Rinvii e piani disattesi Maxi multa dalla Ue sui rifiuti in Campania Subito 20 milioni di euro, più 120 mila per ogni giorno di ritardo
Non si tratta di cavilli, in ballo c’è la salute dei cittadini campani. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia a pagare subito la somma forfettaria di 20 milioni di euro più 120 mila euro per ogni giorno di ritardo, a partire da ieri, nell’attuazione della sentenza del 2010 che ci obbligava e ci obbliga ad applicare anche in Campania la direttiva «rifiuti» del 2006. Se non paghiamo, la somma verrà decurtata da altri fondi a noi destinati dalla Commissione europea.
All’Italia viene contestato di non avere creato in Campania una rete integrata e adeguata di impianti che garantisca l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica. La Commissione Ue aveva sollevato il problema la prima volta dopo l’esplosione dell’emergenza rifiuti del 2007, con Napoli invasa dalla spazzatura. Bruxelles aveva proposto un ricorso per inadempimento contro l’Italia (sono oltre 20 le cause sui rifiuti che ci riguardano portate davanti alla Corte) perché riteneva che in Campania l’assenza di un numero adeguato di impianti per il trattamento dei rifiuti «rappresentasse un pericolo per la salute umana e per l’ambiente». Nel marzo 2010 la Corte constata che l’Italia, non aveva adottato per la Regione Campania «tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente», venendo meno agli obblighi imposti dalla direttiva sui rifiuti. La sentenza dava tempo fino al 2012 per rimettersi in regola.
Ma niente è successo. Così la Commissione Ue ha proposto un nuovo ricorso, sottolineando alla Corte di giustizia Ue che tra il 2010 e il 2011 si è ripresentata una nuova emergenza nella raccolta, evidenziata dall’«accumulo per diversi giorni