La preoccupazione di Fassino per le casse dei Comuni: si creerebbe un buco
Piero Fassino è il sindaco di una grande città, come Torino, ma è anche il presidente dell’Anci. È in questo suo doppio ruolo che al termine del discorso di Matteo Renzi, che pure gli è piaciuto «moltissimo», è uscito un po’ preoccupato dalla sala dell’Auditorium dell’Expo che ha ospitato l’Assemblea nazionale del Pd.
Di lì a poco ha incrociato il sottosegretario Luca Lotti, che è uno dei consiglieri più ascoltati del presidente del Consiglio, oltre che un suo carissimo amico. Lotti, che ha capito subito quale fosse il problema lo ha rassicurato cercando di fargli capire che non saranno i Comuni le vittime di questa questa operazione.
Nel primo pomeriggio, mentre torna nella sala dell’Assemblea nazionale, il primo cittadino del capoluogo piemontese spiega il suo punto di vista: «Certo, se si vuole togliere la tassa sulla prima casa, a questo punto bisogna rifare l’intero sistema fiscale, perché altrimenti i Comuni avrebbero una perdita di gettito che non si possono permettere». Una perdita che, osserva ancora Fassino «non possiamo certo immaginare di compensare aumentando le tasse locali, perché sarebbe un danno per i cittadini».
Renzi ha considerato anche la possibilità di «dare un po’ di ossigeno ai Comuni» allentando il loro patto di Stabilità. Ma è tutto da vedere. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, nonché vicepresidente dell’Assemblea nazionale del Pd, gli ha proposto di «ridisegnare la local tax».
Comunque, per Fassino una cosa «è evidente» e lui la ribadisce con grande forza «per immaginare un progetto come quello che il premier non solo immagina ma vuole realizzare, non si può togliere ai Comuni ma riformare l’intero fisco».
E il sindaco di Torino, a cui è stato chiesto di ricandidarsi, come è noto a tutti nel Pd, non è uno che molla facilmente la presa.