Pisapia: Milano non si perderà, noi capaci di scegliere da soli
Il sindaco: rattristato dalle dimissioni del vice, ma qui il clima è straordinario
Sindaco Giuliano Pisapia, lei non si ricandida, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris si è dimesso. Il Pd nazionale è preoccupato. Teme di perdere Milano tra 10 mesi?
«Milano in questi anni è rinata, per tutti è il place to be. Non lo dico io, lo dicono i giornali di tutto il mondo e i milanesi lo vivono sulla propria pelle. In città c’è un clima straordinario, che è il risultato del lavoro collettivo dell’amministrazione che ha lavorato per una città aperta, solidale, efficiente, innovativa, sempre più internazionale e che coniuga pubblico e privato. Non è un caso che nella nostra città oggi vi siano il maggior numero di consolati di tutte le città del mondo. E tutto questo è dovuto ad un lavoro unitario e a un progetto condiviso della coalizione di centrosinistra, non legato a una sola persona. Non ho paura che Milano si perda».
Il modello Milano esce indebolito?
«Io mi sento rafforzato dai passi avanti che facciamo ogni giorno. Un esempio: due giorni fa abbiamo presentato lo scooter sharing e siamo adesso l’unica città al mondo che abbia un’offerta completa: bici, moto, auto. Essere avanti è il modello Milano. E i fatti sono più forti delle polemiche momentanee. Certo, sento fortemente su di me la responsabilità non solo di dare il massimo nei prossimi mesi nell’azione di governo, ma anche di evitare che scelte personali indeboliscano quanto abbiamo fatto e rendano più difficile il cammino verso le elezioni».
La scelta della De Cesaris non rischia di offuscare il momento positivo della città?
«Voglio ringraziare Lucia De Cesaris per le cose importantissime che ha fatto, come il Piano del Territorio che concilia servizi, verde e sviluppo, il regolamento edilizio che mancava da decenni e il recupero di bellissimi quartieri e di zone degradate e inquinate. Ora ha fatto una scelta che mi rattrista ma che rispetto. E ricordo che gli assessori continuano a lavorare con abnegazione e amore per la città. La nostra forza sta nel progetto, non nel destino del sindaco o di un’altra singola persona».
Domani il premier Renzi sarà all’Expo per l’assemblea del Pd, crede che quanto successo sposti le scelte da Milano a Roma? Ha parlato con lui?
«So quanto sia oberato un sindaco, immagino quanto lo sia un premier. Renzi in più occasioni, anche recentemente, ha pubblicamente riconosciuto che Milano è il fiore all’occhiello del Paese. Il presidente del Consiglio sa bene che Milano è una città straordinaria, assolutamente in grado di fare le proprie scelte. Come ha fatto finora».
Renzi sembra volere ricandidare i sindaci uscenti. Ci sono margini per un suo ripensamento?
«Chi mi conosce sa che non sono attaccato alle poltrone. Fin dalle primarie ho detto che avrei fatto un solo mandato. Il nostro successo è frutto della capacità che abbiamo avuto di costruire una classe dirigente in grado di proseguire il lavoro di questi anni. E poi io non mi trasferisco su Marte, garantirò che questa strada non si interrompa». Avanti con le primarie? «Le primarie non sono un dogma, sono una grande opportunità di confronto e di partecipazione. Non bisogna averne paura. Non ne ho avuta io cinque anni fa, non ne ha avuta Renzi che si è presentato a tre primarie diverse, come sindaco, come candidato premier, come segretario del Pd. A Milano abbiamo già dimostrato di saperle fare bene. Non ho dubbi che sarà ancora così. Solo ieri ho incontrato la coalizione e sul percorso verso le elezioni siamo tutti d’accordo. Metterò tutto me stesso per garantire che il modello Milano venga confermato culturalmente, istituzionalmente e politicamente anche per i prossimi cinque anni».
Esprimerà la preferenza per un candidato?
«Per le primarie non ritengo, come sindaco, di dover dare indicazioni sui candidati. Sarebbe divisivo cosa che voglio far di tutto per evitare».
A Roma il centrosinistra è diviso e spesso litigioso. Il suo prossimo impegno sarà provare a ricucire questo strappo?
«La mia storia politica è fatta di ricuciture, non di strappi. Di mediazioni alte e non di compromessi poco nobili e, tanto meno, di Aventini. Resto convintissimo che la proposta migliore per il Paese sia quella di un centrosinistra unito che comprenda il Pd e la sinistra di governo, non quella che sceglie la testimonianza. Ognuno deve fare un passo avanti per creare quel “ponte” che ci faccia tornare uniti. Farò tutto quanto sarà nelle mie possibilità perché questo accada».
Con Renzi i rapporti in passato sono stati freddi, il fatto che spinga per approvare le unioni civili che sono una vostra bandiera può aiutare il riavvicinamento?
«I diritti civili possono essere il terreno ideale per far ripartire il dialogo nel centrosinistra oggi profondamente diviso a livello nazionale, un terreno su cui il Parlamento è sovrano senza che ci sia il vincolo della maggioranza di governo. Renzi ha dimostrato di saper fare in fretta quando vuole. Forse ha capito che su questo terreno è possibile cominciare a ricostruire un’unità indispensabile».
In assoluto teme di più Grillo che vola nei sondaggi o la destra guidata da Salvini?
«Temo un centrosinistra diviso e quindi più debole. Il populismo di Grillo e Salvini deve spingerci ancora di più a far ripartire il dialogo tra tutto il centrosinistra. Alle parole dobbiamo opporre i fatti. L’unità della coalizione non è un auspicio, ma una necessità inderogabile».
Mi sento rafforzato dai passi in avanti che facciamo ogni giorno I fatti sono più forti delle polemiche di un momento Voglio ringraziare De Cesaris per le cose importanti che ha fatto Ricordo che gli assessori della giunta continuano a lavorare con abnegazione Ho sempre detto che avrei fatto un solo mandato Ma abbiamo costruito una classe dirigente che può proseguire il lavoro Lo scenario nazionale Resto convinto che la proposta migliore sia un’alleanza tra i dem e la sinistra