«Pronti anche a una Costituente ma il premier non accetti transfughi»
Toti: non c’è alcun motivo per parlare di un dopo Berlusconi
ROMA «La guerra nel cerchio magico berlusconiano? Senta, io non sono mai stato un appassionato dei dibattiti sul cerchio magico. Figuriamoci se mi faccio prendere dalle discussioni sui semicerchi. Sennò qua diventa una lezione di geometria».
Le voci di una guerra tra Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi ci sono. Non le può negare.
«Come immagina, io sono quasi sempre in Liguria a fare il governatore. E mi auguro che, se ci sono delle incomprensioni, queste possano essere superate parlandosi a quattr’occhi e guardandosi in faccia».
Esaurite le domande sulla guerra sottotraccia esplosa nel cuore pulsante del berlusconismo, Giovanni Toti, governatore ligure e consigliere politico dell’ex premier, passa oltre. Si augura che Matteo Renzi rinunci all’«aiutone» (il copyright è di Pier Luigi Bersani) dei verdiniani sulle riforme e che riapra il dialogo su legge elettorale e Costituzione. «Noi siamo pronti a dar vita anche a una Costituente. E, avendo ascoltato le parole di Salvini dopo l’incontro con Mattarella, potrebbe starci anche la Lega».
Intanto Verdini e un gruppetto di ex forzisti sembrano pronti a saltare il fosso per aiutare Renzi.
«Io non so che cosa vogliano fare Verdini e quel drappello di transfughi eletti con Berlusconi. D’altronde, tra tanti cambi di casacca, soltanto quelli che riguardano i passaggi verso Forza Italia finiscono sotto processo in tribunale. Spero solo che Renzi non voglia usare questi metodi per temi tanto delicati come le riforme costituzionali».
Se non lo facesse, forse non avrebbe i numeri per cambiare la Costituzione. O no?
«Se Renzi accettasse di ridiscutere alcuni punti della riforma della Costituzione e della legge elettorale, che per noi sono collegate, noi siamo pronti a rimetterci al tavolo con lui». A quali punti si riferisce? «Sulla riforma elettorale, bisogna tornare al premio di coalizione. E il premio di lista non è coerente con il bipolarismo italiano. Gli unici a essere avvantaggiati sarebbero i partiti della protesta estrema come quello di Grillo».
E sulla riforma della Costituzione?
«Le faccio una premessa. Sia centrosinistra che il centrodestra, nel passato, hanno cambiato la Carta da soli. E i risultati sono stati pessimi. Renzi sarebbe il terzo, in ordine di tempo, a fare questo errore. Se gli altri sono stati umani nello sbagliare, lui sarebbe diabolico nel perseverare. Per tornare a discutere con noi, bisogna tornare al Senato elettivo, perché le elezioni di secondo livello non funzionano. E bisogna rivedere quell’ipercentralismo che sta alla base della riforma del Titolo V».
Non sembrano condizioni da poco. Sareste pronti anche ad andare al di là di una «discussione» esplorativa?
«Se apre a questi punti, noi siamo pronti anche ad aprire in questa fase legislativa una nuova Costituente. Ma, e lo ripeto, con il Nazareno abbiamo già dato. E Renzi questa volta deve condividere davvero ogni scelta. E non solo con noi, ma anche con le altre opposizioni. Anche nel Movimento Cinquestelle c’è chi potrebbe voler uscire dall’autoreferenzialità per partecipare a questo grande momento». Renzi accetterà? «Questo lo vedremo. Ma i segnali che lancia non vanno in questa direzione. Di certo, il premier è in difficoltà perché ha sbagliato tutta l’agenda. L’Italia è un malato grave. E quando un malato grave arriva in pronto soccorso, la prima cosa che si fa è quella di stabilizzarlo. Renzi, invece, s’è mosso in tutt’altra direzione».
Le condizioni del centrodestra?
«Dobbiamo individuare delle regole per stare tutti insieme all’interno della stessa coalizione». La sua idea? «Troviamo un metodo purché sia condiviso. Potremmo inserire nella legge sui partiti le primarie di coalizione, uno strumento più serio di quello del Pd. Ma ci sono anche altre strade».
E la ricerca del nuovo Berlusconi?
«Non c’è un dopo Berlusconi perché l’ho appena sentito fare un discorso politico. Ci sono stati troppi capitoli dei funerali annunciati e mai celebrati del berlusconismo. Non credo sia il caso di aggiungerne un altro».
Le condizioni Renzi accetti di ridiscutere alcuni punti della riforma del Senato e della legge elettorale