Corriere della Sera

«I sequestri dei pm alle aziende hanno creato troppi danni»

Flick: all’Ilva un caos, ma nessuna impresa conta più della legge

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il risarcimen­to per l’ingiusta detenzione. Mentre per le misure cautelari reali i rimedi non funzionano. La concorrenz­a, il mercato globale, gli altri che premono per occupare spazi lasciati temporanea­mente vuoti: tutto questo può portare a situazioni non più sanabili anche se un domani quella misura cautelare venisse riconosciu­ta ingiustifi­cata».

E in quel caso chi paga i danni?

«Appunto. Nessuno perché non è possibile ripararli, questo è il problema».

Non ha risposto alla domanda sull’Ilva, però.

«Senza entrare nel caso specifico quello che posso dire è che a Taranto si è arrivati troppo in là, è evidente. Siamo ormai al corto circuito e lo dimostra il fatto che otto decreti siano intervenut­i sull’azienda. Non vorrei che si ingenerass­e la prassi per cui certe imprese siano troppo grandi per rispettare la legge. E nemmeno si può pensare che a ogni decisione scomoda del giudice si possa ricorrere a un decreto legge. Sul caso Ilva c’è un palese conflitto fra poteri dello Stato e la soluzione può venire solo dalla Corte Costituzio­nale, magari con provvedime­nti cautelari tempestivi».

Già altre volte si è arrivati alla Consulta ma non è servito a ricomporre la frattura fra politica e magistratu­ra. Anche lei crede come il presidente della Confindust­ria Giorgio Squinzi che il diritto non possa essere un ostacolo all’impresa?

«Io credo che non si possano chiedere a un magistrato provvedime­nti che tengano conto dell’accettabil­ità sociale o della sostenibil­ità economica. Non è il suo mestiere, lui deve rispondere alla legge, non ai requisiti socio-economici. Quello che gli si può e gli si deve chiedere è non eccedere con provvedime­nti cautelari inutili o non necessari, che poi è proprio l’appello della Corte di Cassazione. Io mi Fincantier­i Un’inchiesta sullo smaltiment­o dei rifiuti della procura di Gorizia blocca l’impianto di Monfalcone, dove lavorano 5.000 persone Tirreno Power La centrale elettrica di Vado Ligure (Savona) è sotto sequestro. Sotto inchiesta 86 persone per disastro ambientale

Se avesse davanti a lei tutte le parti in causa del caso Ilva e dovesse dire la sua...

«Facile, si fa per dire. La prima parola d’ordine sarebbe: abbassare i toni per favore. La seconda: usare il buonsenso. Lo direi a tutti, nessuno escluso. Non seguirei fino in fondo il discorso di Squinzi, che scorda una cosa fondamenta­le». E cioè quale? «Dimentica completame­nte l’articolo 41 della Costituzio­ne: l’iniziativa economica non può svolgersi se reca danni a libertà, sicurezza e dignità umana. Squinzi non può limitarsi a denunciare la manina e il pregiudizi­o del giudice nei confronti dell’impresa, come ha fatto per Ilva e Fincantier­i, e non riconoscer­e contempora­neamente il braccino dell’impresa nella corruzione o il tentativo dell’impresa di sottrarsi alle regole e di vederle in una prospettiv­a solo formale e cosmetica. Ovviamente non si può generalizz­are, la riflession­e non riguarda tutte le imprese».

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