E a Roma si dimette il numero 2 di Marino
Passo indietro di Nieri: «Non sono indagato per Mafia Capitale, mi attaccano per colpire Ignazio»
La giunta guidata dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, perde un altro pezzo: si è dimesso il vicesindaco Luigi Nieri (Sel). Dopo il passo indietro del renziano Guido Improta, Nieri è il settimo a uscire dalla giunta in due anni di amministrazione Marino.
Due lettere per Ignazio Marino: in una ci sono le dimissioni del suo vice, nell’altra minacce e un bossolo con «mittenti» — così è scritto sulla busta — Buzzi e Carminati, i due principali indagati di Mafia Capitale. Due lettere, neanche una buona notizia.
In attesa di conoscere la decisione del ministro Angelino Alfano sull’eventuale scioglimento del Comune — il prefetto Franco Gabrielli nella sua relazione ha espresso parere contrario — Roma fa i conti con l’addio di Luigi Nieri, Sel: considerando anche le dimissioni del renziano Guido Improta, Nieri è il settimo a uscire dalla giunta in due anni. C’è altro, forse: la lettera di dimissioni è così zuccherosa che, forse, qualcosa non torna. Certo l’ormai ex vicesindaco di Roma accusa «giornali e poteri forti della città»: e difende, con toni accorati, sia il sindaco sia il suo partito. E però — ed è questo che forse aiuta a comprendere meglio l’accaduto — nella «fase due» prevista per uscire dalla devastazione (politica) lasciata da Mafia Capitale, Sel al di là delle dichiarazioni ufficiali non pare aver fatto le barricate per difendere la postazione di Nieri. E così pure il sindaco, il quale nei giorni scorsi sembrava aver accettato l’idea di un vice targato Pd, in un rimpasto considerato «necessario» dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo stesso Nieri, naturalmente, nega questa lettura: «La mia è una decisione personale, non improvvisa e non dettata da ragioni oscure, né da nauseanti ragionamenti politicisti». La giunta, tutta, lo saluta con affetto: Matteo Orfini, che è commissario del Partito democratico di Roma, parla di «stima e riconoscenza» e precisa che «avrebbe potuto continuare, ma rispettiamo la sua scelta»; per Nichi Vendola (Sel) Nieri paga una «campagna indegna» e Massimiliano Smeriglio (Sel) si dice «molto colpito». Le opposizioni attaccano, chiedono di andare al voto: per il senatore Ncd Andrea Augello «Marino perde i pezzi»; per Alfio Marchini quello di Nieri «è un atto di dignità, Marino prenda esempio»; per Maurizio Gasparri «adesso lo scioglimento è inevitabile».
Se il clima creato dalla lettera di Nieri è questo, l’altra busta indirizzata al sindaco può considerarsi, garantisce il magistrato e ora assessore Alfonso Sabella, «inquietante»: Marino è sotto scorta dal 25 giugno, e siamo al terzo tentativo d’intimidazione. «Il proiettile rinvenuto — spiega Sabella — è un calibro 38 Special, di quelli normalmente usati dalla criminalità organizzata. Guai a sottovalutare l’ennesima minaccia nel clima avvelenato che si respira a Roma».
Brutto clima, dunque. Anche politicamente. Si attende il rimpasto, anche se in attesa di capire chi entrerà nella nuova squadra del Campidoglio è chiaro chi ne esce. Nieri tirato in ballo dall’inchiesta Mafia Capitale — non è indagato — e dalla relazione di quei prefetti (per i quali «tra Buzzi e Nieri c’era un rapporto fiduciario») inviati in Campidoglio dal predecessore di Gabrielli, l’ormai ex prefetto Giuseppe Pecoraro. Nieri dice che «tutto accade per tentare di destabilizzare l’amministrazione, nel tentativo di renderla più fragile». Ma non è forse anche questo l’effetto prodotto dalle sue dimissioni mentre il Campidoglio è in attesa della decisione di Alfano? «Me ne vado per il bene di Roma», dice, perché si sente «il bersaglio perenne di attacchi». È la stessa versione del sindaco, il quale la scorsa settimana aveva accolto le dimissioni dell’ex capo segreteria Mattia Stella, anche lui non indagato ma citato da Gabrielli nella relazione sempre a causa dei rapporti con Buzzi, e di Liborio Iudicello, il segretario generale del Campidoglio nominato da Alemanno. Marino parla di «attacchi violenti», di «polemiche artificiose». Non chiude la porta a un ripensamento: «Parleremo nelle prossime ore». Ma è evidente che si tratti di un addio. Il settimo: prima di Nieri, tra cacciati e dimissionari, avevano guadagnato l’uscita dalla giunta Luca Pancalli, Daniela Morgante, Flavia Barca, Rita Cutini, Daniele Ozzimo (finito agli arresti nell’inchiesta) e, più recentemente, Guido Improta. Si dice che sia pronta al passo d’addio anche la lady dei conti, Silvia Scozzese. Si vedrà. Perché le certezze, adesso, sono davvero poche: la principale è che se Alfano seguirà la relazione di Gabrielli, in Campidoglio partirà la «fase due». Con un rimpasto, dopo l’uscita di Nieri, perfino più semplice.
Le minacce Il sindaco ha ricevuto una lettera con bossolo, Buzzi e Carminati erano indicati come «mittenti»