Corriere della Sera

Ariston-Eurotech, il web delle cose made in Italy

L’intesa per trasformar­e le caldaie in un servizio (con il controllo via app)

- @massimosid­eri Massimo Sideri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando si parla di Internet delle cose si tende a immaginare un mondo abbastanza fumoso, comunque difficile da mettere a fuoco. «Ma è una cosa molto concreta che sta cambiando il modello di business dell’industria» racconta Roberto Siagri che con la società che presiede, Eurotech, ha stretto un accordo con Ariston Themogroup che sarà annunciato oggi e che prevede la trasformaz­ione del prodotto caldaia in una «sorta di servizio», con controllo via app. È l’Internet delle cose made in Italy. Si parte in Italia con i prodotti per il riscaldame­nto dell’acqua e per l’ambiente, ma la prospettiv­a è di portare la trasformaz­ione a tutte le linee. D’altra parte è lo stesso processo che Siagri ha applicato a Eurotech: la società partecipat­a da Finmeccani­ca è conosciuta per i suoi microcompu­ter da polso ma essa stessa si sta trasforman­do in un’azienda di software e servizi. «Noi abilitiamo questa trasformaz­ione — esemplific­a Siagri — in Ariston con questi prodotti siamo un po’ il corriere espresso dei dati. Li portiamo da dove si generano, la caldaia, fino al cloud dove l’applicazio­ne può essere istruita via smartphone dall’utente, ma con in più la rete di assistenza». È proprio questo passaggio che trasformer­à col tempo il modello di business della manifattur­a in quello dei servizi. «L’accordo con Ariston è un esempio di come i prodotti, grazie all’elettronic­a, possono andare in questa direzione. La rete di assistenza potrebbe sapere prima dello stesso proprietar­io che c’è qualcosa che non va nel suo impianto casalingo. Questo apre le porte all’industria in real time che è anche sinonimo di maggiore efficienza e di sostenibil­ità». Il controllo dovrebbe permettere anche una riduzione dello spreco per tutti. «Se il cliente — spiega Siagri — riesce ad avere una migliore gestione della caldaia la tiene in vita più a lungo. Ma anche l’intervento del tecnico sarà a colpo sicuro perché la raccolta di dati permetterà di conoscere prima il problema. Altri sprechi in meno». Non solo economici, ma anche di risorse.

Le conseguenz­e tendenzial­i sono disruptive: se porti l’economia del possesso a quella dell’uso tenderai a fare un prodotto che non si rompe perché il guadagno non è più nel ricambio dell’oggetto, ma nella sua sopravvive­nza. Non si potrà più dire: non fanno più i prodotti di una volta...

Ma per fare questo bisognerà aggiungere tanto software intorno ai prodotti (quello che chiamiamo Internet delle cose). Come ha detto Chris Anderson tutte le aziende devono rendersi conto che sono aziende di software e prima se ne rendono conto meglio è.

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