Corriere della Sera

Case e terreni cosa cambierà

Il premier: 35 miliardi di imposte in meno in tre anni

- Mario Sensini

L’abolizione della tassa sulla prima casa nel 2016, poi l’abbattimen­to dell’Ires per le imprese nel 2017 e l’anno dopo, a fine legislatur­a, il taglio dell’Irpef. Matteo Renzi promette una riduzione delle tasse «senza precedenti»: 35 miliardi nel prossimo triennio, che si aggiungono ai 15 già tagliati con il bonus di 80 euro e gli sgravi Irap del 2014-15, per un totale di 50 miliardi in cinque anni.

Il piano del premier prevede uno sgravio di 5 miliardi l’anno prossimo, con l’eliminazio­ne della Tasi sull’abitazione principale e dell’Imu su terreni agricoli e impianti industrial­i, di 15 nel 2017, con una sforbiciat­a alle tasse sulle imprese ed altri 15 l’anno dopo con l’abbattimen­to delle imposte sui redditi delle persone fisiche. Le risorse necessarie saranno recuperate con tagli alla spesa, forse anche posticipan­do di un anno il pareggio di bilancio fissato al 2017, ma senza infrangere il tetto del 3% del deficit. Il governo è convinto di avere più margini anche grazie ad un’accelerazi­one della crescita, che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha definito ieri «più robusta».

Si comincia, dunque, dal prelievo sulla casa. Con la legge di Stabilità di ottobre la Iuc, l’imposta comunale basata sugli immobili e articolata in tre tributi distinti (Imu, Tasi e Tari), verrà riformata per l’ennesima volta e semplifica­ta. Sarà un tributo unico, la «local tax», e non si applicherà alla prima casa di abitazione. Naturalmen­te i Comuni, che sono i titolari delle imposte sugli immobili, dovranno essere compensati con nuovi trasferime­nti dallo Stato centrale.

Dopo l’Imu «piena» del 2012, l’Imu «superscont­ata» del 2013 e la Tasi del 2014, dunque, chi ha una sola abitazione e vi risiede sarà graziato. Uno sgravio che vale circa 3,3 miliardi di euro. Almeno sulla carta, perché la local tax sarà accompagna­ta dalla riforma del catasto, che nel giro di qualche anno determiner­à una profonda ridefinizi­one delle rendite catastali degli immobili, cioè dei valori sui quali si applicano le aliquote. Renzi non ne ha accennato, ma è scontato che l’esenzione della tassa sull’abitazione di residenza non riguarderà case di lusso, ville e castelli che già oggi, oltre alla Tasi, devono pagare anche l’Imu, l’imposta che si paga sugli immobili diversi dalla prima casa.

Con la manovra del 2016, invece, saranno cancellate l’Imu agricola e quella sui cosiddetti «imbullonat­i», cioè i macchinari industrial­i piantati a terra, come forni, presse e quant’altro, che fin qui hanno prodotto più polemiche che gettito.

L’Imu agricola, in particolar­e, è stata fonte di contestazi­oni infinite. Oggi si paga in funzione di due criteri, l’altezza sul livello del mare della «casa comunale», e la definizion­e Istat del territorio municipale. Non si paga se questo è «interament­e» montano, e se la sede del comune è oltre 600 metri. Sono esenti solo coltivator­i diretti e imprese agricole se il territorio è «parzialmen­te» montano o se il comune sta tra i 280 e i 600 metri di altezza, mentre fino a 280 metri l’Imu agricola, su terreni e fabbricati rurali, la pagano tutti. Un sistema complicati­ssimo per un gettito che è via via diminuito, fin quasi a divenire irrisorio. Nel 2011, il primo anno, l’incasso fu di 630 milioni di euro, poi sceso a 400 nel 2012, a 260 nel 2013 e ad appena 115 milioni di euro, dopo le ultime modifiche, nel 2014.

Parimenti assurdo è il caso dell’Imu sui macchinari industrial­i, di fatto equiparati agli immobili perché sono fissati a terra. Una cosa che secondo il presidente del Consiglio «non sta né in cielo, né in terra», ma che è prevista dalla Legge di Stabilità del 2014 (Governo Letta) e blindata da una sentenza di febbraio della sezione tributaria della Corte di Cassazione. In virtù di questa interpreta­zione, «tutte le componenti che contribuis­cono in via ordinaria ad assicurare ad una unità immobiliar­e una specifica autonomia funzionale e reddituale stabile nel tempo, sono da considerar­e elementi influenti sulla quantifica­zione della relativa rendita catastale».

La sentenza ha spianato la strada alle pretese dell’Agenzia delle Entrate (l’Imu sui capannoni va allo Stato), che ha cominciato ad applicare i nuovi criteri alle grandi imprese di lavorazion­e pesante, come acciaierie e impianti petrolifer­i, per le quali la bolletta dell’Imu è esplosa. Un’azienda del gruppo Eni in Emilia-Romagna si è trovata a pagare un’Imu maggiorata, rispetto al 2013, addirittur­a del 900%.

Padoan Il titolare del dicastero dell’Economia ha definito «più robusta» l’accelerazi­one del Pil

La «local tax» Allo studio la local tax per unificare la fiscalità sulla casa; nella legge di Stabilità le decisioni

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