Corriere della Sera

«Non ho mai gestito contratti Controllav­o solo le tariffe»

Sarro, il deputato della commission­e Antimafia sotto accusa

- di Fabrizio Roncone

L’onorevole risponde al secondo squillo.

La voce fredda, profonda, quasi del tutto priva di inflession­e (è nato a Piedimonte Matese, nel Casertano, 55 anni fa: è compaesano e collega di partito della senatrice Maria Rosaria Rossi, sacerdotes­sa di Palazzo Grazioli, detta anche «la badante»: ma non immaginate­vi retroscena, i due — letteralme­nte — si detestano).

Dieci minuti di telefonata: e mai un cedimento, un nervosismo, un vuoto.

A Nicola Cosentino detto Nick ‘o mericano piaceva proprio questo del suo avvocato e amico fedele Carlo Sarro: non perde mai il controllo della situazione.

Nemmeno stavolta. Che, pure, è una brutta situazione.

«Bruttissim­a, orribile, incredibil­e, allucinant­e». Continui, onorevole Sarro. «Sono innocente». Continui. «Faccio l’avvocato da trent’anni, ho fatto il sindaco del mio paese per dieci e sono parlamenta­re da otto: e mai, dico mai, pur lavorando in territori assai complicati, mai sono stato sfiorato da un millimetro di schifezza. Niente! Pulito sempre! E adesso...».

La Dda di Napoli l’accusa di «turbata libertà degli incanti» in relazione a una gara d’appalto della Gori spa, controllat­a di Acea, nella gestione degli acquedotti e del rifornimen­to idrico della Campania: vorrebbero arrestarla.

«Ma di cosa mi accusano, eh? Io, come Commissari­o liquidator­e dell’Ente d’Ambito Sarnese-Vesuviano, non mi sono mai occupato di contratti, gare e cose così... Mai gestito, né direttamen­te né indirettam­ente, alcun appalto...». Ci pensi bene. «E ci sto pensando, infatti. Ma davvero non riesco a capire di cosa mi si accusi. Del resto, no, dico: io mi occupavo soltanto di pianificaz­ione e controllo delle tariffe...». Perché parla al passato? «Perché mi sono dimesso». Ci ha messo un po’. Raffaele Cantone, presidente Anac, aveva già stabilito che il suo ruolo di parlamenta­re fosse incompatib­ile con quello di commissari­o.

«Stavo preparando i documenti: vista la situazione, ho accelerato le procedure».

Cantone ha detto che, conoscendo­la

Il ruolo Non riesco ancora a capire di cosa mi si sta accusando Nemmeno una multa Cantone forse non ha capito che il sottoscrit­to, in vita sua, non ha mai preso una multa

personalme­nte, è rimasto comunque stupito dalla richiesta di arresto. «Bontà sua...». Siete amici? «Ci conosciamo. Probabilme­nte ha capito che il sottoscrit­to, in vita sua, non ha mai preso nemmeno una multa».

Lei è anche vicepresid­ente della commission­e Giustizia della Camera e membro della commission­e Antimafia. «Sì. E allora?». Verrebbe da pensare che lei, in occasione delle recenti elezioni regionali, si sia espresso anche su chi tra i candidati fosse «impresenta­bile»...

«Ma lei certo ricorderà che noi di Forza Italia avevamo deciso, per ragioni di carattere puramente politico, di non partecipar­e ai lavori della commission­e...».

Verrebbe da pensare anche altro.

«Senta... è appena arrivato il mio avvocato... dobbiamo pianificar­e la linea di difesa... purtroppo non posso più restare qui a parlare con lei...».

(Mette giù. Con delicatezz­a, ma mette giù).

Va bene: allora per capire meglio che tipo di personaggi­o politico è l’onorevole Carlo Sarro, prendiamo qualche ritaglio di giornale (è una balla che su Internet poi alla fine trovi sempre tutto: Wikipedia, per dire, che pure di solito scava su tutto e tutti, gli dedica due righe due).

Intervista al Corriere del Mezzogiorn­o (26 agosto 2014).

Sentite cosa dice Sarro, parlando da commissari­o provincial­e di Forza Italia a Caserta.

«Il lavoro fatto in passato da Cosentino ha prodotto una classe politica affidabile».

«Il caso Cosentino deve far riflettere. Personalme­nte sono fortemente convinto della sua estraneità alle accuse» (Cosentino è accusato di avere legami stretti con il clan dei Casalesi).

«Mi reco spesso in carcere a fargli visita e, ogni volta, trovo un uomo che stoicament­e affronta la detenzione».

Si suppone che poi, l’onorevole Sarro, dopo aver fatto visita al suo amico Nick ‘o mericano, si recasse anche a Palazzo San Macuto, dove si riunisce la commission­e Antimafia. Così, come se niente fosse. Con il suo abito blu e i capelli brizzolati pettinati con la riga a sinistra. Elegantino, un po’ provincial­e ma rassicuran­te. Nick lo presentò a Berlusconi abbastanza certo di fare colpo (c’era il problema della forfora: ma bastò un colpo di spazzola): esteticame­nte certi tipi piacevano un sacco al Cavaliere (adesso dicono decida tutto la Rossi, va un po’ a capire).

Sarro comunque si fa prima un giro da senatore e poi un secondo da deputato. Quando il Pdl si scioglie, non esita ad andare con Forza Italia. Però, ad un certo punto, esita. Tentenna. Conosce il dubbio.

Denis Verdini china la sua criniera grigia e il suo sguardo terribile su Sarro: «Firmi la lettera, sì o no?». È la lettera con cui Verdini chiede a Berlusconi di proseguire il cammino delle riforme anche a costo di sostenere Matteo Renzi e che però gli serve anche per contare i suoi: a Montecitor­io, firmano in 17. Sarro diventa «verdiniano». Ma è un errore. Una debolezza (anche se non dev’essere facile ritrovarsi Verdini a un centimetro dal naso).

Comunque il cuore di Sarro è in Campania, a Napoli c’è il suo ufficio da avvocato amministra­tivista, lì c’è Nick ancora nei guai grossi, lì resiste e tiene la rete di rapporti politici legata a Forza Italia.

Sì, arruolarsi tra i «verdiniani» è stata una mossa sbagliata, sbagliatis­sima.

Così, quando la settimana scorsa, Verdini chiede a Sarro se è pronto allo strappo, a lasciare il partito, Sarro risponde abbassando lo sguardo: «No, Denis. Mi spiace, non me la sento. Resto con Silvio».

Resta dentro Forza Italia con il suo curriculum: proposte di leggi e leggine per condonare ogni abuso edilizio (a volte in coppia con un altro suo amico, Francesco Nitto Palma) e il celebre emendament­o per l’introduzio­ne di una specie di quarto grado di giudizio.

A ripensarci: due sole righe di biografia su Wikipedia, proprio pochine.

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