TROPPI TATTICISMI I CALCOLI DI PARTITO NON FANNO BENE A MILANO E AL PAESE
Quanti giorni, mesi o settimane ci vorranno per conoscere il nome del candidato ufficiale del centrosinistra alla poltrona di sindaco di Milano? E quello del centrodestra?
L’assemblea del pd con il premier Renzi ha tenuto coperto il mazzo, lasciando aperta la corsa alle primarie con i due nomi per ora in campo, il parlamentare Emanuele Fiano e l’assessore ai servizi sociali del Comune, Pierfrancesco Majorino.
Dopo Pisapia, uscito vincente dal rodeo del 2011 senza l’appoggio del partito, si ripete che Milano deve decidere da sola e che serve un nome in grado di unire, ma per ora sono le divisioni a fare notizia, e le dimissioni, come quelle dell’assessore e vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, che evidenziano un vuoto di regia e di condivisione in una scelta strategica per la città e la politica nazionale.
Tra mercoledì e giovedì, in poche ore c’è stato addirittura un ingorgo di candidature o presunte tali, da una parte e dall’altra degli schieramenti.
Ai nomi non ufficialmente in campo, ma seriamente possibili, di Beppe Sala e Umberto Ambrosoli, come dire Expo e Società civile, si sono affiancati quelli della stessa De Cesaris e dell’ex assessore e architetto Stefano Boeri per il centrosinistra. Carature importanti, rimaste sospese a mezz’aria. Forza Italia ha tentato Paolo Del Debbio, ex assessore e anchorman, figura di valore e prestigio, mentre aleggia sempre il nome di Claudio De Albertis, presidente della Triennale. Unico sicuro in corsa, ma senza partiti alle spalle, Corrado Passera, ex ministro e manager.
Possibile che alchimie e tatticismi tengano in sospeso ancora le scelte; ma i calcoli di partito non fanno bene a Milano, città alla quale si chiede di volare e di dare un segnale al Paese. La buona politica può fare di meglio, e anche qualcosa di più.