Corriere della Sera

«Alleggerir­e il debito greco Ma Atene paghi gli arretrati»

Cottarelli (Fmi): no a pesanti misure di austerity

- Di Giuseppe Sarcina

«Finché Atene non ci paga gli arretrati, non possiamo intervenir­e»: così al Corriere Carlo Cottarelli, direttore esecutivo del Fmi, secondo il quale è tuttavia necessario «rendere sostenibil­e il debito» della Grecia.

NEW YORK «Anche noi la pensiamo come Obama sulla Grecia. Quel Paese non è in grado di reggere pesanti misure di austerity. Per questo stiamo chiedendo di rendere sostenibil­e il debito». Carlo Cottarelli, 60 anni, è tornato a Washington il 1 novembre 2014, dopo un anno da Commissari­o straordina­rio per la revisione della spesa pubblica in Italia. È direttore esecutivo nel board del Fmi, dove rappresent­a Italia, Grecia, Portogallo, Albania, Malta, San Marino.

Di recente il Fmi sembra aver cambiato posizione sulla Grecia, insistendo più sulla riduzione del debito che sulle misure da attuare. Vi siete resi conto che la situazione era insostenib­ile?

«Non credo che la posizione del Fmi sia cambiata. Sono cambiate le condizioni economiche della Grecia. Il governo di Atene ha rivisto alcune politiche fiscali: c’è stato un deterioram­ento della finanza pubblica e un rallentame­nto della crescita. Aggiungiam­o le tre settimane di chiusure delle banche e abbiamo il quadro che ci ha spinto a rivedere al ribasso le prospettiv­e della Grecia e a insistere per la riduzione del debito».

La direttrice del Fondo, Christine Lagarde, propone di tagliare in modo secco il valore nominale del debito oppure di allungarne le scadenze…

«È bene precisare che siamo in una fase di valutazion­e preliminar­e. Finché la Grecia non paga gli arretrati al Fondo monetario, per statuto non possiamo neanche cominciare a discutere un nuovo programma di interventi».

D’accordo, ma il punto è capire se esiste il consenso politico…

«Sia il documento dell’Eurogruppo che quello del Fmi sollevano il problema del debito. Poi, certo, i toni sono diversi. Per noi è una grandezza altamente insostenib­ile, per l’Eurogruppo è fonte di preoccupaz­ione per la sostenibil­ità».

Il governo tedesco è contrario al taglio secco. Non resta che la « ristruttur­azione » , cioè allungare le scadenze dei rimborsi…

«Anche il comunicato dell’Eurogruppo esclude la riduzione del valore nominale dell’esposizion­e. Si può pensare, allora, a un lungo grace period, una riprofilaz­ione del debito. Ma, ripeto, non lo dobbiamo decidere ora. E poi il Fondo monetario dovrà andrà sul campo, ad Atene, per fare una valutazion­e completa».

Il ritorno della Troika. Ma c’è un clima diverso?

«Quello che è importante è che siano state definite le tappe di un percorso. Prima non c’era neanche un accordo».

Dietro le aperture del Fondo ci sono le pressioni degli Stati Uniti?

«No, non credo. Il Fmi è abbastanza indipenden­te su queste cose. Ha proprie regole precise e poi lo staff fa le sue valutazion­i».

Si è anche sostenuto che Christine Lagarde non volesse irritare i Paesi emergenti, contrari a un trattament­o di favore nei confronti della Grecia.

«Non penso proprio che ci sia stato un trattament­o di favore. Dopodiché le preoccupaz­ioni dei Paesi emergenti sono in linea con lo Statuto del Fmi. I prestiti sono concessi in cambio di riforme che consentano di rimborsarl­i e in presenza di un debito sostenibil­e».

Nel caso della Grecia le riforme sono diventate prescrizio­ni molto pesanti, per esempio sulle pensioni. Il presidente Barack Obama già nel febbraio scorso osservava che «non si può spremere un Paese già in recessione». Il

Torneremo ad Atene. Quello che è importante è che siano state definite le tappe di un percorso Pericoli L’ex Commissari­o alla spesa pubblica: «Rischi per l’Italia? L’insidia è minore rispetto al 2012»

suo commento?

«Questa consideraz­ione di Obama è proprio il motivo che ha portato il Fondo a dire che il debito della Grecia non sia sostenibil­e, perché l’alternativ­a sarebbe stringere troppo l’austerity e quindi fare male al Paese».

Però c’è una questione di tempi. Obama ne parlava a febbraio...

«Ma tutti i creditori, anche gli europei, hanno ridimensio­nato la portata degli impegni per la Grecia per quest’anno. Non è che siamo insensibil­i al fatto che troppa austerità e applicata troppo rapidament­e faccia male».

A questo punto rimangono rischi per l’Italia?

«Un po’ di rischio c’è sempre. Meglio evitare comunque un’uscita della Grecia. Però l’insidia è minore rispetto al 2011 e il 2012. Basta vedere come si è mosso lo spread (la differenza dei tassi tra titoli tedeschi e italiani n.d.r.): non è andato oltre i 150-160 punti nei momenti peggiori».

C’entra anche l’azione del governo italiano?

«Beh, questo governo e anche i governi del 2011 e nel 2012 hanno compiuto un certo aggiustame­nto fiscale ed è un fatto positivo. Ora c’è anche un po’ di crescita, una cosa cui guardano i mercati».

Forse lei, però, avrebbe voluto fare di più sul taglio della spesa pubblica, magari sulle pensioni…

«Eh eh, questa è una domanda trabocchet­to. Certo si potrebbe fare sempre di più, però qualcosa è stato fatto. Anche per ridurre le tasse. Il presidente del Consiglio ora sta annunciand­o che ci sarà un’ulteriore riduzione delle tasse. Un fatto positivo se verrà accompagna­ta da un taglio della spesa».

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