Gli oppositori di Renzi e il referendum nel 2017 per non votare prima
La tattica sulle riforme. I primi segnali da Fitto
Anche gli avversari di Renzi fanno il tifo per Renzi. Non è un paradosso è realpolitik: nessuno infatti intende sabotare le riforme costituzionali, perché nessuno vuole segare il ramo su cui sta seduto, provocando la fine anticipata della legislatura che tutti invece vogliono scongiurare. L’ostruzionismo strisciante sulla modifica del bicameralismo ha semmai un altro fine: allungare i tempi in Parlamento per impedire che il premier possa indire il referendum nel 2016. Poco importa se la consultazione popolare si tenesse in primavera o in autunno: in un caso come nell’altro, Renzi potrebbe comunque decidere di andare alle Politiche l’anno seguente. L’obiettivo dei suoi rivali è posticipare il voto sulle riforme ai primi mesi del 2017 per impedire al leader del Pd di usare l’arma elettorale, avendo invece la certezza di tornare alle urne solo nel 2018.
È questo l’orizzonte temporale, e c’è un motivo se anche il Quirinale ritiene che la legislatura arriverà al suo termine naturale. In fondo, la battaglia sulle riforme non si gioca esclusivamente sui tempi, perché l’intesa sulle modifiche alla Carta — quando verrà sancita — sarà la conseguenza di un accordo sui futuri equilibri politici e sulle regole del gioco. Insomma: nuove istituzioni, nuove coalizioni e nuova legge elettorale. Sono tre nodi che vanno sciolti insieme, e per quanto Renzi dica che «l’Italicum non si tocca», tutti sanno che le modifiche all’Italicum sono parte della trattativa.
Il punto è capire chi farà parte della trattativa, perché la maggioranza sulle riforme è ancora da costruire. Un conto è l’ambito di governo, che i prossimi innesti del centrista Quagliariello e dei democratici Amendola e Damiano mirano a compattare. Altra cosa è il perimetro delle riforme, che inevitabilmente deve essere più largo. L’appoggio dei soli verdiniani non basterebbe a Renzi per superare indenne le forche caudine del Senato, dove la minoranza del Pd fa blocco e insieme ai voti di Berlusconi ha i numeri per mettersi di traverso. Perciò il premier sta lavorando per recuperare «quanti più compagni possibili».
Ma le variabili in politica sono infinite, e da ieri i rapporti di forza a palazzo Madama sono cambiati: con la nascita del «Leone blu», Fitto entra formalmente in gioco. Il leader dei Conservatori e Riformisti, presentando il suo partito, ha fatto la sua mossa d’apertura: «Sfido Renzi sulle riforme costituzionali», ha detto, annunciando la «ripresentazione di alcuni emendamenti» al disegno di legge sulla modifica del bicameralismo. Traduzione: siamo pronti a trattare. Sia chiaro, Fitto intende restare ancorato all’area di centrodestra, ma il suo obiettivo è di sfuggire alla morsa di Berlusconi e di Salvini. Così ha scavalcato Forza Italia e si è proposto a Renzi come interlocutore dialogante sulle riforme.
Nei prossimi giorni il confronto sarà ancor più esplicito. E non c’è dubbio che se la mediazione dovesse andare a buon fine, Fitto renderebbe ininfluenti i voti azzurri al Senato e decreterebbe la marginalità di Berlusconi, che ieri ha invece alzato i toni contro il premier. Di più, annunciando la sua battaglia contro l’Italicum e il sistema dei capilista bloccati, il leader forzista è parso lanciare un segnale alla minoranza del Pd, che mira a cancellare quella norma dalla legge elettorale. «Ma se l’aveva voluta lui » , ha commentato Renzi, lasciando al vicesegretario del Pd Guerini il compito di ricordare «l’intesa sancita nel patto del Nazareno». Il link tra Berlusconi e la minoranza dem è sfociata poi in una battuta: «Hanno più confidenza tra di loro che noi con Verdini».
Cambiano le alleanze e cambiano i ruoli e in questa vorticosa girandola l’ex premier rischia di restare ai piedi della giostra. Persino Salvini infatti, l’altro ieri, ha tolto la felpa e indossato la cravatta per salire al Colle a parlare di riforme. È stato un modo per offrire di sé l’immagine di un leader che mira a guidare l’intero centrodestra, e che perciò non vuole restare escluso dai giochi sulle riforme. Ma ha bisogno di tempo. Tutti hanno bisogno di tempo. Perciò è meglio che il referendum si tenga nel 2017...