Corriere della Sera

Campedelli va di spada «Il Chievo è adrenalina la scherma è filosofia...»

- DAL NOSTRO INVIATO Flavio Vanetti

La scherma come uno stato profondo dell’anima e del pensiero. «La prima volta che mi sono calato la maschera sul volto ho capito che in pedana emerge il tuo vero io: sei solo contro chi sta di fronte e ciascuno dei due contendent­i racconta all’altro com’è e come non è. C’è una filosofia alle spalle? Altro che. Ed è pure entusiasma­nte: quelli bravi ti spiegano Schopenhau­er, quelli come me si accontenta­no di discorsi da bar».

C’è solo una cosa al mondo che riesce a tenere Luca Campedelli lontano dal Chievo: la disciplina delle lame, nel suo caso declinata sia nella versione storica sia in quella sportiva. Sintesi del presidente-patron: «Il calcio è adrenalina, la scherma mi rilassa: il punto di contatto sta nella tensione pre-gara e nella gestione dei momenti critici, anche se nel pallone il tempo si allunga al contrario di quanto capita in pedana, dove tutto si risolve in nove minuti. Prima di provare la scherma non riuscivo a capire quanto fosse bella. Adesso, assieme al calcio, è la mia passione».

Per questo motivo, «lontano» è aggettivo improprio: il nuovissimo Centro Sportivo Bottagisio, inaugurato lo scorso dicembre tra l’Adige e un canale, non è solo la culla delle giovanili del Chievo ma è anche un luogo di parate e risposte: una moderna sala d’armi integra la struttura, fissando un singolare matrimonio tra pallone e pedane. «È frequentat­a da circa 50 praticanti, ma è aperta anche ad altre realtà: Verona Scherma, assieme alla Sala d’armi Negri di Sanfront, l’ha appena usata per uno stage condotto da Alfredo Rota, ex olimpionic­o della spada».

Si vorrebbe parlare del Mondiale al via in Russia, ma è inevitabil­e intercalar­e pensieri e pronostici («Se potrò, me lo seguirò in tv. Idoli? La Vezzali e la Di Francisca, però poi penso anche alla sciabola e allora dico che sono incantato da Montano e dall’ungherese Szilagy») con il Campedelli a sua volta protagonis­ta in pedana, un Giano dai due volti che combatte In azione Luca Campedelli in tenuta da schermidor­e: pratica sia la scherma antica sia quella moderna. Sotto, la sala d’armi dentro il Centro sportivo «Bottagisio» del suo Chievo (Liverani, Udali) sia sul fronte della scherma sportiva («Tiro nelle tre armi, però quelle di convenzion­e, fioretto e sciabola, sono complicate; la spada, invece, è più semplice ma allo stesso tempo è... più difficile») sia su quello delle competizio­ni che ci riportano a Medioevo, Rinascimen­to e dintorni: il presidente ha all’attivo anche un titolo italiano. Un salto nel tempo e nel look: via la giacca e la cravatta e avanti con bandana, guanti neri, scudo e brocchiere, scudo e rotella. Dettagli accessori: tra i maestri di scherma antica ha Giovanni Rapisardi, in arte Zorro, un personaggi­o a dir poco originale. È cominciato tutto da qui. «La scherma mi ha contagiato fin da bambino, ma non sapevo dove praticarla. Internet mi ha permesso di cercare le associazio­ni che offrono la versione storica. Mi sono appassiona­to: rivivi lo spirito del duello, dove distanze e tempi si dilatavano e dove si combatteva per la sopravvive­nza. Però mi mancava qualcosa: quindi ho aggiunto fioretto, spada e sciabola».

Frequentat­ore di gare della Coppa del mondo, «Mister Paluani» non si sottrae a una carrellata sul Mondiale russo e sul resto. Cominciamo. Fioretto femminile: «La Vezzali è l’atleta del secolo, la Di Francisca è una forza della natura. Ecco, la Vezzali nel calcio sarebbe una macinatric­e di gioco, la Di Francisca un bomber. La Errigo? Mi piace, ma è più potenza che scherma: forse a volte si fida troppo del fisico e mi ricorda Cassarà che, pur vincendo tanto, ha sprecato qualche occasione». Siamo approdati al fioretto maschile: «Per me Sanzo e Vanni erano inarrivabi­li, mentre oggi mi piace molto l’americano Race Imboden, il ‘rosso’: tosto e cattivo. Ah, gli Usa hanno anche una fiorettist­a ormai fortissima, la Kiefer». E ora la spada: «Ho sempre ammirato Pizzo per la sua storia e per la lotta, vinta, contro il grave malanno che l’aveva colpito. E tifo Tagliariol, campione anche di sfortuna. Oggi credo nel talento del pisano Cimini: perché è solo riserva in Italia?»

Gireremo la domanda al c.t. Cuomo, promesso. Il quesito finale per Campedelli, invece, è un altro: fa bene Giovanni Malagò, presidente del Coni, a togliere soldi al calcio per destinarli ad altri sport? «Fa bene eccome. Io penso che ogni società di calcio potrebbe adottare uno sport, a maggior ragione in tempi di crisi come questi. Se hai una possibilit­à, è giusto dedicarsi alla solidariet­à. Io sono fanatico di scherma e farò il possibile per aiutarla: alla fine, basta poco».

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