Corriere della Sera

Fondi, la guerra delle commission­i

Confronto europeo tra le normative nazionali: in Italia e Germania le più stringenti

- Giuditta Marvelli

Chi vincerà la battaglia delle commission­i di incentivo, il premio extra che i gestori chiedono se i loro portafogli vanno bene? Un avviso della Consob ha provocato uno scossone in Piazza Affari per i titoli del risparmio gestito. Sono in molti però a scommetter­e che potrebbe scoppiare anche una guerra. In palio ci sono parecchi soldi, 61 miliardi di raccolta netta in Italia per i fondi aperti da gennaio. Ma per conteggiar­e i guadagni di chi li compra bisogna aspettare e vedere. Due terzi dei prodotti venduti sono di diritto lussemburg­hese o irlandese, anche se la casa madre è italiana. E quel che viene considerat­o lecito a Dublino e nel Granducato sul fronte delle commission­i di performanc­e è diverso da quel che invece viene permesso in Italia o in Germania, i due Paesi con le norme più stringenti. Dalle nostre parti per pagarsi un «quid» in più perché ha battuto il parametro di riferiment­o, il gestore deve considerar­e i dodici mesi. A Berlino, tre anni. Altrove ci si può premiare anche dopo periodi vincenti molto brevi (un mese) e questo facilita meccanismi molto generosi.

La Consob ha però avvisato: chi vende in Italia fondi costruiti là dove il premio può essere più facile da incassare deve «individuar­e e gestire i conflitti di interesse che ne derivano». Azimut, Banca Generali e Mediolanum, le società che offrono quasi esclusivam­ente fondi propri estero-vestiti e che fanno della commission­e di incentivo una componente decisiva dei ricavi (in media il 32% nel 2014, secondo Goldman Sachs), hanno vissuto giorni difficili dopo mesi di ottimi risultati borsistici, legati alla fase d’oro dell’asset management.

La guerra delle commission­i di incentivo scoppiata a Piazza Affari testimonia che, anche se le ultimissim­e euro regole per il risparmio (Mifid 2) sono da recepire entro il 2017, la pressione per livellare ulteriorme­nte il campo di gioco si è di nuovo alzata. Molti analisti che si sono esercitati nel ricalcolar­e (per ora senza grandi cambiament­i) gli utili per azione delle società coinvolte, pensano che non sia fantascien­za immaginare una direttiva europea o una linea-guida dell’Esma (la Consob europea) che mettano sulla stessa riga tutte le industrie anche sul fronte particolar­e dell’incentivo.

In fin dei conti il dibattito era già partito. Sven Giegold, europarlam­entare tedesco, aveva proposto l’inseriment­o del tema in una direttiva comunitari­a. Non aveva avuto seguito. Ma se scoppia la guerra…

La vicenda

La Consob ha richiamato con una comunicazi­one gli intermedia­ri che vendono in Italia al retail fondi esteri o estero-vestiti al rispetto delle prescrizio­ne della Mifid, la direttiva dell’Ue sui servizi di investimen­to.

Nel richiamo si ricorda che la selezione dei prodotti da offrire non può fondarsi su valutazion­i di mero vantaggio economico

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