«Alleggerire il debito greco Ma Atene paghi gli arretrati»
Cottarelli (Fmi): no a pesanti misure di austerity
«Finché Atene non ci paga gli arretrati, non possiamo intervenire»: così al Corriere Carlo Cottarelli, direttore esecutivo del Fmi, secondo il quale è tuttavia necessario «rendere sostenibile il debito» della Grecia.
NEW YORK «Anche noi la pensiamo come Obama sulla Grecia. Quel Paese non è in grado di reggere pesanti misure di austerity. Per questo stiamo chiedendo di rendere sostenibile il debito». Carlo Cottarelli, 60 anni, è tornato a Washington il 1 novembre 2014, dopo un anno da Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica in Italia. È direttore esecutivo nel board del Fmi, dove rappresenta Italia, Grecia, Portogallo, Albania, Malta, San Marino.
Di recente il Fmi sembra aver cambiato posizione sulla Grecia, insistendo più sulla riduzione del debito che sulle misure da attuare. Vi siete resi conto che la situazione era insostenibile?
«Non credo che la posizione del Fmi sia cambiata. Sono cambiate le condizioni economiche della Grecia. Il governo di Atene ha rivisto alcune politiche fiscali: c’è stato un deterioramento della finanza pubblica e un rallentamento della crescita. Aggiungiamo le tre settimane di chiusure delle banche e abbiamo il quadro che ci ha spinto a rivedere al ribasso le prospettive della Grecia e a insistere per la riduzione del debito».
La direttrice del Fondo, Christine Lagarde, propone di tagliare in modo secco il valore nominale del debito oppure di allungarne le scadenze…
«È bene precisare che siamo in una fase di valutazione preliminare. Finché la Grecia non paga gli arretrati al Fondo monetario, per statuto non possiamo neanche cominciare a discutere un nuovo programma di interventi».
D’accordo, ma il punto è capire se esiste il consenso politico…
«Sia il documento dell’Eurogruppo che quello del Fmi sollevano il problema del debito. Poi, certo, i toni sono diversi. Per noi è una grandezza altamente insostenibile, per l’Eurogruppo è fonte di preoccupazione per la sostenibilità».
Il governo tedesco è contrario al taglio secco. Non resta che la « ristrutturazione » , cioè allungare le scadenze dei rimborsi…
«Anche il comunicato dell’Eurogruppo esclude la riduzione del valore nominale dell’esposizione. Si può pensare, allora, a un lungo grace period, una riprofilazione del debito. Ma, ripeto, non lo dobbiamo decidere ora. E poi il Fondo monetario dovrà andrà sul campo, ad Atene, per fare una valutazione completa».
Il ritorno della Troika. Ma c’è un clima diverso?
«Quello che è importante è che siano state definite le tappe di un percorso. Prima non c’era neanche un accordo».
Dietro le aperture del Fondo ci sono le pressioni degli Stati Uniti?
«No, non credo. Il Fmi è abbastanza indipendente su queste cose. Ha proprie regole precise e poi lo staff fa le sue valutazioni».
Si è anche sostenuto che Christine Lagarde non volesse irritare i Paesi emergenti, contrari a un trattamento di favore nei confronti della Grecia.
«Non penso proprio che ci sia stato un trattamento di favore. Dopodiché le preoccupazioni dei Paesi emergenti sono in linea con lo Statuto del Fmi. I prestiti sono concessi in cambio di riforme che consentano di rimborsarli e in presenza di un debito sostenibile».
Nel caso della Grecia le riforme sono diventate prescrizioni molto pesanti, per esempio sulle pensioni. Il presidente Barack Obama già nel febbraio scorso osservava che «non si può spremere un Paese già in recessione». Il
Torneremo ad Atene. Quello che è importante è che siano state definite le tappe di un percorso Pericoli L’ex Commissario alla spesa pubblica: «Rischi per l’Italia? L’insidia è minore rispetto al 2012»
suo commento?
«Questa considerazione di Obama è proprio il motivo che ha portato il Fondo a dire che il debito della Grecia non sia sostenibile, perché l’alternativa sarebbe stringere troppo l’austerity e quindi fare male al Paese».
Però c’è una questione di tempi. Obama ne parlava a febbraio...
«Ma tutti i creditori, anche gli europei, hanno ridimensionato la portata degli impegni per la Grecia per quest’anno. Non è che siamo insensibili al fatto che troppa austerità e applicata troppo rapidamente faccia male».
A questo punto rimangono rischi per l’Italia?
«Un po’ di rischio c’è sempre. Meglio evitare comunque un’uscita della Grecia. Però l’insidia è minore rispetto al 2011 e il 2012. Basta vedere come si è mosso lo spread (la differenza dei tassi tra titoli tedeschi e italiani n.d.r.): non è andato oltre i 150-160 punti nei momenti peggiori».
C’entra anche l’azione del governo italiano?
«Beh, questo governo e anche i governi del 2011 e nel 2012 hanno compiuto un certo aggiustamento fiscale ed è un fatto positivo. Ora c’è anche un po’ di crescita, una cosa cui guardano i mercati».
Forse lei, però, avrebbe voluto fare di più sul taglio della spesa pubblica, magari sulle pensioni…
«Eh eh, questa è una domanda trabocchetto. Certo si potrebbe fare sempre di più, però qualcosa è stato fatto. Anche per ridurre le tasse. Il presidente del Consiglio ora sta annunciando che ci sarà un’ulteriore riduzione delle tasse. Un fatto positivo se verrà accompagnata da un taglio della spesa».