Lamberto ucciso dalla droga provata per la prima volta
L’ecstasy acquistata da un 18enne con i soldi della «paghetta»
CITTA’ DI CASTELLO (PERUGIA) La stanza del figlio è ancora inviolata. Livio e Donatella non hanno trovato la forza di piegare la maniglia e affacciarsi dentro, nel quadretto della famiglia felice che oggi ha uno squarcio insopportabile: Lamberto non c’è più, è morto in un letto di ospedale a Riccione dopo aver pagato il prezzo più alto per l’unico errore dei suoi sedici anni di vita: aver voluto provare l’ecstasy.
«Me l’hanno ammazzato... Che senso ha continuare adesso», ripete il padre a chi lo va a trovare, un viavai interminabile di amici, vicini di casa, conoscenti, clienti della farmacia di Città di Castello di cui Livio Lucaccioni non è soltanto il titolare, ma la colonna portante, il Signor Buonumore. Fino a domenica all’alba. Quando con sua moglie ha ripercorso a ritroso la strada fatta il giorno prima per accompagnare il suo unico figlio a Pinarella di Cervia per un weekend con gli amici al mare.
«Voglio conoscere la verità, voglio solo sapere come è andata, cosa è successo. Voglio capire», ha detto all’amico fraterno Roberto Bianchi, il legale che avrà il compito di tutelare la famiglia in sede processuale e di valutare eventualmente la possibilità di chiedere un risarcimento, ancora non si sa a Adolescente Lamberto Lucaccioni aveva 16 anni. Si è sentito male verso le 4 di notte tra sabato e domenica in una discoteca di Riccione chi: se ai genitori del diciassettenne che ospitavano Lamberto con un altro amico, per esempio; alla società titolare del Cocoricò, la discoteca dove il ragazzino si è sentito male in mezzo alla pista; al diciottenne di Città di Castello che ha venduto ai tre minorenni tre grammi di mdma per 250 euro, «partita» da saldare a Riccione dove gli amici avrebbero avuto «la paghetta» da spendere. Era la loro prima volta al Cocoricò, hanno raccontato. Una ricorrenza da festeggiare con un’altra prima volta, quella dell’ecstasy.
A una persona ne bastano 0,3 grammi per sballarsi. In tre ne hanno preso dieci volte tanto. Hanno sciolto la polvere in una bottiglietta d’acqua e se la sono passata tra di loro. Lamberto, il più giovane, il centrocampista esterno negli allievi della Madonna del Latte, ne ha bevuto almeno un terzo, ma forse anche di più. Questo lo potrà stabilire soltanto l’autopsia per la quale il magistrato Elisa Milocco affiderà oggi l’incarico al medico legale Pierpaolo Balli che domani, a Rimini, sarà affiancato dal consulente nominato dalla famiglia Lucaccioni, Walter Patumi, lo stesso della difesa di Amanda Knox. I funerali potrebbero essere celebrati già venerdì.
Quando i carabinieri di Riccione sono andati a fare una perquisizione in casa del «pusher», domenica sera alle nove, lui è crollato in singhiozzi e ha raccontato quello che non si poteva più tenere dentro, davanti ai genitori attoniti. «Non può essere vero», hanno pensato loro con un’angoscia diversa ma pur sempre dolorosa rispetto a quella provata dal padre e dalla madre di Lamberto: il figlio si era appena diplomato, mai una nota di demerito in classe, diceva di voler diventare insegnante, patito di X Factor e di Fabio Quagliarella, impegnato in parrocchia; insomma, cosa c’entra con l’accusa infamante di «spaccio e morte come conseguenza di altro delitto»?
Le due legali che lo difendono, Luciana Pauselli e Raffaela Fiorucci, sono state chiamate su consiglio dei militari, come nei telefilm quando ti dicono che hai il diritto di rimanere in silenzio. Ma in televisione quelli che muoiono lo fanno per finta. Qui Lamberto non tornerà più.
Il dolore Il padre: «Me l’hanno ammazzato, adesso voglio conoscere la verità» La dose Ha assunto una dose tripla rispetto a quella considerata sufficiente per andare in «sballo»