Corriere della Sera

Fondo salva Stati e garanzie, ecco i conti

Per l’Italia non sono previste risorse aggiuntive rispetto ai 35,9 miliardi già previsti

- di Francesca Basso DALLA NOSTRA INVIATA

BRUXELLES Una cosa deve essere chiara: se la Grecia non fa default l’Italia non deve sborsare nuovi fondi, nemmeno in presenza del terzo programma di assistenza finanziari­a di cui si sta discutendo in questi giorni proprio per salvare Atene dal dissesto. In caso contrario, dovremo contare le perdite come tutti gli altri creditori dell’eurozona, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazio­nale. Ma non è questo il piano a cui stanno lavorando in queste ore a Bruxelles.

Anzi, l’Euro Working Group sta cercando la soluzione tecnica per fornire ad Atene un prestito-ponte da 12 miliardi: entro lunedì la Grecia deve trovare 7 miliardi per ripagare Bce e Fmi, verso il quale è già in arretrato. In più le servono altri 5 miliardi entro la metà di agosto. La finalizzaz­ione dell’accordo per il terzo pacchetto di aiuti da 82-86 miliardi, che saranno erogati attraverso il fondo salva Stati Esm, richiederà infatti fino a un mese. Comunque, «l’eventuale finanziame­nto alla Grecia da parte del fondo Esm — ha spiegato il ministero dell’Economia — non comporta alcun esborso da parte dei singoli Stati membri» e dunque nemmeno da parte di Roma. «La quota di capitale Esm di competenza dell’Italia — ha proseguito il ministero — è già stata completame­nte versata nel 2014 (e ovviamente contabiliz­zata nel debito)».

Non è necessario un nuovo esborso perché il fondo Esm opera sul mercato: emette debito sul mercato, si finanzia a tassi bassi e poi a sua volta va a finanziare il piano di aiuti, cioè presta i soldi alla Grecia. L’esposizion­e totale dell’Italia rispetto ad Atene ammonta a 35,9 miliardi, di cui 10,2 riguardano i prestiti bilaterali erogati nel 2010 in occasione del primo salvataggi­o, quando ancora non esisteva il fondo salva Stati, più 25,7 miliardi tra garanzie e capitale forniti al fondo Esm, già contabiliz­zati ma che non influiscon­o sul deficit perché considerat­i in deroga rispetto alle norme del patto di Stabilità e Crescita.

In attesa però che il fondo Esm apra i cordoni della borsa, sono allo studio diverse ipotesi. Quella apparentem­ente più semplice consiste nell’utilizzo del fondo europeo Efsm che ha ancora a disposizio­ne 13,2 miliardi. Ma non è uno strumento dell’eurozona, coinvolge tutti i Ventotto e Londra ieri, attraverso il ministro delle Finanze George Osborne, ha detto all’Ecofin che «la Gran Bretagna non è un Paese dell’euro, l’idea che i contribuen­ti britannici mettano sul tavolo soldi non può proprio partire». Sulla stessa linea Danimarca, Svezia e Repubblica Ceca. Per usare il fondo Efsm serve l’unanimità dell’eurozona più l’appoggio di quattro Stati non euro. Ma anche il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schäuble ha detto no. Ieri l’Eurogruppo si è consultato in conference call e secondo quanto riferisce il Finacial Times sarebbero state valutate sei opzioni, inclusi i prestiti bilaterali sui quali l’Italia aveva espresso perplessit­à già due giorni fa, preferendo «opzioni europee». Oggi i ministri finanziari dell’eurozona si risentiran­no per trovare un accordo. Il vicepresid­ente della Ue con delega all’euro, Valdis Dombrovski­s, ha spiegato che quasi tutte le opzioni sono «complesse dal punto di vista legale, finanziari­o e politico». E alcune, come la restituzio­ne ad Atene dei profitti della Bce legati al vecchio programma Smp non sufficient­i, ammontano solo a 3,6 miliardi.

Padoan: la quota Esm dell’Italia è già stata versata

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 ??  ?? Il profilo Klaus Regling, 65 anni, è direttore generale dell’European Stability Mechanism (Esm). È stato ceo del fondo salva Stati Efsf
Il profilo Klaus Regling, 65 anni, è direttore generale dell’European Stability Mechanism (Esm). È stato ceo del fondo salva Stati Efsf

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