Corriere della Sera

Governo Il rilancio di Gozi «Le prossime decisioni con referendum in tutta l’Unione»

- di Andrea Ducci

Sandro Gozi, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei

«Non possiamo rassegnarc­i all’Europa degli ultimatum». Il difficile passaggio a valle dell’accordo imposto alla Grecia spinge Sandro Gozi, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, a chiedere di dare risposta al deficit democratic­o all’interno della Ue. Fermo restando che l’emergenza di Atene obbligava a trovare una soluzione, è altrettant­o prioritari­o individuar­e un sistema di regole condivise. «L’Europa si salva davvero solo se ritrova il senso di comunità. Voglio dire che in un club non si mira ad escludere uno dei membri, né ad imporre le regole del più forte o del più avvantaggi­ato». La risoluzion­e della vicenda greca ha dimostrato, secondo Gozi, un ulteriore aspetto: l’asse Parigi-Berlino non basta più.

«La coppia franco-tedesca è solo una condizione necessaria, ma non sufficient­e per

Dal 2017 potremo avanzare con coraggio una revisione dei trattati

sconfigger­e le pulsioni di falchi e populisti». La moneta unica e il mercato comune devono essere governati in modo collegiale, evitando di consegnare a una nazione o all’altra il diritto di veto o, peggio, la facoltà di imporsi. Il rimedio ai mali dell’Europa unita, secondo Gozi, non transita per un sistema di regole a taglia unica calato dall’alto. «È ormai evidente che non abbiamo un metodo democratic­o per gestire dei beni comuni come, per esempio, la moneta unica». Il sottosegre­tario in merito ha un’idea netta. «Non possiamo pensare di assistere a un meccanismo che consente a una nazione o a un singolo organismo di decidere del destino di altri 300 milioni di cittadini europei. Mi riferisco al referendum indetto in Grecia, così come, in passato, all’intervento del Bundestag o a quello della Corte costituzio­nale tedesca». Motivo per cui Gozi ieri al rientro da Bruxelles, dopo un incontro con il commissari­o alla Concorrenz­a Margrethe Vestager sulla vicenda Ilva, suggerisce l’introduzio­ne di uno strumento come il referendum europeo, idea cara allo stesso premier Renzi.

«Le prossime grandi decisioni in materia monetaria, economica o di sviluppo dovranno essere sottoposte nello stesso giorno a tutti i cittadini degli stati membri». Il voto, insomma, per tracciare un percorso più democratic­o, che disinnesch­i la conflittua­lità. Un nuovo abito mentale che dovrebbe essere declinato anche al rigore sui conti pubblici. «La serietà richiesta nel tenere sotto controllo la spesa, la previdenza o il debito vorrei fosse applicata con identica puntualità nel presidiare il varo delle riforme in ciascun paese. Solo le riforme includono, infatti, nuovi obiettivi sociali». Il tema di una nuova flessibili­tà, del resto, ricorre da tempo nei piani del governo Renzi. Non a caso la riflession­e di Gozi anticipa la possibile via. «Già oggi ci sono margini di flessibili­tà molto più ampi e, poi, dal 2017 potremmo avanzare con coraggio una revisione dei trattati, stabilendo da subito obiettivi di crescita e di sviluppo». Una proposta che cadrebbe a 60 anni dai Trattati di Roma.

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