TUTTI COLPITI DALL’EPIDEMIA DI SPOCCHIA
La spocchia è peccato veniale o mortale? Fulvio Scaparro psicoterapeuta e giornalista (qui sul «Corriere»), grande combattente per i diritti dei bambini,
autore de L’anti spocchia (Bompiani, pagine 180, 12) propende per la seconda delle due ipotesi, considerandola un difetto insopportabile oltre che, purtroppo, abbastanza diffuso. Tuttavia non è con cipiglio severo che la denuncia bensì con l’ironia, anzi, con il sarcasmo, ridicolizzando gli spocchiosi che si annidano un po’ dappertutto, in primo luogo naturalmente tra i potenti e tra coloro che tali si credono, ma non soltanto.
Il suo nuovo libro incomincia con i toni del
saggio ( Come ho imparato a difendermi dagli
arroganti, secondo il sottotitolo) ma fortunatamente si trasforma via via in raccolta di spassosi racconti che riferiscono di sue personali vicende — vere o inventate non importa — incentrate su incontri e scontri con personaggi gravemente affetti dal male della spocchia. Un male che potrebbe rivelarsi incurabile a meno che qualcuno non metta l’ammalato sull’avviso, tentando di aprirgli gli occhi su quella sua presunzione. È noto, tuttavia, che non sempre la cura ha il successo sperato.
Grandi spocchiosi Fulvio Scaparro ne individua non pochi, per esempio, tra gli studiosi, tra i professori universitari, tra le cosiddette personalità della cultura. Non è detto che sia proprio tra queste categorie che il morbo infuri in modo particolare ma, essendo stato l’autore professore a sua volta, ha probabilmente avuto modo di osservare l’ambiente accademico con speciale attenzione.
Irresistibili sono, infatti, le descrizioni di tavole rotonde, simposi e convegni vari, nel corso dei quali i relatori, incuranti della sofferenza che infliggono all’uditorio, gareggiano a chi parla più a lungo e in modo più difficile. E imperterriti continuano nel loro monologo malgrado il pubblico — è questa la giusta punizione per tanta spocchia — vada assottigliandosi un poco alla volta: panorama universalmente noto essendo stati tutti quanti almeno una volta pubblico in discreta fuga dalle troppe parole di qualche soporifero oratore.
In buona compagnia dei baroni universitari, grandi campioni di spocchiosità sono, come è ovvio, i politici, sovente veri maestri di arroganza che amano considerarsi categoria a parte, esseri speciali cui inchini e devozioni sono dovuti. Ma, si sa, la malattia ramifica anche fuori da queste categorie, infettando, sia pure, di solito, in modo meno acuto, strati insospettabili di popolazione, vicini di pianerottolo, compagni di lavoro, avventori del bar sotto casa.
In altre parole — i racconti di Scaparro lo testimoniano — siamo tutti quanti a rischio, né l’autore completamente esclude se stesso dal numero dei sofferenti di lieve spocchia, auto flagellandosi, con ironia, al punto giusto. Tanto per dire, insomma, che il morbo è altamente contagioso, e che ci troviamo in presenza di un’epidemia, quasi.