I sei gemellini d’Italia con il papà disoccupato
Caserta, la mamma: compriamo solo le scarpe, ma abbiamo bisogno di lavoro
Maurizio, Paolo, Francesca, Anna, Chiara, Serena: sono i sei fratellini famosi per essere sbocciati con parto esagemellare il 10 gennaio 2010. A casa Mele, famiglia di Orta di Atella, nel Casertano, papà Pino è disoccupato, Carmela è mamma a tempo pieno: «Ci aiutano parenti e amici».
È un’impresa comunicare con casa Mele, famiglia di Orta di Atella, nel Casertano, ai margini della Terra dei Fuochi. Occorre rassegnarsi a una conversazione rumorosa e ricordarsi di staccare di tanto in tanto il cellulare dall’orecchio, per salvare l’udito. «Da noi è sempre così. Mi sono abituata. Ecco, sa che stanno facendo adesso? Saltano sul lettone dove siedo», si fa largo tra gli strilli la signora Carmela. Pianti, litigi, azzuffate. Lei non si scompone e interviene con rimbrotti pacati.
A scatenare il perenne caos, sei fratellini famosi per essere sbocciati con parto esagemellare, secondo e ultimo caso in Italia dopo i sei Giannini, nel 1996. Maurizio, Paolo, Francesca, Anna, Chiara e Serena. Pesavano da 600 a 800 grammi ciascuno, per mesi sono stati in terapia intensiva. I sei discoli sorridono con le dita a«V» e il pollice del tutto ok nella foto inviata al pediatra che li ha visti uscire dalla pancia della mamma il 10 gennaio 2010 alla ventiseiesima settimana di gravidanza. Ridono sullo sfondo di un mare piatto e giallino. «Come vede stanno bene. Potevano crescere con danni seri. Invece solo due di loro hanno una leggera miopia», racconta Luigi Orfeo, primario al Rummo di Benevento.
Ieri ha partecipato con alcuni pediatri alla serata di beneficienza organizzata da Gigi D’Alessio a favore dei bambini della Terra dei Fuochi con il sostegno di una nota azienda di acque minerali. Tra le iniziative il dono all’ospedale di Caserta di un’ambulanza per il trasporto neonatale, unica in Europa per le apparecchiature con cui sarà attrezzata, e la ristrutturazione del pronto soccorso al Santobono di Napoli. Carmela è mamma a tempo pieno, papà Pino è invece disoccupato. È dura, però non si lamenta: «Li ho avuti tardi, a 35 anni, per un errore dopo una cura antisterilità. Sono diversi uno dall’altro. All’inizio arrivavano pacchi da tutta Italia. Ora i vestiti me li danno i compaesani. Compro solo le scarpe. Siamo una squadra. Mi hanno aiutata parenti e amici. Chi cambiava pannolini, chi dava il biberon. Abbiamo bisogno di lavoro. Il futuro mi preoccupa. Poi guardo quei sei e il sole risplende».
Casa Mele La nascita nel 2010 Dopo i Giannini, sono il secondo e ultimo caso nel nostro Paese Il primario «Potevano avere danni seri, l’unico problema è che due di loro hanno una leggera miopia»