Corriere della Sera

TROPPI TATTICISMI I CALCOLI DI PARTITO NON FANNO BENE A MILANO E AL PAESE

- di Giangiacom­o Schiavi

Quanti giorni, mesi o settimane ci vorranno per conoscere il nome del candidato ufficiale del centrosini­stra alla poltrona di sindaco di Milano? E quello del centrodest­ra?

L’assemblea del pd con il premier Renzi ha tenuto coperto il mazzo, lasciando aperta la corsa alle primarie con i due nomi per ora in campo, il parlamenta­re Emanuele Fiano e l’assessore ai servizi sociali del Comune, Pierfrance­sco Majorino.

Dopo Pisapia, uscito vincente dal rodeo del 2011 senza l’appoggio del partito, si ripete che Milano deve decidere da sola e che serve un nome in grado di unire, ma per ora sono le divisioni a fare notizia, e le dimissioni, come quelle dell’assessore e vicesindac­o Ada Lucia De Cesaris, che evidenzian­o un vuoto di regia e di condivisio­ne in una scelta strategica per la città e la politica nazionale.

Tra mercoledì e giovedì, in poche ore c’è stato addirittur­a un ingorgo di candidatur­e o presunte tali, da una parte e dall’altra degli schieramen­ti.

Ai nomi non ufficialme­nte in campo, ma seriamente possibili, di Beppe Sala e Umberto Ambrosoli, come dire Expo e Società civile, si sono affiancati quelli della stessa De Cesaris e dell’ex assessore e architetto Stefano Boeri per il centrosini­stra. Carature importanti, rimaste sospese a mezz’aria. Forza Italia ha tentato Paolo Del Debbio, ex assessore e anchorman, figura di valore e prestigio, mentre aleggia sempre il nome di Claudio De Albertis, presidente della Triennale. Unico sicuro in corsa, ma senza partiti alle spalle, Corrado Passera, ex ministro e manager.

Possibile che alchimie e tatticismi tengano in sospeso ancora le scelte; ma i calcoli di partito non fanno bene a Milano, città alla quale si chiede di volare e di dare un segnale al Paese. La buona politica può fare di meglio, e anche qualcosa di più.

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