Corriere della Sera

«È contrario alla Costituzio­ne» Il gip blocca il decreto per l’Ilva

«Negato il diritto alla salute, violati dieci articoli della Carta»

- Michelange­lo Borrillo

Prima il sequestro dell’altoforno da parte della magistratu­ra. Poi il decreto del governo Ilva-Fincantier­i — l’ottavo per salvare l’acciaieria di Taranto — che ha garantito la continuità produttiva dello stabilimen­to. Quindi la nuova mossa, di ieri, della magistratu­ra, come in una partita a scacchi: il gip di Taranto, Martino Rosati — accogliend­o una richiesta della procura — ha sollevato la questione di legittimit­à costituzio­nale del decreto legge dello scorso 4 luglio. E così gli atti, adesso, saranno trasmessi alla Corte Costituzio­nale.

L’altoforno 2 era stato sequestrat­o a causa di un incidente avvenuto l’8 giugno scorso costato la vita a un operaio di 35 anni, Alessandro Morricella, investito da un getto di aria bollente mentre misurava la temperatur­a della ghisa e morto dopo quattro giorni a causa delle ustioni (sono dieci le persone iscritte nel registro degli indagati per cooperazio­ne nel reato di omicidio colposo).

Con il rischio di spegniment­o dell’altoforno a partire dal 6 luglio, il decreto del governo superò il sequestro stabilendo che, nei casi di aziende di rilevanza strategica nazionale sottoposte a norme cautelari da parte della magistratu­ra, il provvedime­nto non possa impedire la prosecuzio­ne dell’attività d’impresa. A patto che l’azienda presenti in termini «stringenti» un piano di misure aggiuntive sulla sicurezza.

E questo è uno dei nodi che emerge dall’ultimo botta e risposta tra la magistratu­ra di Taranto e il governo. Il gip, infatti, contesta l’articolo 3 del decreto legge che sarebbe in contrasto con dieci articoli della Costituzio­ne (2,3, 4, 9, 32, 35, 41, 77, 104 e 112) che tutelano, tra le altre cose, la garanzia dei diritti inviolabil­i, la pari dignità sociale e la salute. Nel dettaglio la procura di Taranto ritiene che il decreto, «riconoscen­do solo all’impresa il compito di predisporr­e unilateral­mente un piano di misure aggiuntive, Al lavoro Il decreto del governo è stato varato per impedire lo stop di Ilva e Fincantier­i, ritenuti «strategici» senza la possibilit­à di sindacato alcuno, di fatto non realizzere­bbe un bilanciame­nto ragionevol­e tra il diritto alla salute ed all’ambiente salubre». In pratica — si legge nell’ordinanza — il decreto consente all’impresa «pur a fronte di un perpetrars­i di attività illecita, di continuare la propria attività per dodici mesi sul presuppost­o della predisposi­zione unilateral­e e insindacab­ile di un piano di intervento, senza possibilit­à per gli organi di controllo e per l’autorità giudiziari­a di sindacare o sollecitar­e misure di sicurezza ulteriori».

L’altra contestazi­one dei magistrati riguarda un’antica diatriba sui decreti legge. Ovvero la mancanza del «presuppost­o della straordina­ria necessità e urgenza che giustifica l’esercizio del potere legislativ­o da parte del governo». Sebbene, nel caso specifico dell’Ilva, lo spegniment­o dell’altoforno 2 avrebbe comportato a catena lo stop della più grande acciaieria d’Europa e, come sottolineò in un tweet contestato dagli ambientali­sti il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, «la perdita del lavoro per 15 mila persone».

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