Boldrini: attenti al rigore miope
La presidente della Camera: Tsipras è stato coraggioso e responsabile
«Adesso è necessario fare attenzione al rigore miope», sostiene il presidente della Camera, Laura Boldrini.
ROMA «È stata una trattativa lunga e pesante, ma non è passata la linea di chi voleva la Grecia fuori dall’euro. Sarebbe stata la pietra tombale sull’Europa. Una sconfitta di tutti».
Tsipras ne esce a pezzi.
«Tsipras è stato coraggioso e responsabile — gli rende l’onore delle armi la presidente della Camera, Laura Boldrini —. Ha calcolato che avere quella linea di finanziamento fino a 86 miliardi avrebbe offerto al suo Paese una prospettiva, evitando il contagio. L’alternativa era l’interruzione sine die dei servizi primari e dell a fornitura di beni, conseguenze che sarebbero state per il popolo forse ancor più pesanti di queste misure».
Tsipras sconfitto e umiliato?
«Ha assunto decisioni lungimiranti che fanno di lui un leader di grande personalità. Le pagherà, forse anche rispetto alla tenuta del governo, ma l’analisi che lo vede umiliato è superficiale. È vero che i greci dovranno fare enormi sacrifici, però ottenere una simile linea di credito dall’Europa non è secondario».
L’accordo è positivo?
«Il risultato è stato ottenuto a carissimo prezzo, ma va in una direzione di coesione. Se l’Europa, per la prima volta, avesse escluso dalla zona euro uno stato invece di allargare i suoi confini, sarebbe stata la via di non ritorno».
Nella Germania di Angela Merkel c’è chi ha spinto per l’uscita della Grecia.
«Se fosse passata la linea dei falchi ci saremmo avviati sulla strada della dissoluzione, tradendo totalmente lo spirito dell’Unione. Ora però fermiamoci, apriamo una riflessione su dove vogliamo andare. Dalla Cina agli Stati Uniti di Obama, tutti i partner hanno espresso preoccupazione per la stabilità dell’Europa».
Renzi è rimasto in panchina?
«No, opponendosi all’uscita della Grecia ha giocato anche la partita dell’Italia. Nelle ore drammatiche del vertice, Tsipras ha combattuto col sostegno di Hollande e Renzi, finché hanno potuto. Dunque Renzi ha dovuto mediare anche rispetto alle posizioni degli alleati».
Il Pse è andato in ordine sparso.
«Più che le famiglie politiche hanno prevalso le famiglie nazionali, forse i governi hanno pensato più alle loro pubbliche opinioni».
Resta il dubbio che il referendum sia servito solo a scatenare i populisti anti-euro.
«Ascoltare il popolo greco è stato uno slancio legittimo. Non per liberarsi dall’Europa e dall’euro, ma per liberarsi di certi vincoli che avevano fatto soffrire il Paese e chiedere alla Grecia se voleva accettare le condizioni della Troika. Ma di fronte al rischio di uscire dall’euro, Tsipras ha scelto il danno minore per il suo popolo e per l’Europa stessa: non avviare una traumatica rottura».
L’Europa ha voluto punire la Grecia?
«Quando Cameron ha detto che farà votare gli inglesi sul rimanere o no nell’Ue, non c’è stata la stessa levata di scudi, non ho visto la stessa preoccupazione aleggiare nelle sale dei vertici europei. Insomma, se il referendum lo fa Tsipras è da irresponsabili e se lo fa Cameron è diverso?».
Per Prodi, se la Grecia ha perso la partita l’Europa ha perso l’anima. Concorda?
«Su immigrazione e solidarietà tra Stati si sta lacerando quel senso di Europa concepito da Schumann, Adenauer, Spinelli. Come reagirebbero i padri fondatori scoprendo che su quegli scogli di confine si è schiantata l’Europa concepita dopo la Seconda guerra mondiale? Se sapessero che, di fronte a uno Stato in difficoltà, altri propongono di espellerlo? Per non dire di chi vuole costruire muri e di chi invoca la pena di morte. L’Europa non si può reggere solo sull’unione monetaria, serve l’unione politica e l’occasione non va sprecata. Per arrivare agli Stati uniti d’Europa bisogna andare tutti nella stessa direzione».
La Germania fu salvata dai capitali americani.
«Come si fa a ripagare il debito se non c’è crescita? Di fronte a una tale crisi, pensare a una ristrutturazione del debito greco non può essere un tabù. Se di fronte alle difficoltà della Grecia, che rappresenta solo il 2% del Pil dell’Ue, si rischia di naufragare, vuol dire che siamo vulnerabili e che dunque l’Europa è debole ». Come ne usciamo? «Inserendo come vincolante l’impatto sociale delle misure economiche. Se si impongono misure ignorandone gli effetti sulle vite delle persone, i popoli si rivolteranno e la tenuta democratica sarà a rischio. Il rigore miope rischia di disgregare l’Europa. Il cammino deve ripartire dagli orfanotrofi della Grecia, dove i bambini abbandonati sono aumentati del 300%. Cosa può giustificare tutto questo accanimento? È facile adottare misure così drastiche da parte di Paesi, come la Germania, che hanno sussidi per chi non ha occupazione. Ma in Grecia e in Italia il reddito minimo garantito non esiste e chi a 50 anni perde il lavoro rischia di dover dormire alla Caritas».
Non è vero che i greci vanno in pensione troppo giovani e non pagano le tasse?
«Molte cose che la Troika ha chiesto in questi anni, la Grecia le ha già fatte. Stipendi e pensioni sono stati tagliati, il tfr dimezzato, i lavoratori pubblici licenziati... Con il risultato che il Pil è crollato e il Paese sta peggio di prima. Segno che le misure non erano quelle giuste».
La strada per una Syriza italiana è in salita?
« Difficile paragonare la Grecia all’Italia, ma in una democrazia è importante che ci siano tutte le componenti politiche. Una destra moderata, una destra più radicale, una sinistra e una sinistra più sinistra. E io penso che questo cammino non sia messo in discussione dagli eventi greci».
Una Syriza italiana? È difficile fare paragoni, ma in una democrazia sono importanti tutte le componenti Una destra moderata, una più radicale, una sinistra e una sinistra più sinistra