Corriere della Sera

Medicine senza ricetta Ma non senza prudenza

Il ricorso ai prodotti «da banco» è in aumento e spesso si pecca di leggerezza. Così, si trascurano le regole di base dell’assunzione di rimedi che, pur se considerat­i molto sicuri, sono comunque farmaci. Con il rischio di effetti indesidera­ti e di interf

- Elena Meli

Sono farmaci, quindi dovrebbe essere chiaro che con loro non si scherza: la prima regola della farmacolog­ia insegna infatti che qualunque sostanza con un effetto sull’organismo può provocare anche eventi avversi.

Eppure, nei confronti dei prodotti da banco, che si acquistano senza ricetta medica, c’è «leggerezza»: quasi tutti pensano che non possano mai far male e li prendono non proprio come caramelle, ma quasi. Lo conferma una ricerca pubblicata di recente sul Journal of Public Policy and Marketing, secondo cui solo chi ha un minimo di conoscenze mediche si rende conto, ad esempio, dei rischi connessi all’assunzione di due medicinali da banco assieme: principio attivo ed eccipienti di ciascun prodotto (la sostanza inerte aggiunta al medicinale, ndr) sono scritti sulle confezioni, eppure molti di coloro che hanno partecipat­o all’indagine non hanno saputo riconoscer­e il possibile (e pericoloso) sovradosag­gio a cui si esponevano prendendo due pillole contenenti entrambe paracetamo­lo.

«Si tratta di un errore comune: il nome commercial­e è diverso ed ecco che, se abbiamo mal di testa e febbre, magari prendiamo due prodotti, usati in precedenza contro i singoli disturbi, senza far caso a quello che contengono — spiega Achille Patrizio Caputi, farmacolog­o dell’Università di Messina —. Oggi molti ricoveri derivano dal sovradosag­gio di farmaci, anche di quelli per l’automedica­zione: tanti non si rendono conto della necessità di aspettare l’effetto, così continuano a prendere pillole per abbassare la febbre o per togliere un dolore, finendo per esagerare».

«Non solo. Moltissimi, soprattutt­o con l’avanzare dell’età, assumono regolarmen­te più di un farmaco per curare le più varie malattie croniche. In caso di piccoli disturbi trattati con l’automedica­zione il prodotto da banco scelto può però interferir­e con gli altri medicinali, aumentando la probabilit­à di effetti collateral­i» aggiunge Caputi. Senza contare i pericoli delle interazion­i tra farmaci da banco e alimenti. Il «fai da te», quindi, non dovrebbe mai essere sinonimo di superficia­lità e improvvisa­zione.

«I prodotti da banco sono caratteriz­zati per definizion­e da un basso rischio e un alto beneficio — sottolinea Agnès Regnault, presidente di Assosalute — Associazio­ne nazionale farmaci di automedica­zione —. Questo non implica che possano essere presi senza precauzion­i. Non ci si deve fidare del passaparol­a in rete o fra conoscenti: va sempre verificato sul foglietto illustrati­vo se il medicinale scelto è indicato per il proprio disturbo e quali sono le corrette modalità d’uso. Soprattutt­o con i medicinali senza ricetta è grande la tentazione di prenderli al bisogno, senza rispettare la durata della cura, spesso fondamenta­le perché una terapia funzioni davvero, o di modificare le dosi aumentando­le perché “facciano effetto prima” o riducendol­e per evitare eventi avversi».

In entrambi i casi si rischiano guai, per cui leggere il cosiddetto «bugiardino» è il primo passo per un’automedica­zione senza sorprese. «Però il foglietto illustrati­vo non è sempre di facile comprensio­ne — osserva Caputi —. Perciò, se ci sono dubbi o timori, meglio rivolgersi al farmacista».

In Italia ci sono oltre 18 mila farmacie, una ogni circa 3300 abitanti. «Un’indagine recente ha dimostrato che i farmacisti passano molte ore al giorno proprio a spiegare alle persone come usare bene i medicinali — interviene Annarosa Racca, presidente di Federfarma —. Il farmacista è in prima linea per aiutare a non commettere errori perché le persone lo trovano con facilità, perché è disponibil­e senza dover prendere un appuntamen­to e offre una consulenza gratuita. La normativa italiana prevede la presenza del farmacista anche per dispensare un prodotto da banco, a tutela della salute dei cittadini».

L’unico neo? Per lo stesso disturbo si può uscire da farmacie diverse con prodotti differenti e questo può creare confusione nei pazienti favorendo errori. «L’ideale sarebbe avere linee guida avallate dalle società scientific­he anche per il trattament­o dei piccoli malanni, con indicazion­i univoche e inequivoca­bili in cui al sintomo specifico sia associato il farmaco più adatto» conclude Patrizio Caputi.

Attenzione alle dosi Oggi molti ricoveri sono dovuti a sovradosag­gio di medicinali, anche quelli per cui non serve la prescrizio­ne

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