzionarie. Anche se non capivamo quello che ci diceva, ci fidavamo di lui». Alessio Boni, invece, non può vantare un vero e proprio battesimo artistico ronconiano. Partecipò solo a un Peer Gynt nel 1996: «Ero appena uscito dall’Accademia e avevo un piccolo ruolo, ma fu un’esperienza fondamentale per me. E adesso dare voce a Ronconi mi inorgoglisce, perché sono le sue vere parole, dettate da flussi interiori in periodi diversi della sua vita artistica e che traducono il pensiero di un maestro della scena». Tanti gli aneddoti che Cirio ha collezionato: «Ronconi era un bravo imitatore. Per esempio faceva l’imitazione perfetta di Riccardo Muti... Si divertiva da matti». Dato il carattere schivo, avrebbe apprezzato gli omaggi postumi? «Sapeva che erano inevitabili — conclude Cirio — li avrebbe presi con ironia».