Sfida di Renzi: taglio le tasse
«Via l’imposta sulla prima casa nel 2016. Poi riduzioni anche alle imprese»
Annunci a sorpresa del premier Renzi: abolizione della tassa sulla prima casa nel 2016, tagli a Irap e Ires nel 2017, revisione degli scaglioni dell’Irpef nel 2018 e approvazione della legge sulle unioni civili entro fine dell’anno. Su quest’ultimo provvedimento, la Cei è critica: quando si penserà alle famiglie?
Ancora una volta Matteo Renzi spiazza tutti con due annunci a sorpresa: il triplete sulle tasse con l’abolizione della tassa sulla prima casa nel 2016, i tagli a Irap e Ires nel 2017, la revisione degli scaglioni dell’Irpef nel 2018 e l’approvazione della legge sulle unioni civili entro la fine dell’anno.
Quaranta gradi su Expo, luogo simbolico scelto da Renzi per celebrare l’assemblea del Pd in trasferta a Milano. Di D’Alema si sapeva, non si vede neanche Pier Luigi Bersani, l’opposizione interna è affidata a Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Ma l’auditorium non è l’Ok Corral, né la resa dei conti finale, perché il segretario dem sceglie il lato del campo dove giocare e non è quello dove abitualmente si allena il centrosinistra.
È il momento di gettare il sasso, anzi il macigno sull’assemblea. Con una premessa sull’Europa. «Così non va. L’austerity è un disastro». Ma i parametri di Maastricht saranno comunque rispettati. «Se — e Renzi sottolinea il se — faremo le riforme nel 2016 elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa, l’Imu agricola e sugli imbullonati, nel 2017 ci sarà un intervento su Ires e Irap e nel 2018 sugli scaglioni Irpef e sulle pensioni. Il mio impegno è fare una rivoluzione copernicana sulle tasse in 5 anni che non ha paragoni nella storia del Paese». Valore complessivo del pacchetto: 45 miliardi di euro. Argomento delicato in casa Pd perché ricorda pregressi berlusconiani. Renzi ne è consapevole, ma spinge lo stesso: «Il Pd non è più il partito delle tasse. Non lo so se lo è mai stato, ma la percezione era questa. Non ho in mente nessun cambio di valori o genetico o di ideali ma sulle tasse sì: saremo il primo partito che le tasse le riduce davvero». Gli risponde il detentore del copyright, Berlusconi in persona: «Le tasse sulla casa le avevamo abrogate nel primo Consiglio dei ministri dopo la grande vittoria del 2008. Li voteremo, quei provvedimenti, se davvero li presenteranno perché noi non siamo la sinistra del tanto peggio tanto meglio con cui abbiamo sempre avuto a che fare quando eravamo al governo». Una nuova declinazione del defunto Nazareno? La platea è tiepida.
Il premier conosce però quali tasti toccare per rivitalizzare l’auditorium. #Ivanmagna è l’hashtag che Renzi dedica al sottosegretario Scalfarotto che digiuna da venti giorni per chiedere l’approvazione delle unioni civili. «Ci prendiamo l’impegno di chiudere la questione entro l’anno — dice, meritandosi il secondo applauso per intensità della giornata —. Vorrei che dopo il Senato, il passaggio della legge sulle unioni civili alla Camera sia per una volta confermativo e non ci sia bisogno di fare navetta». Indica anche la finestra temporale: tra la chiusura della riforma istituzionale a settembre e la legge di Stabilità a metà ottobre. Un pallido Scalfarotto tira un sospiro di sollievo. Può interrompere il digiuno con il primo pasto: fragoline e panna.
E il primo applauso? Quello più lungo e commovente? Quando sullo schermo passano le immagini degli immigrati e il premier alza i toni: «Se una bambina che ha l’età di mia figlia muore durante una traversata, ciascuno di noi può pensare tutto ciò che vuole, ma non permettiamo ai nostri figli di pensare che i loro genitori, per un punto nei sondaggi, hanno rinunciato a essere persone umane».
Ecco, la questione immigrazione. Che dà lo spunto a Renzi per piazzare una serie di colpi a quello che sembra essere diventato un tabù della «tribù dei musi lunghi del Pd»: lo «spauracchio» di Matteo Salvini. Usa l’ironia commentando una serie di foto del look del leader del Carroccio: «Salvini è per sempre, come se fosse un diamante ed è noto che sui diamanti la Lega ha un’expertise. Non possiamo avere paura di Salvini e del suo guardaroba, perché noi siamo dalla parte dell’Italia. Non sfoggeremo mai le sue magliette secondo le quali la Padania non è Italia». L’altro Matteo risponde su Facebook: «Ma vi pare normale che un presidente del Consiglio con i problemi che ci sono in Italia, passi il suo tempo a commentare le magliette di Salvini? Questi incapaci hanno paura: noi siamo pronti!». Non va meglio a Beppe Grillo: «Grillo spiega al Financial Times il dramma della povertà italiana rinchiuso in un golf club, è talmente francescano che dice che papa Francesco gli ha copiato tutto...». Lui, per adesso, non replica.