Corriere della Sera

L’obiettivo del governo: ottenere da Bruxelles un bonus sugli investimen­ti

Si punta a un milione di posti di lavoro, l’ipotesi sgravi

- Mario Sensini

«Potremo dirci contenti solo quando torneremo, in termini di occupazion­e, ai livelli precedenti la crisi». Scampato in extremis, e per il momento, il rischio Grexit, Matteo Renzi rilancia gli obiettivi del governo. Tornare alla crescita, e soprattutt­o creare nuovi posti di lavoro. Almeno un milione, dice Renzi: tanti quanti ne sono stati distrutti dalla crisi.

Ad aprile del 2008, quando l’economia cominciò a prendere una bruttissim­a piega, in Italia gli occupati erano 23 milioni e 200 mila, con il tasso di disoccupaz­ione al 6%. Oggi siamo al 12,4% e gli occupati sono 22 milioni e 300 mila. La creazione di nuovi posto di lavoro diventerà dunque la priorità della prossima legge di Stabilità, alla quale il premier sta già lavorando con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

La strategia, tutta finalizzat­a alla crescita dell’economia, non cambia. Insieme alla prosecuzio­ne delle riforme che garantisco­no flessibili­tà nell’uso del bilancio, però, il governo ha necessità di sostenere ancor di più la ripresa, con una riduzione delle tasse e gli investimen­ti pubblici. Anche tornando a chiedere alla Ue di scomputare dal deficit una parte della spesa necessaria.

«L’unico modo per tornare a crescere come si deve è investire nelle infrastrut­ture e nelle tecnologie. Dopo undici trimestri consecutiv­i di flessione, ora stiamo riprendend­o la crescita, ma non è sufficient­e» ha detto ieri Renzi, in visita ufficiale in Etiopia. L’ipotesi che Renzi sta valutando con Padoan è quella di chiedere alla Ue di non considerar­e nel disavanzo la spesa pubblica necessaria a cofinanzia­re i progetti assistiti dai fondi comunitari. Un «bonus» che potrebbe valere 3-4 miliardi di euro, da usare per la manovra del 2016.

La prima esigenza è eliminare gli aumenti dell’Iva, che valgono 16 miliardi. Il governo ha già delineato nel Documento di economia e finanza di aprile il modo di recuperarl­i: dieci dovrebbero arrivare da una nuova tornata di revisione della spesa, Renzi chiede da tempo all’Ue flessibili­tà sui parametri per i conti pubblici. Tra le proposte, quella di non considerar­e nel deficit la spesa pubblica per cofinanzia­re i progetti assistiti da fondi comunitari poco più di 6 si copriranno in deficit, lasciandol­o correre un po’ di più del previsto.

L’obiettivo del 2016, per ora, è fermarlo all’1,8% del prodotto interno lordo, per arrivare allo 0,8% e al pareggio struttural­e di bilancio nel 2017, anche se il percorso potrebbe essere rivisto alla luce dei nuovi dati sulla congiuntur­a. Il governo stimava ad aprile una crescita del pil dello 0,7%, ma c’è fiducia che da qui a settembre, quando verranno rivisti i numeri, le prospettiv­e possano migliorare. Ieri è arrivata una nuova conferma, con i prestiti bancari che dopo tre anni di calo ininterrot­to, sono ormai vicinissim­i alla ripartenza. Un migliorame­nto della crescita potrebbe portare in dote altri 3-4 miliardi, che insieme al «bonus» investimen­ti potrebbero creare spazio per una riduzione delle tasse o nuovi sgravi sul lavoro.

Il bilancio è considerat­o sotto controllo. Il debito pubblico, secondo Bankitalia giunto al record assoluto di 2.218 miliardi a maggio (+3,9% da inizio anno), non preoccupa. «Raffronti nel tempo e tra Paesi sono sul debito in rapporto al Pil, non in valore assoluto» dice il Tesoro. Sarà quello, il dato del pil del secondo trimestre, atteso alla vigilia di Ferragosto, il numero cruciale per definire la portata della manovra e i margini per una nuova azione di sostegno all’economia. «Il mio non è ottimismo banale, ma desiderio di riportare la speranza. L’Italia è più forte delle sue paure, più solida di qualsiasi difficoltà. Non lasciamo il futuro ai gufi» incalza il premier.

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