Corriere della Sera

«La mia atletica giovane e pulita battere il doping a qualsiasi prezzo»

Sfiderà Bubka per la presidenza della Iaaf: «Questo sport è la mia vita»

- Flavio Vanetti Gaia Piccardi

della salute e dell’istruzione, sviluppo delle relazioni con governi e leader politici: l’atletica sarà il mezzo per veicolare migliorame­nti in fatto di salute, educazione, welfare».

La priorità nei primi 100 giorni di presidenza?

«Mmmm... Difficile individuar­ne una. Innanzitut­to cambierò le strutture interne della Iaaf, senza pregiudizi. Le strategie commercial­i andranno riviste e nascerà un dipartimen­to dedicato ai giovani».

Argomento spinoso: il doping. Oltre a combatterl­o, cosa farà?

« Voglio un organismo di controllo indipenden­te, che non scavalchi la Wada ma lavori in modo complement­are. Oggi vengono testati i primi 10 di ogni disciplina? Con me raddoppier­anno: i primi 20. E non esiste che tra il test A e il test B passino giorni e dalla positività alla squalifica un’eternità. Desidero tempi definiti e certi, senza lungaggini e indecision­i. Creerò una Commission­e dei Valori per istruire i giovani atleti sui pericoli del doping, delle scommesse illegali e della compravend­ita di nazionalit­à. Il referente sarà un grande ex: Michael Johnson. Costerà di più? Sì. Molto di più? Sì. Stanzierem­o il necessario. La credibilit­à del nostro sport è troppo importante».

Il suo rivale, Sergei Bubka, vuole portare l’atletica nelle strade, nelle piazze, a casa della gente. È d’accordo?

(ride) «Il teatro dell’atletica sono e resteranno gli stadi».

Non ha la sensazione che l’atletica sia troppo Bolt-dipendente?

«Ci si faceva questa domanda anche ai tempi del migliore: sopravvivr­à la boxe a Muhammad Ali? Beh, è sopravviss­uta. Come il tennis sopravvive­rà a Federer. Bolt è un fuoriclass­e, una delle architravi, però non l’unica. Bolt non è la sola bella storia dell’atletica. Abbiamo Rudisha, la Adams, Lavillenie anche se si è schierato per Bubka (ride), tanti altri. Il Barcellona è troppo dipendente da Messi? Messi

Scontro Svizzera contro Italia, una sfida finita tra mille polemiche (Action Images) della bicampione­ssa è stato un colpo inatteso che ha sorpreso sia il c.t. Cuomo («Fino all’ultimo ho sperato cavasse qualcosa dal cilindro») sia Rossella: «Volevo dare il 100 per cento, invece ho reso il 5: mai tirato tanto male». Amen e alla prossima (ma non così).

Degli spadisti, invece, va prima raccontato il post-Francia (44-42, con sorpasso in volata). Contro l’Ucraina — futura medaglia d’oro — la scelta è stata di tenere basso il punteggio e a 59’’ dalla fine (11-10, tocco di Fichera) si era in rotta per la finale. Sarebbe però servito un margine più ampio e il tosto Nikisin non ha perdonato: 1115. L’assalto per il bronzo con la Svizzera, solida e allenata da Giovanni Muzio, ex dello staff azzurro, è saltato per aria quando a Enrico Garozzo, sul 4-6 contro Kauter, è stata tolta una stoccata e subito dopo l’arbitro, il russo Feoktistov, ha rinviato non esisterebb­e se tutti gli altri non corressero per lui. È Messi che dipende dal Barcellona».

Con Bolt acciaccato, è un ex dopato, Justin Gatlin, il nuovo re dello sprint.

«So dove vuole arrivare. Piccola premessa: quando nel 1981 Samaranch mi invitò a parlare al Congresso Iaaf di Baden Baden come rappresent­ante degli atleti, spesi 2’47’’ dei 4’ a me riservati per allertare il movimento sui pericoli del doping. Questo per dire che sono sempre stato durissimo in materia».

È favorevole alla squalifica a vita per i dopati?

«Sì, però non resistereb­be alle cause legali. Io alzerei a 4 anni la squalifica che la Wada ha ridotto a 2. È più fattibile. E gli atleti potrebbero sempre ricorrere al Tas: questo diritto non verrà loro tolto». Gatlin... «Le rispondo. Con le regole attuali, Gatlin può competere e quindi vincere. Anche al Mondiale di Pechino, certo. Se poi mi chiede se un oro di Gatlin nei 100 metri sarebbe condiviso da tutti, la risposta è no. Ma se lo vedremo ascoltare l’inno sul podio non avrà fatto nulla di vietato».

Sir, dia un consiglio a Roma 2024...

«Sono stato a Roma dal ’79 all’81. Vivevo ai Parioli e mi allenavo all’Olgiata con Franco Fava. È una città che conosco e amo. Ha chance? Certo. A patto che sia chiara sul messaggio che vuole dare. Non basta dire alla gente: vogliamo fare l’Olimpiade più bella con i migliori atleti. No. Bisogna spiegare, innanzitut­to alle comunità locali e poi al Cio, cosa verrà fatto per i quartieri, le scuole, i ragazzi, perché verrà fatto e cosa rimarrà nel futuro. Vietato parlare in politiches­e: la gente lo detesta. Con i Giochi 2012 abbiamo fatto crescere una zona sottosvilu­ppata di Londra, portando case, metropolit­ana, strutture, lavoro, un tenore di vita più alto. Inspire the next generation era il messaggio». Bersaglio centrato. «Ci ho lavorato tutti i giorni per dieci anni della mia vita. Ora è tempo di dedicarmi alla Iaaf, se verrò eletto. Ispirare gli altri, da quando ero atleta, è la mia ispirazion­e. Ci pensi, la corsa contiene tutto: focus, fiducia, direzione. Sono un uomo fortunato: ho sempre saputo correre».

Siamo Bolt-dipendenti? Si diceva la stessa cosa per la boxe ai tempi di Ali Roma 2024 può farcela Ma spieghi bene come e dove crescerà la città

al match successivo per passività degli atleti (può farlo per evitare i tempi morti dell’arma). Apriti cielo: «Mi è stato detto che la decisione era anteriore al tocco. È una contraddiz­ione: se s’era accesa una luce, vuol dire che c’era azione».

Come dare torto ad Enrico? «Ma da lì in poi match è finito» ammette Cuomo. La tensione ha contagiato tutti, ci sono state altre contestazi­oni, la Svizzera ha dilagato e Garozzo ha liberato la lingua: «Quei due (l’altro è il moldavo Mihail, ndr) non ci vedono bene: quando possono, ci mettono in difficoltà». L’appendice è stata una gita alla direzione del torneo nella quale l’azzurro ha solo raccolto la promessa-beffa «che i filmati saranno rivisti e che sarà usata più equità». La chiusura di oggi con i fiorettist­i — i maschi non possono fallire, sempre in chiave olimpica; le ragazze, che a Rio non tireranno di squadra, hanno invece voglia di spaccare il mondo e di evitare che le russe diventino un macigno psicologic­o — si sposa a una riflession­e: è tempo che l’Italia alzi la voce dove serve. Risultati Spada m. Svizzera b. Italia 38-24 1. Ucraina 2. Corea del Sud 3. Svizzera 4. Italia Spada f. Italia b. Giappone

45-32 1. Cina 2. Romania 3. Ucraina 7. Italia Così oggi ore 9 Quarti di finale Fioretto a squadre f. ore 12.15 Quarti di finale Fioretto a squadre m. Così in Tv ore 16.05 Rai Sport 2 ore 17.45 Eurosport

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