«Non sono nemmeno il fratello di quel Nibali»
L’italiano: «Non so perché non sono più quello dell’anno scorso. Ma vado avanti»
Subito dopo il traguardo lo trascinano nella gabbia dell’antidoping. Vincenzo Nibali ci resta un quarto d’ora. Quando lo liberano tira dritto verso il bus dell’Astana. Il fido massaggiatore Pallini traduce il gesto: «Se avete cuore e non volete farlo piangere, le domande rimandatele a dopo». A dopo la doccia. A dopo uno sfogo nel bus. A dopo, forse, qualche lacrima.
Dal Tour del trionfo, Vincenzo Nibali passa a quello della crisi, la peggiore della sua carriera, e delle domande senza risposta. Uno stillicidio di secondi persi nelle prime nove tappe. Con tante spiegazioni, in apparenza tutte plausibili: il vento, la giornata storta, una posizione sbagliata in gruppo nel momento dell’attacco decisivo. Ieri, semplicemente, il crollo. Nibali si è staccato quando mancavano 10.600 metri all’arrivo, a salita appena iniziata. È andato avanti circondato dai compagni, che sembravano trascinarlo. Unica consolazione, rispetto a Contador e tanti altri caduti in verticale negli ultimi chilometri, lui ha perso terreno regolarmente. È arrivato a 4’25” da Froome a cui rende 6’57” in classifica generale. Beffa del destino, Vincenzo ha migliorato la sua posizione in classifica generale: era tredicesimo e adesso è decimo.
Dopo un altro quarto d’ora Nibali scende dal bus e affronta i cronisti, andando subito al sodo: «Non tenevo il ritmo, non ho fiato, non ho forza. Faticavo anche a stare dietro i compagni che mi trascinavano e sono stati perfetti. Ho perso io, però hanno perso tutti i big. Froome vola, certo, ma io non sono
Il direttore sportivo Martinelli: «Siamo arrivati preparatissimi, ma dopo la caduta si è rotto qualcosa»