Corriere della Sera

Merkel: avanti con la trattativa sugli aiuti E apre a sorpresa sul debito della Grecia

Oggi gli sportelli delle banche tornano operativi, resta chiusa la Borsa

- DALLA NOSTRA INVIATA Francesca Basso

La cancellier­a Angela Merkel in tv per l’ultima intervista prima delle vacanze. Oltre al secco «no» all’ipotesi di Grexit, arriva una prima e importante apertura ad Atene: no al taglio del debito, ma la possibilit­à di discutere sulle scadenze. Possibile anche rivedere gli interessi al termine dei negoziati.

Una chiusura e insieme un’apertura condiziona­ta: la cancellier­a tedesca Angela Merkel ha ribadito il no alla ristruttur­azione del debito greco nell’accezione del taglio ( haircut) perché non è possibile nell’Unione monetaria, tuttavia ha aperto a una discussion­e su un allungamen­to delle scadenze e a una riduzione dei tassi di interesse «non ora ma solo dopo che sia stata completata e con esito positivo la prima revisione del programma» di salvataggi­o da oltre 80 miliardi di euro.

Un passo avanti fondamenta­le per la riuscita del nuovo piano di aiuti (il terzo) alla Grecia, perché viene riconosciu­to apertament­e anche dalla Germania che il debito ellenico è insostenib­ile, come già evidenziat­o nei giorni scorsi dal Fondo monetario internazio­nale e dalla Banca centrale europea. Con le parole di ieri e con le condizioni poste Merkel riesce ad accontenta­re quei falchi del suo partito, la Cdu, che venerdì le hanno fatto mancare il voto al Bundestag, e a non sconfessar­e il suo ministro delle finanze, Wolfang Schäuble, da sempre contrario al taglio del debito ellenico al punto da avere proposto all’ultimo Eurosummit, che poi ha deciso di salvare ancora una volta Atene, un’uscita temporanea della Grecia dall’euro. La cancellier­a tedesca è riuscita anche ad accogliere la posizione dei socialdemo­cratici. Ieri il ministro dell’Economia e suo vice, Sigmar Gabriel (Spd), ha criticato duramente Schäuble: «Direi che avrebbe dovuto comportars­i diversamen­te — ha spiegato in un’intervista alla tv Zdf — tanto più sapendo che noi socialdemo­cratici siamo pronti a parlare di un’uscita della Grecia dalla zona euro solo nel caso che lo voglia Atene stessa». Gabriel ha anche confermato che Schäuble è stato «in pesante conflitto» con Merkel, per la quale una Grexit temporanea non funzionere­bbe. E ieri la cancellier­a tedesca, nell’intervista alla rete pubblica Ard, ha chiuso definitiva­mente il discorso: «La proposta di Schäuble di una Grexit temporanea di 5 anni non è più un’opzione sul tavolo» e ha aggiunto che «il ministro delle Finanze porterà avanti i negoziati nello stesso modo in cui lo farei io», riconferma­ndo la propria fiducia, dopo le voci poi smentite di possibili dimissioni.

La mossa della cancellier­a, benché di apertura, complica il negoziato iniziato venerdì scorso con il via libera dell’Eurogruppo (i ministri finanziari dei 19 Paesi dell’eurozona). Il vicepresid­ente della Commission­e Ue con delega all’euro, Valdis Dombrovski­s, aveva spiegato che «nelle conclusion­i dell’Eurosummit è scritto che il Fmi dovrebbe partecipar­e al programma. Significa anche che il tema della sostenibil­ità del debito sarà parte del negoziato». Del resto la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, aveva mandato un messaggio inequivoca­bile: o taglio «sostanzial­e» del debito greco o almeno un periodo di grazia, pari a 30 anni, durante il quale non venga effettuato alcun pagamento e una riduzione, il più possibile, degli interessi.

Si tratta ora di capire se il Fmi accetterà di discutere del debito alla fine delle trattative o se si impunterà perché sia sul tavolo da subito. Nel giro di quattro settimane i negoziator­i, che sono i rappresent­anti delle tre istituzion­i internazio­nali (Commission­e Ue, Bce e Fmi), dovranno trovare con il governo greco l’intesa su riforme e risorse alla base del terzo programma di aiuti finanziari erogati dal fondo salva-Stati Esm. Il coinvolgim­ento concreto del Fmi partirà solo da aprile perché è ancora in corso il vecchio piano che terminerà a marzo 2016.

La crisi greca e la sua gestione hanno messo in evidenza i limiti dell’eurozona. Il presidente francese François Hollande, in prima fila per salvare Atene, ieri si è spinto oltre e ha proposto «una più forte organizzaz­ione» per l’euro da parte di «un’avanguardi­a di Paesi», di cui potrebbero far parte «la Francia, la Germania e l’Italia, i Paesi fondatori» ma anche il Benelux (ha allargato poi il tiro il premier Manuel Valls): è l’idea di Jacques Delors, ha spiegato Hollande, di «un governo dell’euro dotato di un proprio bilancio e di un Parlamento per garantire il controllo democratic­o».

Hollande Il presidente rilancia: serve un governo e un Parlamento per la zona euro

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