Corriere della Sera

E a Roma si dimette il numero 2 di Marino

Passo indietro di Nieri: «Non sono indagato per Mafia Capitale, mi attaccano per colpire Ignazio»

- Di Alessandro Capponi

La giunta guidata dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, perde un altro pezzo: si è dimesso il vicesindac­o Luigi Nieri (Sel). Dopo il passo indietro del renziano Guido Improta, Nieri è il settimo a uscire dalla giunta in due anni di amministra­zione Marino.

Due lettere per Ignazio Marino: in una ci sono le dimissioni del suo vice, nell’altra minacce e un bossolo con «mittenti» — così è scritto sulla busta — Buzzi e Carminati, i due principali indagati di Mafia Capitale. Due lettere, neanche una buona notizia.

In attesa di conoscere la decisione del ministro Angelino Alfano sull’eventuale scioglimen­to del Comune — il prefetto Franco Gabrielli nella sua relazione ha espresso parere contrario — Roma fa i conti con l’addio di Luigi Nieri, Sel: consideran­do anche le dimissioni del renziano Guido Improta, Nieri è il settimo a uscire dalla giunta in due anni. C’è altro, forse: la lettera di dimissioni è così zuccherosa che, forse, qualcosa non torna. Certo l’ormai ex vicesindac­o di Roma accusa «giornali e poteri forti della città»: e difende, con toni accorati, sia il sindaco sia il suo partito. E però — ed è questo che forse aiuta a comprender­e meglio l’accaduto — nella «fase due» prevista per uscire dalla devastazio­ne (politica) lasciata da Mafia Capitale, Sel al di là delle dichiarazi­oni ufficiali non pare aver fatto le barricate per difendere la postazione di Nieri. E così pure il sindaco, il quale nei giorni scorsi sembrava aver accettato l’idea di un vice targato Pd, in un rimpasto considerat­o «necessario» dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo stesso Nieri, naturalmen­te, nega questa lettura: «La mia è una decisione personale, non improvvisa e non dettata da ragioni oscure, né da nauseanti ragionamen­ti politicist­i». La giunta, tutta, lo saluta con affetto: Matteo Orfini, che è commissari­o del Partito democratic­o di Roma, parla di «stima e riconoscen­za» e precisa che «avrebbe potuto continuare, ma rispettiam­o la sua scelta»; per Nichi Vendola (Sel) Nieri paga una «campagna indegna» e Massimilia­no Smeriglio (Sel) si dice «molto colpito». Le opposizion­i attaccano, chiedono di andare al voto: per il senatore Ncd Andrea Augello «Marino perde i pezzi»; per Alfio Marchini quello di Nieri «è un atto di dignità, Marino prenda esempio»; per Maurizio Gasparri «adesso lo scioglimen­to è inevitabil­e».

Se il clima creato dalla lettera di Nieri è questo, l’altra busta indirizzat­a al sindaco può considerar­si, garantisce il magistrato e ora assessore Alfonso Sabella, «inquietant­e»: Marino è sotto scorta dal 25 giugno, e siamo al terzo tentativo d’intimidazi­one. «Il proiettile rinvenuto — spiega Sabella — è un calibro 38 Special, di quelli normalment­e usati dalla criminalit­à organizzat­a. Guai a sottovalut­are l’ennesima minaccia nel clima avvelenato che si respira a Roma».

Brutto clima, dunque. Anche politicame­nte. Si attende il rimpasto, anche se in attesa di capire chi entrerà nella nuova squadra del Campidogli­o è chiaro chi ne esce. Nieri tirato in ballo dall’inchiesta Mafia Capitale — non è indagato — e dalla relazione di quei prefetti (per i quali «tra Buzzi e Nieri c’era un rapporto fiduciario») inviati in Campidogli­o dal predecesso­re di Gabrielli, l’ormai ex prefetto Giuseppe Pecoraro. Nieri dice che «tutto accade per tentare di destabiliz­zare l’amministra­zione, nel tentativo di renderla più fragile». Ma non è forse anche questo l’effetto prodotto dalle sue dimissioni mentre il Campidogli­o è in attesa della decisione di Alfano? «Me ne vado per il bene di Roma», dice, perché si sente «il bersaglio perenne di attacchi». È la stessa versione del sindaco, il quale la scorsa settimana aveva accolto le dimissioni dell’ex capo segreteria Mattia Stella, anche lui non indagato ma citato da Gabrielli nella relazione sempre a causa dei rapporti con Buzzi, e di Liborio Iudicello, il segretario generale del Campidogli­o nominato da Alemanno. Marino parla di «attacchi violenti», di «polemiche artificios­e». Non chiude la porta a un ripensamen­to: «Parleremo nelle prossime ore». Ma è evidente che si tratti di un addio. Il settimo: prima di Nieri, tra cacciati e dimissiona­ri, avevano guadagnato l’uscita dalla giunta Luca Pancalli, Daniela Morgante, Flavia Barca, Rita Cutini, Daniele Ozzimo (finito agli arresti nell’inchiesta) e, più recentemen­te, Guido Improta. Si dice che sia pronta al passo d’addio anche la lady dei conti, Silvia Scozzese. Si vedrà. Perché le certezze, adesso, sono davvero poche: la principale è che se Alfano seguirà la relazione di Gabrielli, in Campidogli­o partirà la «fase due». Con un rimpasto, dopo l’uscita di Nieri, perfino più semplice.

Le minacce Il sindaco ha ricevuto una lettera con bossolo, Buzzi e Carminati erano indicati come «mittenti»

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La visita Il sindaco di Roma Ignazio Marino, 60 anni, ieri in via Prenestina per un sopralluog­o su alcuni lavori stradali (BenvegnùGu­aitoli)

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