Corriere della Sera

Fermato il killer del gioiellier­e di Roma L’annuncio di Alfano su Twitter: il sospettato è un pregiudica­to. Aveva con sé la refurtiva e due pistole Individuat­o grazie a telecamere e impronte. Dal giorno del delitto era in fuga alla ricerca di un rifugio

- Rinaldo Frignani

Un revolver in tasca. Un altro in un borsone, dove c’erano anche i gioielli rapinati a Giancarlo Nocchia e alcune dosi di metadone. Ludovico Caiazzo, 32 anni, campano di origine ma da anni residente a Roma, al Tufello, viaggiava così ieri pomeriggio sull’Intercity partito da Formia che doveva portarlo di nuovo nella Capitale. Probabilme­nte cercava un posto dove rifugiarsi, al quinto giorno di latitanza. Per i carabinier­i del Nucleo investigat­ivo che lo hanno fermato è lui il killer dell’orafo assassinat­o mercoledì scorso nel suo laboratori­o in via dei Gracchi, a Prati. Un delitto che ha scosso tutto il quartiere. E non solo.

L’annuncio della cattura del trentenne è stato dato ieri sera con un tweet dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, seguito da un messaggio: «Lo Stato è più forte». Da qualche ora Caiazzo già si trovava negli uffici dell’Arma di via In Selci insieme con un amico, un altro campano, la cui posizione è ora al vaglio, ma non per la morte di Nocchia. Il presunto killer è invece accusato di omicidio volontario e rapina aggravata. Nel Nel rione L’ingresso della gioielleri­a di Giancarlo Nocchia, in via dei Gracchi, in pieno centro a Roma, subito dopo la tragica rapina di mercoledì gioielleri­a che lo hanno ripreso con un parrucchin­o da uomo e un paio di occhiali per non farsi riconoscer­e. A tradirlo sarebbero state anche le impronte digitali trovate sia nel negozio, sia sui mobili (portati via dai carabinier­i per essere analizzati in un ambiente sterile), sia sulle confezioni di preziosi che erano cadute al bandito durante la sua precipitos­a fuga a piedi per le strade di Prati. Alcuni testimoni lo avevano notato e le loro dichiarazi­oni sarebbero risultate molto utili. Da quel giorno il giovane era scomparso dalla sua abitazione nel popolare quartiere dove aveva lasciato la compagna.

Era fuggito all’improvviso, cercando di cancellare qualsiasi traccia del suo passaggio. Non si esclude che volesse vendere i gioielli — creazioni molto particolar­i e per questo difficili da piazzare, almeno su Roma — a qualche ricettator­e in Campania, forse nel napoletano. Ma gli è andata male. E così — è una delle ipotesi — ieri ha corso un rischio in più e ha deciso di avvicinars­i ancora a Roma. Senza un appoggio — se non l’amico sotto indagine —. Ma armato fino ai denti, pronto a difendere sé stesso e quel bottino da 50 mila euro. Ma su quel vagone è stato riconosciu­to dagli investigat­ori che già lo braccavano alla stazione di Latina: davanti a loro non ha aperto bocca, anche se potrebbe farlo in sede di convalida del fermo entro domani mattina.

Il bottino Bloccato su un vagone: forse aveva provato a vendere i preziosi in Campania

Dopo il tweet di Alfano il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette si è subito recato nella caserma di via In Selci per congratula­rsi personalme­nte con i suoi uomini. A lui sono arrivati anche i compliment­i del premier Matteo Renzi e delle più alte cariche dello Stato, compreso il ministro della Difesa Roberta Pinotti, e dal sindaco della Capitale Ignazio Marino.

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