Corriere della Sera

La tassa nascosta sugli aerei I bagagli aggiuntivi e il cibo, il Wi-Fi e il sedile più comodo Gli extra ci costano in media 17 euro per ogni volo

- Leonard Berberi lberberi@corriere.it

Il test

Una tratta MilanoBrux­elles può costare 62,27 euro (solo bagaglio a mano e tutto il resto a pagamento); 82,27 euro (con una valigia in più e il resto a pagamento); 221,27 euro (con imbarco prioritari­o, scelta del posto, cambio gratuito di prenotazio­ne, uno snack e da bere: il pasto completo si paga a parte, così come l’accesso alla lounge); 585,27 euro in Businness class

Fino a poco tempo fa funzionava così. Compravi il biglietto. Ti presentavi al bancone del check-in. Lasciavi sul nastro automatico la valigia. Che, ammettiamo­lo, quasi sempre aveva un chilo o due più del consentito. Ma tanto bastava un mezzo sorriso — e quell’espression­e da «sì lo so, ho esagerato» all’addetta della compagnia — per filare senza problemi verso l’imbarco. Poi allacciavi le cinture. E via, verso la destinazio­ne. Dopo aver passato alcune ore, lassù sopra le nuvole, a chiacchier­are, a bere e mangiare, a muoverti tra un film e un album musicale. E, ovvio, a dormire.

Una prenotazio­ne. Un ticket. Zero mal di testa. O quasi. Poi sono arrivate le low cost. Con i loro servizi ridotti all’osso e quelli, aggiuntivi, da pagare a parte. Quindi la riconfigur­azione dei sedili (leggi: meno spazio per le gambe). E, soprattutt­o, quei bilanci a fine anno sempre più alti grazie a una voce: «ancillary fees». Termine che indica sia i ricavi generati da ciò che va «oltre la vendita diretta del biglietto» e da ciò che si verifica durante il trasporto. Tradotto: una lunga serie di opzioni vecchie e nuove che si aggiungono al prezzo del biglietto. Con una particolar­ità: fino a dieci anni fa diverse voci che oggi paghiamo in più erano contenute nella somma finale.

Primo o secondo bagaglio imbarcato, valigia con peso in eccesso o più grande del consentito, scelta del posto, sedile con più spazio per le gambe, cambio di prenotazio­ne, pagamento con carta di credito, assicurazi­one di viaggio, imbarco prioritari­o, intratteni­mento a bordo, connession­e Wi- Fi, shopping, giochi, merenda, noleggio dell’auto, prenotazio­ne dell’hotel. Tutte cose che si pagano in più. Uno «spezzettam­ento» dei servizi che è reso esplicito al momento dell’acquisto del ticket e che — è bene precisarlo — di illegale non ha nulla. Ma che alla fine comporta una spesa extra di quasi diciassett­e euro a testa — in media — per ogni volo, calcola la società di consulenza IdeaWorks.

Ma come funziona? Prendiamo la tratta Milano-Bruxelles con partenza il 10 agosto 2015. Il volo dura 85 minuti, il vettore non è low cost e optiamo per la classe Economy perché i tempi son quelli che sono. La compagnia suggerisce tre tipologie di prezzo. Quella base — che chiamiamo «Viaggia e basta» — di 62,27 euro: ci possiamo portare un solo bagaglio a mano e ogni servizio in più è a pagamento. Quella intermedia — che definiamo «Porta e vola» — di 82,27 euro: in questo caso possiamo portarci una valigia in più. Ma per snack e bibite bisogna sborsare altri soldi. Infine ecco «Goditi il viaggio, ma non troppo » del valore di 221,27 euro: oltre al bagaglio abbiamo l’imbarco prioritari­o, la scelta del posto, il cambio gratuito di prenotazio­ne e... sì, anche una merenda e qualcosa da bere. Ma per avere un pasto completo o per accedere alla lounge bisogna pagare. Oppure scegliere la Business class. Il cui costo del biglietto — per lo stesso viaggio e alla stessa ora — è di 585,27 euro.

Il fatto, poi, è che una volta in aria si finisce pure per fare acquisti non programmat­i. Pedro Gardete, docente alla Stanford Graduate School of Business, un giorno s’è preso duemila voli, ha analizzato le vendite a bordo e ha scoperto che se il tuo vicino di sedile si prende una brioche o acquista un film o la connession­e Wi-Fi poco dopo anche tu finirai per comprare qualcosa. Magari la stessa cosa.

E così tra una tariffa base e una avanzata, tra un riflesso pavloviano e l’altro nel 2014 — presi i bilanci di 63 grandi compagnie — le «ancillary fees» sono arrivate alla cifra record di 35,2 miliardi di euro. Nel 2007 erano 2,2 miliardi.

A guidare la classifica sono però dei colossi come United Airlines (poco meno di 5,4 miliardi), American Airlines-Us Airways (4,3 miliardi), Delta Airlines (3 miliardi), Air France-Klm (1,9 miliardi). Per trovare il primo vettore a basso costo bisogna scendere al quinto gradino, dove si trova Ryanair con circa 1,76 miliardi di euro. La diretta concorrent­e, easyJet, registra quasi 1,35 miliardi.

Un «tesoretto» per queste ultime — visto che la voce in questione costituisc­e anche il 40% del fatturato complessiv­o — ma sempre di più anche per i marchi «tradiziona­li».

Del resto basta spulciare i numeri disaggrega­ti del database del Dipartimen­to dei trasporti americano per farsi un’idea: se nel 2004, per prendere un volo domestico di andata e ritorno, bisognava sborsare 11 centesimi di euro per miglio, nel 2014 ne servivano quasi 15. Il 35% in più. Quasi una contraddiz­ione ai tempi del low cost.

Le spese per miglio In dieci anni, nonostante l’avvento delle low cost, le spese sono cresciute del 35%

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