Corriere della Sera

Sì al cambiament­o di sesso senza intervento chirurgico

Storica sentenza della Cassazione: ora basterà una perizia del medico

- E.Teb.

«Massimilia­no ora non esiste più, ci sono soltanto io: Sonia finalmente». La Cassazione ieri, in una sentenza destinata a fare storia perché detterà l’interpreta­zione della legge sul transessua­lismo in tutti i tribunali italiani, ha deciso che Sonia Marchesi, di Piacenza («l’età preferisco non dirla»), nata uomo, deve vedere riconosciu­ta la sua identità femminile sui documenti senza essere costretta a un’operazione chirurgica di adeguament­o anatomico, in nome del diritto all’«identità personale» e all’«integrità psico- fisica » . Per la legge, e da subito, è una donna a tutti gli effetti. Il suo caso, portato davanti alla Suprema Corte dagli avvocati Alessandra Gracis di Treviso e Francesco Bilotta dell’associazio­ne Rete Lenford, costituisc­e un precedente per tutte le persone transgende­r in Italia.

«Nel 1999 avevo ottenuto dal tribunale l’autorizzaz­ione all’intervento per cambiare sesso, ma non l’ho mai fatto. Mi spaventava­no le complicazi­oni e soprattutt­o negli anni sono arrivata a un equilibrio — racconta Sonia—: per me è importante soprattutt­o che gli altri mi riconoscan­o come donna». Gli unici interventi che ha voluto fare sono estetici: il trattament­o ormonale che ha reso il suo aspetto femminile e la ricostruzi­one del seno. Ma sui suoi documenti c’era scritto Massimilia­no e per evitare continui imbarazzi ha deciso di chiedere comunque la «rettificaz­ione anagrafica».

Sia il Tribunale di Piacenza nel 2012, che la Corte d’appello di Bologna nel 2013, avevano respinto la richiesta. Ora la Cassazione l’ha accolta, spiegando che le «modificazi­oni dell’approccio scientific­o, culturale ed etico» al «fenomeno del transessua­lismo» fanno sì che le persone transessua­li «diversamen­te che in passato» possano «scegliere il percorso medicopsic­ologico più coerente con il personale processo di mutamento dell’identità di genere. Il momento conclusivo di tale percorso è individual­e e non standardiz­zabile» e tuttavia, specifican­o i giudici «non è indice di facilità e superficia­lità», qualora venga «preceduto da un accertamen­to rigoroso del completame­nto di tale percorso» che attesti «l’irreversib­ilità personale della scelta» di cambiare sesso. La decisione è stata accolta con favore dalle associazio­ni lgbt, mentre l’Associazio­ne avvocati matrimonia­listi ha parlato di «sconcerto» di fronte alla possibilit­à di «cambiare sesso solo per motivi di carattere psicologic­o».

Per l’avvocata Alessandra Gracis la vittoria di ieri è anche personale: «Sono anch’io una donna transessua­le, so cosa vuol dire avere dei documenti che non ti corrispond­ono: questa sentenza permetterà a molte persone di non essere discrimina­te. Di cominciare davvero la loro nuova vita». Identità Sonia Marchesi ( che potrà avere l’identità femminile sui documenti e la sua avvocata Alessandra Gracis (

La motivazion­e Il processo di mutamento dell’identità di genere non è standardiz­zabile

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