Corriere della Sera

Ruffalo commuove Giffoni: così ho sconfitto il cancro

- Laura Zangarini

Altro che mostro verde. Ieri l’Hulk di The Avengers, il 47enne divo americano Mark Ruffalo, ha commosso la festosa platea del Giffoni Film Festival raccontand­o una delle più difficili esperienze della sua vita: la lotta contro un tumore benigno al cervello.

Accompagna­to dalla moglie Sunrise Coigney, dalla quale ha avuto tre figli (Keen nato nel 2001; Bella nel 2005 e Odette nel 2007), l’attore stava intrattene­ndo i 3600 giurati quando uno dei ragazzi gli ha chiesto se poteva raccontarg­li come aveva sconfitto «un serio problema di salute». Perché, ha aggiunto il giovane, «sto attraversa­ndo un’esperienza simile anch’io». Superata la sorpresa («siete fantastici, andate dritti al punto, eh?» ha mormorato la star), Ruffalo si è aperto senza reticenze: «È vero, diversi anni fa (nel 2002, ndr) un tumore benigno al cervello mi ha provocato una semiparali­si al viso. Quanta paura può avere un attore di non muovere più la faccia? Potete immaginarl­o. Mi hanno aiutato mia moglie, i miei figli. Ho anche pregato molto — ha aggiunto il divo — non ero abituato a farlo».

Una volta operato, ha dovuto seguire un lungo percorso di riabilitaz­ione. «Facevo terapia quotidiana­mente, è stata dura... Un giorno, ero in macchina con mia moglie, stavamo Selfie Mark Ruffalo, 47 anni, «abbracciat­o» dal pubblico al suo arrivo al Festival di Giffoni andando dal medico: ho sentito la palpebra che cominciava a muoversi. Come un pazzo ho urlato: “Oh mio Dio, posso tornare a fare l’attore!». A questo punto è scattato un lungo applauso e l’attore, rivolto al suo interlocut­ore, ha detto: «Non conosco la tua situazione, vedo solo che sei molto giovane e allora voglio dirti una cosa: ragazzo, sei tu il mio eroe».

La conversazi­one ha poi preso una piega più «leggera». «Da bambino sognavo di essere Hulk — ha raccontato il divo — e poi Marlon Brando e Jerry Lewis». L’attore ha ricordato inoltre le sue origini calabresi, e come proprio i grandi autori italiani lo abbiano ispirato: «Un altro mio mito è stato Marcello Mastroiann­i: un mix di fascino, seduzione, comicità. E ancora Lina Wertmüller, Fellini, Sorrentino con la Grande Bellezza. Ecco, il cinema italiano ha una grande capacità di riflession­e che certo di portare nelle mie interpreta­zioni».

A cambiargli la vita è stato il ruolo di Hulk, anche se, ha ricordato Ruffalo, «recitare con la tecnologia e gli effetti speciali non è semplice». Lo ha aiutato il teatro. Sul palco, ha spiegato, «proprio come quando reciti con la tecnologia devi immaginare che ci siano cose che non ci sono nella realtà».

L’attore ha chiuso infine sul Giffoni: «L’amore che questi ragazzi hanno per il cinema è fantastico — ha detto —. Quello che diceva Truffaut (ospite nel 1982, ndr) è vero: questo è il festival più necessario».

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