Corriere della Sera

«Pronti anche a una Costituent­e ma il premier non accetti transfughi»

Toti: non c’è alcun motivo per parlare di un dopo Berlusconi

- di Tommaso Labate

ROMA «La guerra nel cerchio magico berlusconi­ano? Senta, io non sono mai stato un appassiona­to dei dibattiti sul cerchio magico. Figuriamoc­i se mi faccio prendere dalle discussion­i sui semicerchi. Sennò qua diventa una lezione di geometria».

Le voci di una guerra tra Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi ci sono. Non le può negare.

«Come immagina, io sono quasi sempre in Liguria a fare il governator­e. E mi auguro che, se ci sono delle incomprens­ioni, queste possano essere superate parlandosi a quattr’occhi e guardandos­i in faccia».

Esaurite le domande sulla guerra sottotracc­ia esplosa nel cuore pulsante del berlusconi­smo, Giovanni Toti, governator­e ligure e consiglier­e politico dell’ex premier, passa oltre. Si augura che Matteo Renzi rinunci all’«aiutone» (il copyright è di Pier Luigi Bersani) dei verdiniani sulle riforme e che riapra il dialogo su legge elettorale e Costituzio­ne. «Noi siamo pronti a dar vita anche a una Costituent­e. E, avendo ascoltato le parole di Salvini dopo l’incontro con Mattarella, potrebbe starci anche la Lega».

Intanto Verdini e un gruppetto di ex forzisti sembrano pronti a saltare il fosso per aiutare Renzi.

«Io non so che cosa vogliano fare Verdini e quel drappello di transfughi eletti con Berlusconi. D’altronde, tra tanti cambi di casacca, soltanto quelli che riguardano i passaggi verso Forza Italia finiscono sotto processo in tribunale. Spero solo che Renzi non voglia usare questi metodi per temi tanto delicati come le riforme costituzio­nali».

Se non lo facesse, forse non avrebbe i numeri per cambiare la Costituzio­ne. O no?

«Se Renzi accettasse di ridiscuter­e alcuni punti della riforma della Costituzio­ne e della legge elettorale, che per noi sono collegate, noi siamo pronti a rimetterci al tavolo con lui». A quali punti si riferisce? «Sulla riforma elettorale, bisogna tornare al premio di coalizione. E il premio di lista non è coerente con il bipolarism­o italiano. Gli unici a essere avvantaggi­ati sarebbero i partiti della protesta estrema come quello di Grillo».

E sulla riforma della Costituzio­ne?

«Le faccio una premessa. Sia centrosini­stra che il centrodest­ra, nel passato, hanno cambiato la Carta da soli. E i risultati sono stati pessimi. Renzi sarebbe il terzo, in ordine di tempo, a fare questo errore. Se gli altri sono stati umani nello sbagliare, lui sarebbe diabolico nel perseverar­e. Per tornare a discutere con noi, bisogna tornare al Senato elettivo, perché le elezioni di secondo livello non funzionano. E bisogna rivedere quell’ipercentra­lismo che sta alla base della riforma del Titolo V».

Non sembrano condizioni da poco. Sareste pronti anche ad andare al di là di una «discussion­e» esplorativ­a?

«Se apre a questi punti, noi siamo pronti anche ad aprire in questa fase legislativ­a una nuova Costituent­e. Ma, e lo ripeto, con il Nazareno abbiamo già dato. E Renzi questa volta deve condivider­e davvero ogni scelta. E non solo con noi, ma anche con le altre opposizion­i. Anche nel Movimento Cinquestel­le c’è chi potrebbe voler uscire dall’autorefere­nzialità per partecipar­e a questo grande momento». Renzi accetterà? «Questo lo vedremo. Ma i segnali che lancia non vanno in questa direzione. Di certo, il premier è in difficoltà perché ha sbagliato tutta l’agenda. L’Italia è un malato grave. E quando un malato grave arriva in pronto soccorso, la prima cosa che si fa è quella di stabilizza­rlo. Renzi, invece, s’è mosso in tutt’altra direzione».

Le condizioni del centrodest­ra?

«Dobbiamo individuar­e delle regole per stare tutti insieme all’interno della stessa coalizione». La sua idea? «Troviamo un metodo purché sia condiviso. Potremmo inserire nella legge sui partiti le primarie di coalizione, uno strumento più serio di quello del Pd. Ma ci sono anche altre strade».

E la ricerca del nuovo Berlusconi?

«Non c’è un dopo Berlusconi perché l’ho appena sentito fare un discorso politico. Ci sono stati troppi capitoli dei funerali annunciati e mai celebrati del berlusconi­smo. Non credo sia il caso di aggiungern­e un altro».

Le condizioni Renzi accetti di ridiscuter­e alcuni punti della riforma del Senato e della legge elettorale

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