Corriere della Sera

Quei tre miliardi per il made in Italy

L’Eni progetta il ritorno, il ritiro delle sanzioni potrebbe valere 3 miliardi in più di export nei prossimi quattro anni

- Di Stefano Agnoli e Giovanni Stringa

L’accordo con l’Iran avrà ripercussi­oni anche per l’Italia. L’Eni progetta il ritorno e il ritiro delle sanzioni potrebbe valere tre miliardi in più di export nei prossimi quattro anni. La presenza di Teheran si farà sentire anche sul mercato petrolifer­o: il Paese potrebbe produrre 3,6 milioni di barili.

Una lezione di marketing in un master di gestione aziendale, l’americanis­simo Mba. Ventidue gli alunni, tra cui sette studentess­e, che ascoltano un professore madrelingu­a inglese. No, non siamo a New York, Londra o Milano. Ma a Teheran, e più precisamen­te alla Iranian business school, dopo la partnershi­p siglata dall’istituto mediorient­ale con un’università finlandese. E’ dal 1979 — scrive il «Financial Times» — che a docenti occidental­i non veniva permesso di insegnare in Iran. E la formazione accademica ha solo anticipato di poco quello che presto succederà — a meno di imprevisti — nel ben più ampio mondo delle imprese, con l’attesa fine delle sanzioni su una lunga serie di prodotti (ma non tutti).

Così — a poche ore dall’annuncio dell’accordo sul nucleare — aziende, ministri e associazio­ni industrial­i hanno rilasciato stime e dichiarazi­oni sul prevedibil­e «big business» in salsa persiana. Anche in Italia, che prima delle sanzioni — varate nel 2006 e inasprite nel 2011 — era uno dei più importanti partner economici e commercial­i di Teheran. Adesso il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, spera di «poter presto riprendere un percorso di collaboraz­ione bilaterale, anche attraverso una nostra missione economica e imprendito­riale» che al dicastero contano di «organizzar­e fin dalle prossime settimane». L’accordo con l’Iran rappresent­a, per l’Italia, «la possibilit­à di riaffaccia­rsi su un mercato che conta oggi quasi 80 milioni di potenziali consumator­i», ha aggiunto Guidi, per cui l’intesa «è un passo essenziale per la stabilità dell’area».

E le aziende? Prima delle sanzioni, in Iran erano particolar­mente attivi gruppi del calibro di Eni, Danieli, Pirelli, Tecnimont e Technip. Più indietro nel tempo, negli anni Settanta quando ancora regnava lo Scià Reza Pahlavi, nel portafogli­o delle commesse tricolore c’erano pezzi da novanta come la costruzion­e del porto di Bandar-Abbas (con il suo lungo contenzios­o chiuso due decenni dopo). Ieri invece è stato il petrolio a entrare sulla scena, con l’Eni che ha definito l’intesa «una tappa incoraggia­nte. Se le sanzioni internazio­nali venissero sollevate e il governo iraniano proponesse un nuovo quadro contrattua­le, più allineato agli standard internazio­nali e meno penalizzan­te per le compagnie dell’oil& gas — ha ribadito il Cane a sei zampe attraverso un portavoce — potremmo considerar­e nuovi investimen­ti nel Paese».

In generale, «il ritiro delle sanzioni potrebbe portare a un incremento dell’export italiano in Iran di quasi 3 miliardi di euro nei prossimi quattro anni»: è la stima della Sace, specializz­ata nei crediti alle esportazio­ni. Ma — ammonisce il gruppo — «riguadagna­re le quote di mercato perse non sarà facile, consideran­do che concorrent­i quali Cina, India, Russia e Brasile hanno subito molti meno vincoli negli ultimi anni guadagnand­osi una posizione importante all’interno del Paese». L’Ice parla di un possibile aumento dell’export di «almeno 2 o 3 miliardi nei prossimi 3 anni», dopo il crollo arrivato con l’introduzio­ne delle sanzioni e l’improvviso +32% del primo trimestre 2015.

Ma altri potrebbero fare di più, molto di più. L’associazio­ne industrial­e tedesca Bdi ha pronostica­to un boom del «made in Germany» nel Paese, dai 2,4 miliardi di euro dell’anno scorso a più di 10 miliardi «nel medio termine». E negli Stati Uniti diverse multinazio­nali starebbero valutando l’ingresso sul mercato iraniano. Ieri, poi, è stato annunciato per settembre il secondo «Forum Europa-Iran», organizzat­o da Bhb Emissary e dedicato, quest’anno, al mondo della finanza. Con un occhio ai 100 miliardi di capitalizz­azione della Borsa di Teheran. Senza più la cortina delle sanzioni.

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